La moderna pandemia causata da SARS-CoV-2 sta mettendo a dura prova il mondo intero. Da ormai più di un anno la nostra quotidianità è cambiata, adattandosi alla presenza del nuovo coronavirus. L’azzeramento o la riduzione della vita sociale, la didattica a distanza, l’utilizzo della tecnologia come mezzo di aggregazione, i lockdown, la quarantena… Queste – e tante altre “novità” – si sono fatte spazio nella nostra vita, cambiandola quasi completamente. Grazie alla ricerca scientifica, fortunatamente in tempi record, abbiamo oggi diversi vaccini che ci hanno permesso di sperare con una certa confidenza in un ritorno alla vita passata. L’avvento delle varianti del virus, però, ha posto nuovi interrogativi al mondo della ricerca. A destare maggiore preoccupazione tra tutte è la variante B.1.617.2, meglio conosciuta come variante Delta. I virus mutano, lo sappiamo, ma quanto queste mutazioni possono influire sull’efficacia dei vaccini attualmente in uso? Cerchiamo, dati alla mano, di fare chiarezza.
La variante Delta
La variante B.1.617.2, conosciuta dapprima come variante indiana e poi come variante Delta, si è presentata in India all’inizio di maggio 2021, portando ad un’impennata di casi che ha messo in ginocchio il paese intero. In poche settimane è diventata la variante dominante in tutta l’India. Altrettanto velocemente si è poi diffusa negli altri stati, diventando – ad oggi – predominante.
La velocità con la quale essa è diventata la principale variante presente ci suggerisce che essa è altamente trasmissibile e pare possa più facilmente eludere l’immunità acquisita, destando preoccupazione nella comunità scientifica. In particolare, presenta delle mutazioni nella proteina spike che conferiscono una maggiore e migliore trasmissibilità, oltre che la capacità di sviluppare cariche virali maggiori.
Lo studio pubblicato a luglio sul “New England journal of medicine” ha fatto luce su quanto i vaccini, in particolare il vaccino Comirnaty (Pfizer-BioNTech) e Vaxzevria (Astrazeneca), siano efficaci contro tale variante.
I primi passi dello studio
Un’analisi preliminare, utile a stimare gli effetti della vaccinazione contro la variante Delta, è stata effettuata tramite l’utilizzo del Test-negative control designs (TNDs). Tramite questo approccio è stato possibile stimare l’efficacia del vaccino contro la variante Delta a confronto con un’altra nota variante, ossia la variante Alpha.
Per l’analisi secondaria, invece, si è partiti da una semplice ipotesi. Se i vaccini fossero ugualmente efficaci per ogni variante, allora si avrebbe una proporzione simile di casi – provocati da entrambe le varianti – sia tra i vaccinati che tra i non vaccinati. Al contrario, se l’efficacia del vaccino fosse minore per la variante Delta, allora si avrebbe una percentuale maggiore di casi tra le persone vaccinate.
I test utilizzati
I dati riguardanti lo stato vaccinale della popolazione sono stati estratti dal registro nazionale delle vaccinazioni (il National Immunisation Management System). Il test usato per la rilevazione del virus è il test molecolare (PCR), i dati sono stati prelevati da vari laboratori ospedalieri. I dati considerati provenivano da persone con sintomi quali tosse, febbre e perdita di gusto e olfatto, proprio perché si è voluto valutare l’efficacia del vaccino contro l’insorgenza della malattia sintomatica. Per l’identificazione delle varianti Delta e Alpha, invece, ci si è basati sul sequenziamento dell’intero genoma del virus. Un altro target utilizzato per la rilevazione delle varianti è la proteina spike, identificata tramite TaqPath assay. Da queste analisi è risultato che, a maggio 2021, il 93% circa dei campioni esaminati presentavano la variante Delta, mentre la variante alpha era rappresentata per il 72%.
I risultati dello studio
Lo studio ha analizzato in totale 19.109 casi tra la popolazione vaccinata con i due vaccini sopracitati. Di questi 14.837 campioni sono risultati positivi alla variante Alpha e circa 4000, invece, alla variante Delta. La cosa importante da notare è che tra i casi positivi alla variante Delta, un’elevata percentuale aveva poco prima effettuato viaggi all’estero o comunque in zone più a rischio. Pochissimi casi per entrambe le varianti, invece, si sono verificati nelle persone di età superiore ai 70 anni o nelle case di cura.
L’efficacia dei vaccini
E’ stato notato che negli individui che hanno ricevuto una singola dose di vaccino, l’efficacia contro la variante Delta, per entrambi i vaccini considerati, va a diminuire in maniera significativa. Nonostante ciò, la protezione conferita a ciclo vaccinale completato non subisce diminuzioni importanti. In particolare, i dati ci dimostrano che sia il vaccino Comirnaty che Vaxzevria presentano un’efficacia, contro la variante Delta, solo modestamente inferiore rispetto all’efficacia contro la variante Alpha.
Dunque, essi risultano complessivamente efficaci riguardo la malattia sintomatica provocata da tale variante, proteggendo gli individui vaccinati dalla forma più grave della malattia, e permettendo a questi ultimi, inoltre, di sconfiggere il virus più rapidamente. Ma non solo. Sembrerebbe, infatti, che essi risultino anche meno contagiosi rispetto agli individui non vaccinati.
I limiti dello studio
Per dovere di cronaca, specifichiamo che lo studio riportato presenta delle limitazioni. Gli studi fino ad ora effettuati riguardo l’efficacia dei vaccini contro le varianti sono studi osservazionali. Inoltre, la bassa sensibilità/specificità dei test PCR utilizzati potrebbe aver compromesso la classificazione dei casi e dei controlli. Pertanto è di fondamentale importanza continuare a tenere sotto controllo le varianti ed il loro comportamento generale, e soprattutto nei riguardi degli individui vaccinati.
Conclusioni
I risultati ottenuti sono molto incoraggianti. Nonostante i dubbi iniziali, l’efficacia dei vaccini anche contro la variante Delta sembra essere elevata e cala significativamente solo negli individui vaccinati con un’unica dose. Questo ci conferma, per l’ennesima volta, l’importanza della vaccinazione. L’unico mezzo infatti, che può fornirci il “pass d’uscita” da questo terribile momento è proprio il vaccino. Completare la campagna vaccinale quanto più rapidamente possibile deve quindi essere la priorità sia dei governi che della popolazione. Ricordiamoci che vaccinarsi è simbolo di grande civiltà, è un dovere ma anche un “atto d’amore” nei confronti di tutte le persone fragili che non possono avere accesso alla vaccinazione.
Greta Guida
Fonti
- Effectiveness of Covid-19 Vaccines against the B.1.617.2 (Delta) Variant | NEJM;
- Coronavirus variants are spreading in India — what scientists know so far (nature.com);
- Proposals for relief of vulnerable Sections affected by strategies to contain the spread of COVID-19 – Indian Cultural Forum
- WHO Coronavirus (COVID-19) Dashboard | WHO Coronavirus (COVID-19) Dashboard With Vaccination Data
- Infektionsschutzzentrum im Rautenstrauch-Joest-Museum, Köln-6313 (cropped) – COVID-19 pandemic – Wikipedia
- Vaccino Vaccinazione Covid-19 – Foto gratis su Pixabay