La situazione pandemica attuale mostra senza ombra di dubbio un quadro ottimistico per il prossimo futuro. La campagna vaccinale, nonostante i grossi passi in avanti ottenuti, risulta ancora limitata da condizioni sociali particolari. La vaccinazione è sicuramente la miglior arma preventiva contro la patologia e le sue forme gravi, ma per poter garantire altri interventi terapeutici, la ricerca sta continuando a lavorare in questa direzione. La prospettiva di una cura per la COVID-19 ci fornisce il giusto ottimismo verso la situazione futura.
Categorie terapeutiche
Sono molti i progetti focalizzati alla ricerca di una cura per la COVID-19 che sia altamente valida, e molti di questi hanno avuto inizio a partire dalle evidenze ottenute dalla situazione sanitaria. Attualmente, le strategie molecolari intraprese presentano molte differenze tra loro ed ovviamente differenti aspetti terapeutici. Per questa ragione si usa suddividere i farmaci in diverse categorie.
Lo scorso 22 Ottobre l’Unione Europea ha sottoposto ben 82 strumenti terapeutici in fase di sviluppo, ad una commissione di esperti per l’identificazione dei migliori 10 candidati più promettenti.
Gli aspetti di approccio molecolare riguardano principalmente 3 categorie terapeutiche:
- Gli anticorpi monoclonali, che risultano essere maggiormente efficaci nelle fasi iniziali dell’infezione;
- Gli antivirali orali, da somministrare nel più breve tempo possibile dal momento dell’infezione;
- Immunomodulatori, da somministrare a pazienti ricoverati e con complicanze.
Anticorpi monoclonali come cura
Un anticorpo monoclonale è una proteina progettata per identificare una struttura specifica (definita antigene) e legarvisi in modo da impedirne la funzionalità. In questo ambito, tutti gli anticorpi hanno il compito di riconoscere la struttura della proteina Spike del SARS-CoV2 in due siti differenti. Una volta legata, la penetrazione del virus nella cellula viene impedita.
A questa categoria appartengono molti farmaci in via di sviluppo.

Bamlanivimab (Eli-Lilly), Etesevimab, Casirivimab e Imdevimab (Regeneron/Roche) e Sotrovimab (GlaxoSmithKline) sono attualmente utilizzati e monitorati dall’Istituto Superiore di Sanità. La loro somministrazione è possibile a soggetti con età superiore a 12 anni, positivi al SARS-CoV2 e non ospedalizzati, ma con sintomi che vanno dal lieve al moderato. Mostrano ottimi riscontri e quindi utilizzati in specifiche condizioni. Inoltre, Casirivimab e Imdevimab sono progettati per legarsi alla proteina Spike in due siti differenti in modo da aumentare la loro efficienza. Sono chiamati Ronapreve e somministrati per infusione. Questo farmaco è uno dei candidati più promettenti, insieme al Sotrovimab, ancora in fase 3 di sperimentazione ma con ottime prospettive.
Va infine citato AZD7442, o anche Evusheld, il farmaco progettato da AstraZeneca. Quest’ultimo è composto da due anticorpi monoclonali chiamati Tixagevimab e Cilgavimab, e la loro combinazione ha una lunga durata d’azione contro la COVID-19. Inoltre, i dati presenti indicano una efficienza pari al 77% nel prevenire la COVID-19 sintomatica.
Questo approccio terapeutico non ha ancora raggiunto una presenza commerciale, non è ancora di uso comune.
Antivirali Orali
Un farmaco antivirale agisce andando ad inibire la replicazione virale e quindi il progredire dell’infezione. Nel caso specifico inibisce l’RNA polimerasi virale e quindi la produzione del materiale genetico del virus (RNA).

Da questa categoria di farmaci ci giungono senza ombra di dubbio le migliori notizie.
Lo scorso 1 Ottobre la casa farmaceutica Merck ha presentato il farmaco Molnupiravir, in grado di ridurre il rischio di ospedalizzazione o morte di circa il 50% rispetto al placebo in pazienti COVID-19 da lieve a moderato. I dati si sono mostrati talmente ottimistici che gli agenti revisori hanno intrapreso in breve tempo il percorso di approvazione. Infatti, il 4 Novembre, il farmaco è stato ufficialmente approvato dall’agenzia regolatoria del farmaco britannico (MHRA). Si tratta del primo farmaco ad uso orale approvato per la cura della COVID-19. Anche gli altri enti stanno valutando la sua approvazione, e si stima che arrivi nel resto d’Europa a fine Novembre, o entro la fine del 2021. L’EMA ha già avviato il suo rolling rewiew.
