Caratteristiche SARS
Col termine SARS si identifica la severe acute respiratory syndrome, una polmonite atipica causata dall’agente virale SARS-CoV-1. Della famiglia dei Coronaviridae, SARS-CoV-1 è un virus a RNA monocatenario a polarità positiva ed esistono centinaia di varianti correlate a questo agente virale, per lo più infettante animali quali pipistrelli. La via di trasmissione utilizzata da questo Coronavirus è il contatto con le goccioline volatili della saliva, che un individuo infetto rilascia a seguito di starnuti e/o colpi di tosse. Dopo 2-7 giorni d’incubazione, insorgono sintomi simil influenzali quali febbre alta, senso di affaticamento, brividi e dolori muscolari. Una volta raggiunti i polmoni, la sintomatologia diventa più severa, caratterizzata da tosse persistente, difficoltà respiratorie ed una fatale diminuzione dell’ossigeno nel sangue. Non sono al momento disponibili cure specifiche, sebbene la ricerca moderna sia incentrata sulla creazione di un vaccino.
La SARS in Cina: da Foshan a Shenzhen
Il virus SARS-CoV-1 e la SARS sono tristemente noti per l’epidemia che si verificò tra il 2002 ed il 2003 e che procurò un totale di 8096 casi mondiali, di cui 774 decessi (Fig. 1). I primi focolai di SARS emersero in una provincia costiera della Cina sudorientale, la provincia di Guangdong. Questa zona è rinomata per il commercio e le peculiarità culinarie. Il primo caso accertato risale al 16 novembre 2002 (Fig. 2). Trattasi di un quarantaseienne della città di Foshan, affetto da febbre alta e gravi difficoltà respiratorie. Poche sono le informazioni tramandate ai posteri riguardo questo primo caso: era un impiegato del governo locale e, prima della malattia, aveva assunto pietanze a base di pollo, gatto e serpente. Poco tempo dopo, all’inizio di dicembre, un cuoco della città di Shenzhen presentò una sintomatologia molto simile. Venne ricoverato presso il Heyuan City People´s Hospital, dove contagiò almeno sei operatori sanitari.
Da Shenzhen a Zhongshan
Il virus SARS-CoV-1 comincia a diffondersi tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio nella città portuale di Zhongshan, poco distante da Hong Kong, per un totale di tredici infetti. Dalla città di Zhongshan partì la prima segnalazione all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di aumento di casi di polmonite atipica, cioè non attribuibile ai classici patogeni. Gli ospedali ricevettero un bollettino ufficiale ma non pubblico, contenente una lista di timide raccomandazioni per contrastare la diffusione dell’anomala patologia. Tali misure non furono sufficienti per impedire a Zhou Zuofeng di diventare il primo “untore” della SARS. Egli, un commerciante all’ingrosso di prodotti ittici, era di ritorno dalla città di Zhongshan e si presenta al Sun Yat-sen Memorial Hospital della città di Guangdong, accusando sintomi simil influenzali. Ma come è riuscito SARS-CoV-1 da questi casi, relativamente isolati, ad evadere i confini cinesi e diffondersi a livello globale?
La SARS spicca il volo
Il Metropole hotel di Hong Kong, oggi ribattezzato Metropark Hotel Kowloon, è una struttura alberghiera a quattro stelle che fornisce comfort quali spa, ristorante e sale ricevimenti. Visitatori da tutto il mondo, tra turisti e uomini d’affari, decidono ogni giorno di soggiornare in questa imponente struttura da 16 piani. E lo fecero anche i protagonisti di questa storia, che tracciarono le rotte che permisero la diffusione del virus SARS-CoV-1.
Stanza 911: la rotta di Hong Kong
Il 21 febbraio 2003 il Professore Jianlun Liu, della Zhongshan University in Guangzhou, si recò ad Hong Kong dopo un viaggio di 3 ore. Durante il tragitto accusò febbre e spossatezza, ma decise di partecipare alle nozze della nipote e per questo alberga per una notte nella camera 911 al nono piano del Metropole, situata davanti all’ascensore e a metà di un lungo corridoio. Le sue condizioni peggiorarono in tarda serata e, nel tragitto verso la sua stanza, rilasciò una massiccia quantità di patogeno lungo il corridoio del nono piano. Il 22 febbraio viene ricoverato presso l’ospedale di Hong Kong per difficoltà respiratorie. Il professore non partecipò alle nozze della nipote e morì il 4 marzo. Come eredità, Liu riuscì a trasmettere l’agente virale ad almeno 16 tra ospiti e visitatori dello stesso piano. Il bilancio della SARS ad Hong Kong fu di 1755 casi, di cui 299 decessi.
