Richard J. Schmidt: medico sotto accusa (Parte 1)
1995, Lafayette (Louisiana). L’infermiera Janice Trahan accusa il medico Richard J. Schmidt di averle iniettato sangue infetto da HIV. Janice, ex amante di Schmidt, scopre di essere diventata positiva a questo virus in seguito a sintomi sospetti riconducibili all’AIDS. La donna non ha dubbi sulla colpevolezza dell’ex compagno che, nell’agosto del 1994, le iniettò una sostanza, contro la sua volontà. Richard J. Schmidt dichiara che la sostanza fosse vitamina B12 e i suoi avvocati forniscono addirittura un alibi, collocandolo in casa con la moglie al momento dell’accaduto. Iniziano le indagini.
La polizia preleva campioni di sangue sia da Janice sia dall’unico paziente sieropositivo seguito dal dottor Schmidt e li consegna al Baylor College of Medicine di Houston per confrontarne il genoma. Vengono considerate anche le sequenze virali di 30 pazienti HIV-positivi scelti casualmente nell’area di Lafayette e centinaia di sequenze presenti nel database nazionale. In poche parole, viene avviata l’analisi filogenetica per capire se Janice è stata davvero infettata con il sangue del paziente del dottor Richard J. Schmidt. Sono gli anni della nascita della virologia forense.

La virologia forense
La virologia forense è una branca della scienza forense. Essa nasce ufficialmente alla fine degli anni ’90 e inizio 2000, in un contesto segnato da una crescente attenzione verso le malattie infettive come possibili strumenti di offesa o oggetto di controversie giudiziarie. Questa scienza forense si occupa di identificare e analizzare la presenza di virus in contesti giuridici e investigativi per determinarne la fonte, il periodo e la modalità di infezione. In questo modo, la virologia forense diventa uno strumento per ricostruire catene di trasmissione virale, stabilire l’eventuale responsabilità penale in caso di contagio doloso o colposo e, quindi, scagionare o incriminare un sospettato o un imputato.
Applicazioni della virologia forense
Come accennato, la virologia forense può essere di supporto nelle indagini, in particolare nei casi di omicidi, stupri e contagi sospetti, come quello della storia del dottor Schmidt. “Quanto sono imparentati il virus che ha infettato la vittima e quello attribuito al sospettato?”. Questa è la domanda a cui cerca di rispondere l’analisi filogenetica. La filogenesi studia l’albero genealogico delle specie, basandosi soprattutto sul confronto del loro materiale genetico. Più quest’ultimo è simile e più significa che i virus e gli organismi studiati appartengono allo stesso ceppo o sono imparentati tra loro. E, nel caso di un’indagine forense, una forte somiglianza tra i ceppi virali isolati può collegare il sospettato alla vittima, sottolineando il passaggio diretto del virus da uno all’altra.
Un aspetto curioso è che, attraverso l’applicazione della virologia forense, è possibile tracciare la nostra storia. Infatti, alcuni virus, dopo aver infettato il nostro organismo, rimangono latenti. Questo significa che possono rimanere nascosti dentro di noi per un tempo indefinito, senza essere eliminati. Inoltre, è stato dimostrato che la loro distribuzione non è casuale, ma spesso essi colpiscono determinate aree geografiche e popolazioni, lasciando tracce del nostro passato evolutivo e dei nostri spostamenti nel mondo.
Un’applicazione particolarmente delicata della virologia forense è legata al bioterrorismo, ovvero l’uso deliberato di agenti patogeni, come virus modificati o naturali, per causare malattie, panico e destabilizzazione sociale. In questi scenari, la virologia forense diventa essenziale per individuare la provenienza del virus, comprendere se è stato ingegnerizzato e raccogliere prove utili per le indagini giudiziarie e la sicurezza nazionale e mondiale.
Virologia forense in laboratorio: alcune tecniche

Le principali tecniche utilizzate nei laboratori di virologia forense sono le seguenti:
- Reazione a catena della polimerasi (PCR): amplifica specifici frammenti di materiale genetico, se presenti.
- Sequenziamento del genoma virale: consente la “lettura” del materiale genetico contenuto in un virus.
- Analisi filogenetica: confronta le sequenze genomiche dei virus per costruire alberi genealogici molecolari.
- Test ELISA: rileva nel siero anticorpi specifici contro un determinato virus. E’ utile per dimostrare infezioni pregresse, anche quando il virus non è più presente (Figura 2).
- Immunoistochimica e ibridazione in situ: permettono di localizzare il virus o suoi componenti in cellule e tessuti.
Richard J. Schmidt: inchiodato dal virus (Parte 2)
L’analisi filogenetica inchioda il dottor Richard J. Schmidt. Il ceppo di HIV che infetta l’infermiera Janice Trahan è strettamente correlato a quello del paziente sieropositivo di Schmidt. E’ confermato: Schmidt ha iniettato intenzionalmente il virus all’ex compagna. Nel 1998 viene condannato per tentato omicidio di secondo grado. Condanna firmata HIV.
Fonti
- Doctor Accused of Injecting His Girlfriend With HIV – Los Angeles Times
- DNA Strain Analysis Debuts in Murder Trial | Science | AAAS
- https://medium.com/pasteurs-quadrant/the-role-of-forensic-virology-in-crime-investigation-1049fe71e708
Crediti immagini
- Immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/illustrations/generato-dallai-scena-del-crimine-9095362/
- Figura 1: https://pixabay.com/it/illustrations/generato-dallai-scena-del-crimine-9095362/
- Figura 2: immagine generata con intelligenza artificiale