I dati ci mostrano un’assenza di eventi avversi, con possibilità di somministrazione senza grosse preoccupazioni. Inoltre, il farmaco è altamente indicato anche per persone immunodepresse, in quanto non ha bisogno della funzionalità del sistema immunitario per la sua efficienza.
Ci sono inoltre, altri 250 antivirali in studio, ed oltre al Molnupiravir, sono in arrivo nella prima metà del 2022 altre due pillole da Pfizer e Roche. Nello specifico, PF-07321332 di Pfizer, e AT-527 di Atea Pharmaceuticals e Roche.
Immunomodulatori e COVID-19
Questa categoria di farmaci va ad agire sul sistema immunitario. Gli immunomodulatori sono di varia natura e varia funzionalità, e nascono con l’intento di migliorare la risposta immunitaria ai tumori, di adattarlo a determinati tipi di risposte. Alcuni di questi farmaci immunomodulatori hanno mostrato un’evidenza e un’efficienza molto rilevante in pazienti COVID-19.
Nello specifico, in alcuni pazienti COVID-19 la risposta immunitaria ha determinato un aggravamento del quadro clinico, portando anche a morte. Questa forte risposta immunitaria, denominata tempesta citochinica, ha alcune citochine tra i protagonisti. TNFa e Interleuchina-6 sono tra questi. Quindi, i farmaci che vanno ad agire su questi o altri protagonisti della tempesta citochinica rientrano in questa categoria. Limitando l’evento immunitario, migliora anche il quadro clinico della COVID-19.
Il farmaco di questa categoria più conosciuto è Tocilizumab. Ha il compito di impedire l’azione dell’interleuchina-6 nell’artrite reumatoide, quindi, impedendola anche nella COVID-19, si ottiene un miglioramento anche notevole.
Non è, quindi, un farmaco specifico per la cura della COVID-19, ma risulta avere un ruolo importante. Non previene in alcun modo il contatto con il virus o la comparsa della malattia.
Comparabili al Tocilizumab abbiamo Anakinra, Baricitinib e Sarilumab.
Anch’essi sono stati approvati per combattere gli eventi avversi della tempesta citochinica, e anch’essi non risultano essere specifici per la COVID-19, ma come Tocilizumab, ottengono i loro risultati.
Questi farmaci vanno utilizzati su pazienti che presentano sintomi gravi, e che mettono in pericolo la vita.
Farmaci da evitare
L’utilizzo routinario di antibiotici è da evitare. Sono raccomandati solamente nel caso sia diagnosticata un’infezione opportunistica tramite appositi esami. Non hanno ovviamente capacità di evitare il contagio.
Assolutamente da evitare è l’idrossiclorochina. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’uso di clorochina o idrossiclorochina non rappresenta nessun tipo di miglioramento del quadro clinico, ma bensì un aumento degli eventi avversi.
Da evitare anche Lopinavir, farmaco utile contro la proteasi nell’HIV. Anche in questo caso le evidenze scientifiche non mostrano alcun vantaggio.
Fonti
- www.aifa.gov.it/-/ema-riceve-domanda-aic-ronapreve-casirivimab-imdevimab-covid19
- https//ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_21_5366
- https://app.magicapp.org/#/guideline/nBkO1E/section/nYlJyL
- www.nbst.it/989-coronavirus-nuovi-farmaci-per-cura-covid.html#anticorpi
- https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1269602/IT_Raccomandazioni_AIFA_gestione_domiciliare_COVID-19_Vers3_04.10.2021.pdf
- https://www.aifa.gov.it/-/aifa-rende-disponibili-i-medicinali-anakinra-baricitinib-e-sarilumab-per-il-trattamento-del-covid-19
- https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-ema-avvia-la-rolling-review-di-molnupiravir
- https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2021/11/04/covid-agenzia-farmaco-gb-approva-pillola-antivirale-merck_532a8a34-fc0c-4ab1-8a03-744e23e6a8e0.html
- https://uilpensionati.it/anticorpi-monoclonali-uilp-calabria-siano-precisati-i-presidi-autorizzati-a-garantire-la-terapia-e-si-tutelino-gli-anziani/
- https://www.ohga.it/tutti-i-farmaci-antivirali-contro-il-covid-quali-sono-allo-studio-e-a-che-punto-siamo/