Caratteristiche
Il West Nile Virus, conosciuto anche come Virus del Nilo occidentale è un virus a RNA a singolo filamento facente parte della famiglia dei Flaviviridae, in cui ricordiamo altri importanti virus come Zika, Dengue ed il virus HCV. È considerato, come Zika e Chikungunya, un arbovirus, causa di zoonosi trasmesse da vettori artropodi, in particolare zanzare e zecche.
Come i virus sopramenzionati, con la sola eccezione del virus dell’epatite C, rientra tra i virus emergenti. Il WnV deve il suo nome al distretto West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937.
Il virus West Nile, il cui ospite reservoir sono gli uccelli, è trasmesso all’uomo dalle zanzare del genere Culex (in particolare Culex pipiens), per cui la continua sorveglianza e prevenzione è fondamentale, al fine di ridurre il più possibile la diffusione del virus nelle comunità. Il virus può infettare anche altri mammiferi, in particolare i cavalli, che sviluppano una patologia prevalentemente di tipo neurologico. La trasmissione all’uomo più frequente, come già accennato, è attraverso la puntura della zanzara, ma ulteriori casi documentati di trasmissione – anche se molto rari – sono attraverso trasfusioni di sangue e trasmissione madre-feto in gravidanza.
È endemico in Asia, Australia, Africa ed Europa; in particolare, in Italia, le zone più colpite riguardano soprattutto Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia anche se la circolazione del virus è stata rilevata in altre regioni, come Lazio, Basilicata, Sicilia, Toscana, Molise, Puglia e Piemonte. La sorveglianza, in Italia, è regolata dal Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi, 2020-2025 che riguarda anche il virus Usutu e comprende:
1.sorveglianza entomologica, 2. sorveglianza degli uccelli rinvenuti morti, 3. sorveglianza clinica dei cavalli, 4. sorveglianza dei casi clinici rinvenuti nell’uomo.
Filogenesi
Dominio | Acytota |
Gruppo | Gruppo IV (ssRNA+) |
Famiglia | Flaviviridae |
Genere | Flavivirus |
Specie | West Nile Virus |
Morfologia strutturale
Il West Nile virus presenta una struttura il cui diametro non supera i 50 nm, provvisto di un genoma a RNA a singolo filamento a polarità positiva racchiuso in un capside icosaedrico (Fig.1) di circa 10.800 – 11.000 basi codificante per tre proteine strutturali, C, M ed E. Quest’ultima, in particolare, è una glicoproteina il cui ruolo è quello di determinante antigenico e che media il legame – fusione con la cellula ospite. All’esterno del virus è presente inoltre lo strato lipidico denominato envelope.
Le proteine non strutturali, riscontrabili anche in altri flavivirus, esplicano la propria funzione nella replicazione virale e sono NS1, NS2a, NS2b, NS3, NS4a, NS4b, NS5. Quest’ultima, è la proteina RNA polimerasi RNA dipendente.
Patogenesi
Il periodo di incubazione può variare dai 2 ai 14 giorni, ed è stato visto che nella maggior parte delle persone infettate l’infezione decorre in maniera asintomatica. In coloro che manifestano i sintomi, questi comprendono febbre (“febbre West Nile“), cefalea, nausea e vomito, mialgia.
Lo sviluppo di una sintomatologia più grave è generalmente molto raro e può presentarsi con febbre molto alta, disorientamento e confusione, convulsioni e torpore con sviluppo di una encefalite letale (circa 1 caso su 1000).
Metodi di identificazione
L’identificazione del virus può essere sia sierologica sia molecolare. La diagnosi sierologica si basa sulla ricerca delle IgM specifiche sia su siero sia su liquor, attraverso test immunoenzimatici (ELISA) o in immunofluorescenza. La diagnosi molecolare del virus è finalizzata invece alla ricerca dell’RNA virale in RT-PCR, eseguita anch’essa su siero e LCR. In determinati casi può essere utile anche l’utilizzo di colture virali.
Terapia
Attualmente non esiste una terapia specifica contro il virus West Nile e quest’ultima è solo di supporto con antipiretici e farmaci mirati a ridurne i sintomi. Non esiste al giorno d’oggi un vaccino validato poiché sono ancora in sperimentazione; a tal proposito l’unica via per arginare l’infezione si basa sulla prevenzione finalizzata alla riduzione delle punture degli agenti vettori.
Priscilla Caputi
Fonti
- Antonelli G., Clementi M. Principi di Virologia Medica. Casa Editrice Ambrosiana, 2018.
- Moroni M., Antinori S., Mastroianni C. Manuale di Malattie Infettive. Edra, 2020.
- Habarugira, G., Suen, W. W., Hobson-Peters, J., Hall, R. A., & Bielefeldt-Ohmann, H. (2020). West Nile Virus: An Update on Pathobiology, Epidemiology, Diagnostics, Control and “One Health” Implications. Pathogens, 9(7), 589.
- Grubaugh, N. D., & Ebel, G. D. (2016). Dynamics of West Nile virus evolution in mosquito vectors. Current opinion in virology, 21, 132-138.
- Suthar, M. S., Diamond, M. S., & Gale Jr, M. (2013). West Nile virus infection and immunity. Nature Reviews Microbiology, 11(2), 115-128.
- https://www.microbiologiaitalia.it/virologia/cosa-sappiamo-del-west-nile-virus/
- https://www.epicentro.iss.it/westnile/
- https://www.izsler.it/izs_bs/allegati/828/1_a_Lelli.pdf
- http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2019&codLeg=68806&parte=1%20&serie=null
- https://www.centronazionalesangue.it/node/853
- https://www.cdc.gov/westnile/index.html