La sindrome da Long Covid e i suoi effetti sul funzionamento cerebrale
Un recente studio pubblicato su Scientific Reports della linea editoriale Nature, condotto da un team di ricerca coordinato da Miloš Ajčević, Iscra, Furlanis, Michelutti, Miladinović, Buoite Stella, Ukmar, Cova, Accardo e Manganotti, ha analizzato le possibili cause dei deficit cognitivi riscontrati nei pazienti affetti da Long Covid.
Sintomi del Long Covid
La sindrome da Long Covid è una condizione che colpisce coloro che hanno contratto il virus SARS-CoV-2. Queste persone continuano a manifestare sintomi anche dopo la guarigione clinica. Tra i sintomi più comuni si segnalano stanchezza, dolori muscolari diffusi, perdita del senso del gusto e dell’olfatto, mal di testa e disturbi del sonno. Tra questi, i deficit cognitivi sono uno dei sintomi più diffusi.
Lo studio della perfusione cerebrale
La ricerca ha utilizzato avanzate tecniche di neuroimaging non invasive per studiare le alterazioni della perfusione cerebrale nei pazienti affetti da Long Covid. In particolare, gli esperti hanno osservato 24 pazienti con un’età mediana di 53 anni, di cui 15 donne e 9 uomini, che presentavano persistenti disturbi cognitivi dopo aver contratto il Covid-19. È stata riscontrata una significativa alterazione della perfusione cerebrale, che si traduce in un inadeguato apporto di sangue al cervello.
Le aree cerebrali più colpite
Secondo gli autori dello studio, la riduzione del flusso ematico a livello cerebrale è stata osservata in zone specifiche. Prevalentemente nelle aree bilaterale frontale, temporale e parietale rispetto a persone sane. In particolare, le zone del cervello maggiormente colpite da questa ipoperfusione sono risultate essere la corteccia frontale, parietale e temporale, con un’area cerebrale colpita maggiormente nell’emisfero destro.
Tutto ciò supporta l’ipotesi che i pazienti affetti da Long Covid che manifestano disturbi cognitivi siano interessati da un’ampia disfunzione della rete cerebrale. Inoltre, gli esperti sottolineano come la natura non invasiva delle tecniche utilizzate per condurre la ricerca potrebbe giocare un ruolo importante nel monitorare e trattare i pazienti affetti dalla sindrome del Long Covid.
Conclusione
In sintesi, questo studio rappresenta un importante contributo alla comprensione dei meccanismi patologici sottostanti alla sindrome da Long Covid. Offre inoltre nuove prospettive per lo sviluppo di terapie efficaci per i pazienti che continuano a manifestare sintomi anche dopo la guarigione clinica.
Ti consigliamo: Long Covid: una nuova sfida oltre l’emergenza. Come ritrovare benessere e salute dopo il Covid-19