La ricomparsa della poliomielite
Dopo 27 anni di assenza, la poliomielite ricompare in Malaysia e ritorna a far paura.
Il caso del bambino di Tuaran
È il caso di un bambino di tre mesi di Tuaran, ricoverato in ospedale venerdì 6 dicembre scorso per febbre e debolezza, poi risultato positivo alla poliomielite (VDPV1, vaccine-derived poliovirus type 1). Il fatto che si tratti del primo caso registrato nel Paese dal 1992 e che il bambino fosse già vaccinato contro la poliomielite, può lasciare un po’ perplessi. Eppure, l’evento non dovrebbe apparirci come inspiegabile, né dovrebbe farci storcere il naso contro il vaccino.
Le due tipologie di vaccino contro la poliomielite
Sono due i vaccini anti-poliomielite finora studiati:
- Il primo è stato sviluppato nel 1952 da Jonas Salk e consiste nella somministrazione del virus inattivato tramite la classica iniezione;
- il secondo, sviluppato pochi anni dopo da Albert Sabin, è un vaccino costituito da virus vivi attenuati a somministrazione orale.
La differenza tra i due sta nel fatto che l’agente attenuato – a differenza di quello inattivato – è ancora capace di replicarsi, anche se entro certi limiti, in modo tale da mimare una vera e propria infezione attivando così la risposta immunitaria.
Il vaccino di Sabin presenta notevoli aspetti positivi: il primo consiste nel fatto che i virus attenuati competono ecologicamente con quelli ambientali, motivo per il quale esso è stato fondamentale nella debellazione del virus dagli anni ’50 agli anni ’70.
Il secondo vantaggio risiede nella sua somministrazione orale, estremamente immediata ed efficace nelle campagne di vaccinazione di massa.
Poliovirus circolante derivato dal vaccino
Lo stesso mostra, però, una complicanza importante data dalla possibilità dei virus attenuati di effettuare retromutazione genetica, ritornando così ad essere virulenti sotto il nome di “poliovirus circolante derivato dal vaccino” (cVDPV); l’infezione che ne consegue può condurre all’insorgenza di paralisi flaccida e altri danni a livello del sistema nervoso, così come morte per paralisi respiratoria.
La diffusione di VDPV è un evento abbastanza raro e strettamente correlato alla copertura vaccinale di una popolazione.
Infatti, laddove quest’ultima è correttamente immunizzata, risulterà non suscettibile né al poliovirus selvaggio né a quello derivato da vaccino.
È proprio questo, in effetti, il fenomeno verificatosi in Malaysia dove si è riscontrato che alcuni bambini di età compresa tra i 2 e i 15 anni non avevano ricevuto il vaccino contro la poliomielite, permettendo così la diffusione del VDPV.
Inoltre, secondo quanto affermato dal Direttore Generale della Sanità Noor Hisham Abdullah, il ceppo che ha colpito il bambino di Tuaran condividerebbe legami genetici con il virus rilevato nelle Filippine il 16 settembre di quest’anno dopo ben 19 anni di completa assenza.
L’importanza dell’immunizzazione
Questo, così come altri casi derivati da virus selvatici o virus derivati da vaccino, dovrebbero portarci a riflettere sull’importanza di una corretta immunizzazione poiché i dati sono tangibili e parlano chiaro.
Secondo la World Health Organization (WHO), infatti, ben oltre 10 milioni di casi di infezione sono stati evitati da quando il vaccino di Sabin è stato sviluppato.
Si ricordi, inoltre, come soltanto due mesi fa l’OMS stessa dichiarasse l’eradicazione del poliovirus selvatico di tipo 3 (figura 1), che in aggiunta a quella del tipo 2 nel 2015, ha fatto sì che da eliminare fosse esclusivamente il virus selvatico di tipo 1, oggi ancora presente in Pakistan e Afghanistan.
Ne avevamo anche discusso in questo articolo, adesso però bisogna riscrivere la storia un’altra volta.
Si ringrazia The Medical Alphabet per la gentile concessione.
Elena Panariello