Stanza 938: la rotta di Singapore
Il 20 febbraio 2003 Esther Mok, una assistente di volo di 26 anni, andò a Hong Kong per compere, ed albergò presso la stanza 938 del Metropole assieme ad una amica. Il 25 febbraio ritornò a Singapore con sintomi febbrili. Nei giorni successivi la febbre persistette ed comparì la tosse, ed il primo marzo arrivò al Tan Tock Seng Hospital. Una radiografia toracica identificò la presenza di macchie bianche nel polmone destro. Diagnosi: sospetta polmonite atipica. Durante il ricovero le condizioni della paziente peggiorano e venne trasferita in terapia intensiva. Intanto, l’amica della Mok fu ricoverata presso il Singapore General Hospital con un quadro clinico simile.
Tang Tock Sen Hospital: centro di riferimento SARS
Nei giorni successivi, si presentarono al Tan Tock Seng diversi casi, tra cui membri della famiglia, di polmonite atipica e quasi tutti legati al contatto con Esther Mok. Con l’aumentare dei casi, il Tang Tock Sen Hospital divenne il centro di riferimento per la SARS: vennero create unità mobili per il monitoraggio degli ingressi, si utilizzarono apparecchi a raggi X che identificavano eventuali affezioni polmonari, i casi più gravi venivano direttamente smistati nelle unità di terapia intensiva, e tutti i pazienti di altri centri vennero trasferiti all´unità di Tan Tock Seng. L’ultimo paziente SARS uscirà dal Tan Tock Seng a metá luglio, con un bilancio totale di 238 casi a Singapore, di cui 33 decessi.
Stanza 904: la rotta del Canada
Una donna di 68 anni, di Toronto, si recò ad Hong Kong ed albergò assieme al marito al Metropole nella stanza 904, a pochi passi dalla stanza del Prof Liu. Il 22 febbraio, l’anziana coppia lasciò l’albergo per far ritorno a Toronto, dove atterrò il 23 febbraio. Dopo due giorni, la donna sviluppò febbre alta e solo dopo cinque giorni contattò il medico di famiglia. Le sue condizioni peggiorarono, accusando dolori muscolari e tosse secca, e morì il 5 marzo. Due giorni dopo il decesso, il figlio quarantaquattrenne si reca al pronto soccorso dello Scarborough Hospital, accusando febbre alta, tosse severa e difficoltà respiratorie. Morì il 13 marzo dopo aver contagiato diversi membri della famiglia. In Canada i casi totali di SARS nel 2003 furono 375.
Conclusioni
Il 5 luglio 2003, l’OMS dichiarò contenuta la diffusione di SARS a livello globale. Questo fu possibile grazie alla coordinazione e cooperazione delle strutture sanitarie a livello mondiale nell’attuare misure di contenimento appropriate. In questa storia bisogna ricordare il contributo del Dottor Carlo Urbani, tra i primi ad informare le autorità locali e l’OMS della gravità della sindrome, e che per primo fece introdurre misure di quarantena per contrastarne la diffusione. Morì di SARS il 29 marzo 2003. Questo viaggio nella storia della SARS sottolinea la facilità di trasmissione di agenti eziologici, quali virus, e l’importanza delle corrette misure di contenimento, come arma contro la diffusione di malattie per cui non vi è ancora disponibile una cura farmacologica.
Bibliografia
- David Quammen. Spillover – Second Edition, Adelphi. ISBN: 978-8845932045
- https://www.who.int
- David P. Fidler. SARS, Governance and the Globalization of Disease – First Edition, Palgrave Macmillan London. ISBN: 978-0-230-00626-3
- https://www.epicentro.iss.it/focus/sars/sars-fine
- https://www.epicentro.iss.it/focus/sars/urbani
- https://www.theglobalist.com/china-coronavirus-sars-pandemic-global-health/
- https://it.wikipedia.org