Anche quest’anno si è svolto il congresso nazionale ICAR (Italian Conference on AIDS and Retroviruses), affrontando i problemi legati alle terapie e alla prevenzione contro l’HIV (figura 1).
ICAR 2020
Nonostante questo periodo, focalizzato sul Coronavirus, non possiamo dimenticare una storica pandemia: l‘infezione da HIV. Le terapie contro l’AIDS, oggi, permettono al paziente, di avere una vita simile al resto della popolazione.
Il fardello degli specialisti che combattono con l’HIV, è non aver trovato ancora le cure per eradicare il virus dall’organismo. Il virus rimane latente nei linfociti T, eludendo il sistema immunitario. Il Professore di Microbiologia e Virologia, Massimo Clementi, dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano (figura 2), che ha presentato il congresso in modalità webinar, sottolinea come l’interruzione di pochi giorni del trattamento antivirale, possa far aumentare eccessivamente la carica virale. Recenti studi mirano alla strategia di Shock & Kill, ovvero risvegliare il virus dalla latenza, per poterlo riconoscere ed eliminare completamente.
Inoltre, hanno partecipato: Sandro Mattioli, Presidente Plus, Persone LGBT Sieropositive Onlus, Bologna; la Prof.ssa Cristina Mussini, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Modena e Reggio Emilia; il Prof. Guido Silvestri, professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University University School of Medicine di Atlanta; il Presidente SIMIT Marcello Tavio, Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
I temi emersi
Argomento discusso, molto importante, ma ancora poco conosciuto è la PrEP (figura 3), la profilassi pre-esposizione, basata sull’assunzione preventiva di farmaci contro l’HIV; una procedura che sta entrando, pian piano, anche in Italia, ma ancora non rimborsata dallo stato.
Tema ancora più caldo, rappresentato dai recenti studi, è la fragilità della donna nei confronti dell’HIV. Il profilo clinico della donna è caratterizzato da elementi specifici che influenzano il rischio di acquisizione e la progressione della malattia.
La donna e l’HIV
Ad esporre l’argomento sopracitato è Giulia Marchetti (figura 4), Professoressa Associata di Malattie Infettive dell’Università di Milano, presso l’Ospedale San Paolo. La letteratura scientifica mostra che l’apparato genitale femminile può sviluppare alterazioni che possono diventare un veicolo per l’infezione. Ciò può essere determinato da infiammazioni che incrementano il numero di cellule bersaglio oppure, come si evince da biopsie della cervice uterina, un aumento dei co-recettori dell’HIV.
Anche il microbioma vaginale può influenzare e favorire la trasmissione dell’infezione. In molti casi, i vaginal rings con farmaci antivirali perdono la loro efficacia, poichè in presenza di disbiosi vaginali, i microrganismi potrebbero metabolizzare gli antivirali e ridurre la biodisponibilità.
Altro aspetto delicato, è che nonostante la donna all’inizio bell’infezione abbia una carica virale più bassa rispetto all’uomo, nella progressione dell’AIDS ha una maggiore risposta immunitaria. In risposta al virus si evidenzia un aumento dei livelli di sottotipi cellulari che producono interferone, causando una rapida progressione della malattia e l’avanzare di malattia associate, come quelle cardiovascolari, osteoporosi o l’osteopenia e menopausa precoce.
Conclusioni
ICAR 2020 ha attenzionato il suo pubblico sulle categorie più esposte al rischio di contrarre l’HIV. Il Covid-19 ha interferito negativamente sulla ricerca, sulle cure contro l’AIDS, economicamente.
Il professor Massimo Clementi afferma: “La fiducia nella scienza è l’unica arma, infatti, che l’uomo ha per vincere sfide grandiose. Le sfide poste dall’infezione da HIV, dall’infezione da HBV e da HCV sono state solo le ultime battaglie. Non c’è alcun dubbio che vinceremo anche quella contro SARS CoV-2“.
Fonti
- http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=89049
- ICAR 2020: torna alta l’attenzione su HIV e AIDS. Premiati i ricercatori italiani – Medical Excellence.tv