Piante parassite: la peste che affligge l’agricoltura mondiale

Le piante parassite

Esistono oltre 3000 specie di angiosperme parassite distribuite almeno in 18 famiglie diverse. Le piante parassite, sono definite tali, in quanto necessitano di nutrienti di altre piante per poter sopravvivere. L’energia luminosa per poter essere utilizzata dai sistemi viventi, deve essere prima assorbita, per poi essere convertita in energia chimica. La sostanza che assorbe la luce è detta pigmento.

Le piante parassite non sono sempre in grado di effettuare la fotosintesi, in quanto prive o quasi del principale pigmento del processo fotosintetico, la clorofilla. Per tale motivo sfruttano la presenza di altre piante ottenendo i composti organici, e quindi i nutrienti, dall’attività fotosintetica di queste. Quando parliamo di fotosintesi ci riferiamo a un processo biochimico vitale per il mondo vegetale, che avviene all’interno dei cloroplasti delle cellule vegetali. Tramite questo processo le piante, a partire da energia luminosa, acqua e anidride carbonica, sintetizzano i composti organici del carbonio, i carboidrati, che sono le principali fonti di energia.

Struttura tipica delle piante parassite

Le piante parassite sono caratterizzate dalla capacità di sviluppare austori, strutture adibite all’assorbimento di nutrienti delle piante che vengono parassitate. Grazie a queste strutture invasive si viene a creare un vero e proprio contatto fisico con la pianta ospite in modo da estrarre tutti i nutrienti necessari per il proprio sostentamento. A seconda della specie, una pianta può parassitare un numero variabile di ospiti o avere un solo ospite obbligato.

austoro
Figura 1 – Austoro

Le diverse forme delle piante parassite

Tra le piante parassite troviamo quelle facoltative e quelle obbligate. Le parassite facoltative effettuano la fotosintesi e quindi possono vivere autonomamente, ma in vicinanza di un ospite lo parassitano per migliorare il proprio stato nutrizionale.

Le parassite obbligate, non sono capaci di vita autonoma, devono obbligatoriamente parassitare un ospite per trarne i nutrienti essenziali, e si distinguono in emiparassite (Striga) e oloparassite (Orobanche, Cuscuta e Rafflesia). Non tutte le piante parassite però hanno effetti particolarmente nocivi sulle piante ospiti, come le piante del genere Rafflesia, che richiedono alle piante ospiti un numero limitato di nutrienti, non provocandone la morte.

Queste, endemiche del Sud Est asiatico, sono piante rare e protette. La specie più conosciuta è Rafflesia arnoldii, detta anche pianta cadavere, poiché emette sostanze volatili con odore di carne putrida. Inoltre, per la presenza del suo fiore, considerato uno dei più grandi al mondo, con un peso di circa 10 kg, ha assunto un grande valore turistico.

Rafflesia arnoldii
Figura 2 – Rafflesia arnoldii

Gravi danni economici all’agricoltura mondiale

Le piante parassite sono considerate una vera e propria piaga per l’agricoltura mondiale, poiché causa di ingenti danni economici in America, Asia e Africa. Le Orobanche hanno come ospiti piante di un grande interesse economico e alimentare: bersaglio tipico sono legumi e ortaggi. Queste colture vengono danneggiate, in alcuni casi, totalmente distrutte dall’azione delle piante parassite.

Il maggior impatto economico viene causato alle colture tipiche dell’Africa e dell’Asia dove sono distribuite le specie emiparassite del genere Striga. La Food and Agricolture Organization considera il genere Striga il principale fattore di danno biotico in Africa, creando condizioni di vita critiche per milioni di persone. Queste piante danneggiano colture di mais, sorgo, miglio, riso, canna da zucchero e legumi. Infine, le specie di Cuscuta, parassite aeree, sono caratterizzate dall’assenza di radice e foglie. Sono distribuite in tutto il mondo, si adattano facilmente a qualsiasi condizione ambientale e parassitano un numero molto più ampio di ospiti, anche gli alberi da frutto.

Strategie per combattere il danno biotico

Dato il forte danno economico e alimentare, sono attuati e sperimentati diversi metodi per contrastare la presenza di queste parassite. Per il genere Striga, vengono utilizzate delle piante false ospiti, come il lino, che inducono la germinazione dei semi delle parassite impedendo lo sviluppo degli austori. L’eliminazione delle specie di Cuscuta risulta particolarmente difficile, per l’intenso legame di queste piante parassite con la parte aerea dell’ospite parassitato.

cuscuta
Figura 3 – Cuscuta

Inoltre, sappiamo che le piante comunicano con scambi chimici nel terreno. Studi recenti hanno dimostrato che questa pianta trasmette segnali chimici velocemente connettendosi con rapidità alle sue prede. I segnali arrivano a distanze anche superiori di 10 metri. I metodi più utilizzati per la sua eliminazione prevedono tecniche chimiche e meccaniche. Recentemente una strategia particolarmente efficace risulta essere la coltivazione di piante non ospiti, come i cereali, che non attirano, né offrono appiglio ai germogli di Cuscuta, causandone la morte.

Orobanchaceae
Figura 4 – Orobanchaceae

Si ringrazia la dott.ssa Chiara Napolitano per la stesura dell’articolo “Piante parassite: la peste che affligge l’agricoltura mondiale”

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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