Era il 1968 quando la cinematografia mondiale veniva stravolta dal capolavoro indiscusso 2001: Odissea nello spazio del maestro Stanley Kubrick, accompagnato dal poema sinfonico Così parlò Zarathustra, ispirato all’omonima opera di Friedrich Nietzsche, in cui il profeta Zarathustra discende tra gli uomini per insegnare loro a divenire liberi dai propri limiti. Una profezia che sembra essersi avverata, ora che la realtà sta di gran lunga superando gli effetti speciali del grande schermo, e l’uomo – nello Spazio – ci arriva per davvero.
L’esperimento federiciano
Ne è la prova l’esperimento di biologia rigenerativa, ideato dal professor Geppino Falco del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con Marscenter – società aerospaziale napoletana, finalizzato alla prevenzione e al trattamento dell’osteoporosi negli umani che viaggiano nello Spazio, oltre che interessare ben 5 milioni di persone affette dalla suddetta malattia sulla Terra.
La notizia, pubblicata sul sito ufficiale della NASA, attesta che il progetto di sperimentazione ReADI FP (Reducing Arthritis Dependent Inflammation First Phase) arriverà nello Spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) – domenica, 29 agosto 2021. È in questa sede, infatti, che l’esperimento, già avviato sulla Terra, proseguirà la propria corsa, grazie ad una linea di cellule staminali, in cui sarà possibile iniettare quella che potrebbe divenire la cura definitiva all’osteoporosi.
Una cura al vino di Aglianico
Trattasi di un bio-collagene estratto dalle vinacce dell’Aglianico, un vino rosso rubino, anche conosciuto come “il Barolo del Sud”, la cui molecola peculiare risulta essere un fenolo naturalmente prodotto dalle bucce dell’uva rossa: il resveratrolo, i cui effetti benefici sulla salute umana sono ormai noti da tempo.

Se le cellule risponderanno positivamente agli stimoli indotti dall’iniezione, dovrebbe verificarsi un rallentamento dell’apoptosi, ossia della morte precoce delle cellule che costituiscono la struttura ossea, fenomeno caratterizzante la malattia e piuttosto comune negli astronauti a causa della microgravità e ridotta attività fisica.
Gli effetti della microgravità negli astronauti
Tali condizioni sono, infatti, responsabili dei processi di decalcificazione ossea, in linea con quanto accade al corpo umano sulla Terra in condizioni di immobilità prolungata, poiché gran parte degli ioni calcio anziché depositarsi nelle ossa, è espulsa con le urine, per cui viene meno l’equilibrio tra l’azione degli osteoclasti che rimuove il tessuto osseo danneggiato e quella di neoformazione ossea a opera degli osteoblasti, processo fisiologico cui è sottoposto l’osso nell’arco della vita.

La malattia, dunque, vi si instaura nel momento in cui l’attività di riassorbimento supera quella di neoformazione, con conseguente riduzione della densità ossea, aumentata fragilità e rischio di fratture ai danni dell’impalcatura scheletrica.
Una missione non solo spaziale

I risultati della missione spaziale di biologia saranno raccolti dall’Ateneo napoletano e, qualora dovessero confermare le aspettative degli scienziati, utilizzati dalla medicina come possibile intervento nella cura dell’osteoporosi che spesso si accompagna all’invecchiamento negli uomini e, in particolare, nelle donne in menopausa a causa degli squilibri ormonali che ne seguono, a dimostrazione del fatto che quando la fisica, l’ingegneria e la medicina si uniscono assieme, la realtà può essere anche meglio delle “Guerre Stellari”.
Teresa Cantone
Fonti
- http://www.unina.it/-/26088938-la-cura-per-losteoporosi-arriva-dallo-spazio-ed-e-federiciana
- https://www.igrandivini.com/news/osteoporosi-grazie-allaglianico-la-cura-arriva-dallo-spazio/
- https://www.humanitas.it/malattie/osteoporosi/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Resveratrolo
- https://www.panorama.it/news/scienza2/la-cura-allosteoporosi-che-arriva-dallo-spazio-ed-e-fatta-con-il-vino