HIV: se non è rilevabile non è trasmissibile!

Una nuova svolta nel campo dell’ HIV, una speranza che può contribuire a migliorare la qualità della vita sia dei pazienti affetti sia delle coppie i cui partner sono siero differenti (cioè in cui uno dei due è affetto dal virus e l’altro no). Si tratta del frutto di lunghi ed accurati studi clinici iniziati nel 2008 e sembrerebbe confermare definitivamente un’ importante evidenza, finora solo empirica: coloro che mantengono, grazie ad un’adeguata terapia antiretrovirale protratta nel tempo, una carica virale ematica talmente bassa da non essere rilevabile, non sono più in grado di trasmettere il virus ad altre persone per via sessuale.

La ricerca è stata coordinata dal Dottor Anthony Fauci, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAD) e pubblicata recentemente sul portale medico JAMA. Essa raccoglie i risultati di numerosi trial clinici in cui sono stati seguiti e monitorati pazienti affetti da HIV trattati per un lungo periodo di tempo con una terapia che prevedeva specifiche combinazioni di tre farmaci, uno dei quali era sempre un inibitore della proteasi virale (l’enzima che il virus utilizza per sintetizzare le molecole proteiche del proprio capside di rivestimento; per approfondire sulla struttura del virus HIV: http://www.microbiologiaitalia.it/2016/07/13/3207-2/).

Figura 1 – I farmaci inibitori delle proteasi virali bloccano il diffondersi dell’infezione da cellula a cellula; il capostipite di questi inibitori enzimatici fu il Saquinavir, scoperto nel 1995

I risultati dello studio mostrano che coloro che mantengono una carica virale nel sangue talmente bassa da non essere più rilevabile non sono effettivamente più capaci di trasmettere il virus per via sessuale. Questa è la conferma tanto attesa del cosiddetto paradigma ”U=U“ (Undetectable=Untrasmittable), lanciato già nel 2016 dalla Prevention Access Campaign, una campagna di sensibilizzazione nata per migliorare la qualità della vita dei sieropositivi.

Gli affetti da HIV soffrono spesso di un vero e proprio stigma sociale che non solo ne mina i rapporti con gli altri e li porta all’emarginazione, ma può anche indurre il malato a sentirsi talmente scoraggiato da abbandonare la terapia con conseguenti, inevitabili ricadute.

Sono però necessarie alcune imprescindibili norme di condotta da parte del paziente, per rientrare nel paradigma ”U=U”. In particolare occorre che gli antiretrovirali vengano assunti esattamente come prescritto e con costanza per un periodo non inferiore a 6 mesi.

Inoltre, anche una volta raggiunta una carica virale ematica talmente bassa da non essere più rilevabile con la sensibilità dei test diagnostici attualmente disponibili, il trattamento farmacologico deve comunque continuare. L’interruzione della terapia in qualunque momento, infatti, annulla purtroppo la validità del paradigma.

I test diagnostici, dopo che il livello di carica virale diventa non rilevabile, devono poi essere ripetuti ogni tre-quattro mesi (come raccomandato dalle linee guida del Department of Health and Human Services; Per approfondire riguardo ai test utilizzati per rilevare la carica virale: http://www.microbiologiaitalia.it/2016/09/27/diagnosi-hiv-quali-test-disposizione/).

Nello studio, il team del Dottor Fauci sottolinea come l’accettazione della validità scientifica del paradigma “U=U” possa avere importantissime ricadute sociali: prima fra tutte, rappresenta un incentivo emotivo molto forte per indurre le persone sieropositive a cercare, iniziare ed aderire alla terapia retrovirale. Guarire dall’HIV non è ancora possibile, ma si può (e si deve) lottare, perché gli strumenti per combattere ci sono ed i risultati ottenibili in termine di benessere raggiungibile possono essere sorprendenti.

Inoltre informare sulla validità del paradigma “U=U” può aiutare ad alleviare la paura ed il senso di colpa d’infettare altre persone, così come la sensazione di stigma sociale autoimposto dall’esterno, che può anche portare a forme di depressione o paranoia vere e proprie.

Numerosi fattori, come l’impossibilità di accedere ad un’assistenza sanitaria adeguata, possono rendere difficile l’aderenza alla terapia. Per questo motivo gli autori della ricerca sottolineano la necessità di sviluppare programmi di sensibilizzazione sociale che aiutino i pazienti a rimanere in cura e che li supportino nelle difficoltà quotidiane che essi possono incontrare nel proseguire il percorso.

La conferma scientifica del principio “U=U” è uno strumento importante nella lotta alla pandemia dell’HIV e nel controllo della trasmissione dell’infezione, ma non deve assolutamente far abbassare la guardia contro di esso. L’HIV è ancora un nemico insidioso e contro cui non esiste una cura definitiva, un nemico contro il quale la prevenzione resta sempre la migliore strategia possibile, ma una speranza in più per coloro che ne sono affetti è da oggi finalmente una realtà.

Sitografia di riferimento

https://www.pharmastar.it/news/altre-news/hiv-non-rilevabile-uguale-non-trasmissibile-lo-conferma-uno-studio-su-jama-28506/?fbclid=IwAR3lRd3VIPKFyokipAp0PWXO4Raruzm7ppVsfwnTxDgmHEd0-q9waNfcAvU

L’articolo originale dello studio condotto dal Dottor Fauci è consultabile a questo link:

https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2720997

Crediti alle immagini

Figura 1: http://www.infettivibrescia.it/sito2005/linfezione-da-hivaids/terapia/schede-dei-farmaci-antiretr/inibitori-delle-proteasi/

Per approfondire

Esistono numerosi farmaci diversi contro le infezioni da HIV, oltre agli inibitori delle proteasi, che stanno dando risultati incoraggianti e che sono già parte del protocollo standard di tutti gli ospedali:

http://www.microbiologiaitalia.it/2016/12/05/maraviroc-primo-farmaco-anti-hiv-non-agisce-direttamente-sul-virus/

Le tecnologie moderne stanno mettendo a disposizione test diagnostici per il virus HIV di ultima generazione sempre più veloci, facili e pratici:

http://www.microbiologiaitalia.it/2016/11/15/il-virus-dellhiv-lo-controlli-con-una-penna-usb/

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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