La proctologia è quella branca della medicina volta a diagnosticare e curare le malattie legate alla parte inferiore del tratto gastrointestinale (colon sigmoideo, retto e ano). I proctologi sono professionisti specializzati nella diagnosi e nel trattamento, anche chirurgico, dei disturbi del colon-retto. Quando andare dal proctologo? Andiamo a vedere quali sono i sintomi da non sottovalutare e che dovrebbero indurre un paziente a prenotare una visita proctologica.
Table of contents
In quali casi conviene rivolgersi ad un proctologo?
Molti pazienti ignorano addirittura l’esistenza di un professionista esperto nelle malattie del tratto gastrointestinale inferiore o, comunque, non sono in grado di comprendere in quali casi sia altamente consigliato rivolgersi ad un proctologo. Non a caso, molto spesso è il medico di base a suggerire al paziente, in base ai sintomi descritti, un approfondimento tramite visita specialistica. I disturbi più comuni che potrebbero indurre il medico di base o il paziente stesso a rivolgersi ad un proctologo sono i seguenti:
- Perdite o secrezioni anali;
- Sanguinamento rettale;
- Nodulo intorno all’ano;
- Cambiamento delle abitudini intestinali;
- Cambiamento del colore o della consistenza delle feci;
- Difficoltà di evacuazione;
- Dolore durante la defecazione;
- Sensazione di bruciore anale o perianale;
- Gonfiore e rossore sui glutei come un ascesso.
Perché è importante il consulto proctologico?
Il carcinoma del colon-retto è la terza forma di cancro più sviluppata a livello mondiale. Una delle principali criticità legate a questa patologia sta nel fatto che essa, molto spesso, viene scoperta in uno stadio avanzato. Ciò in quanto i sintomi del cancro del colon-retto sono molto subdoli. In questa fase, dunque, è importante il contributo sia del medico di base che di uno specialista. Il medico curante, conoscendo la storia clinica del paziente, dovrebbe essere in grado di identificare quei piccoli cambiamenti che potrebbero, in realtà, indicare problematiche di più grave entità.
Pensiamo ai classici esami del sangue che tantissimi pazienti svolgono di routine, anche più volte nel corso di un anno. In presenza di anemia o di basse quantità di globuli rossi, il medico di base potrebbe consigliare una visita proctologica in quanto l’anemia potrebbe essere associata a piccolissime perdite di sangue nelle feci. Non a caso, esistono appositi test, come per l’appunto quello del sangue occulto nelle feci, che si rivelano davvero fondamentali proprio ai fini di una diagnosi precoce del carcinoma del colon-retto.
Quali patologie tratta il proctologo?
Ecco alcune delle principali condizioni, disturbi e patologie trattate dal proctologo:
- Emorroidi (rigonfiamento delle vene nell’ano e nel retto inferiore che possono causare dolore, prurito e sanguinamento);
- Ragadi anali (piccole lacerazioni nella mucosa dell’ano);
- Ascessi anali (accumulo di pus che si forma a causa di un’infezione in una delle ghiandole anali);
- Fistole anali (canale anomalo che si sviluppa tra l’ano o il retto e la pelle circostante, spesso è la conseguenza di un ascesso anale che non guarisce correttamente o che si ripresenta);
- Polipi del colon (crescita anomala di tessuti sulla mucosa del colon che possono essere precursori di tumori);
- Cancro del colon-retto;
- Stenosi anale (restringimento dell’ano che può causare difficoltà nella defecazione);
- Prolasso rettale (fuoriuscita del retto attraverso l’ano);
- Malattie infiammatorie intestinali (ad esempio colite ulcerosa e morbo di Crohn);
- Diverticolite (infiammazione o infezione dei diverticoli);
- Condilomi anali (verruche causate dal virus del papilloma umano nella zona anale);
- Incontinenza fecale (perdita involontaria di feci);
- Sindrome dell’intestino irritabile (disturbo funzionale dell’intestino che causa dolore addominale e alterazioni dell’alvo);
- Cisti pilonidali (formazioni cistiche nella regione sacro coccigea che possono infettarsi e dare vita ad ascessi);
- Parassiti intestinali.
Come si svolge una visita proctologica?
La visita proctologica è uno di quei consulti che vengono, spesso, affrontati con una certa preoccupazione dai pazienti. C’è chi addirittura, a causa dell’imbarazzo che questa visita può comportare, tende a rimandare o a rifiutare il consulto. In realtà, comportamenti del genere possono essere la conseguenza di informazioni errate o fuorvianti sull’argomento. Tra l’altro, trascurare i sintomi di specifiche condizioni proctologiche non è mai una buona mossa. C’è sempre il rischio che la situazione possa peggiorare.
Non c’è una preparazione particolare da osservare prima della visita proctologica. Alcuni proctologi potrebbero consigliare un clistere. La rimozione dei residui fecali agevola lo specialista nell’osservazione del canale anorettale.
La visita comincia sempre con l’anamnesi, durante la quale il proctologo si mette in ascolto del paziente, raccogliendo informazioni su sintomi riscontrati, farmaci assunti con regolarità, intervento chirurgici già svolti in passato, presenza in famiglia di persone affette da problematiche di carattere proctologico.
Al paziente viene, successivamente, chiesto di girarsi sul fianco sinistro, piegando le ginocchia verso l’addome. In questo modo, il proctologo potrà effettuare un’osservazione esterna della zona perianale, per poi eventualmente passare alla palpazione e all’esplorazione rettale. Poggiando un dito, tramite un guanto lubrificato, sulla zona perianale, lo specialista sarà già in grado di effettuare una prima diagnosi che potrebbe essere confermata tramite esami come:
- Rettoscopia (osservazione della parte inferiore del retto con l’ausilio di un rettoscopio);
- Anoscopia (osservazione dell’ano attraverso l’anoscopio).
Indagine approfondita
Per un’indagine più approfondita, il proctologo potrebbe consigliare il ricorso ad esami ad ulteriori esami, come:
- Colonscopia (tubo lungo e flessibile, collegato ad una telecamera, viene inserito attraverso il retto per esaminare l’intero colon);
- Test del sangue occulto nelle feci;
- Esami di laboratorio.
Non di rado, i proctologi collaborano con altri specialisti (gastroenterologi, oncologi e radiologi) per una diagnosi completa e un piano di trattamento più efficace. Questo approccio multidisciplinare si rivela di grande aiuto nella diagnosi di condizioni colorettali complesse e nella scelta del piano di trattamento più appropriato.
A seconda della gravità e delle patologie riscontrate, il proctologo potrebbe suggerire un trattamento non chirurgico oppure chirurgico. Nel primo caso, in genere, si procede a prescrivere un trattamento farmacologico, congiuntamente a modifiche nello stile di vita e nell’alimentazione.
Anche per il trattamento delle emorroidi esistono procedure meno invasive, come ad esempio la legatura elastica, la scleroterapia e la Fleboterapia Rigenerativa Tridimensionale Ambulatoriale.
Nei casi più gravi, il proctologo può suggerire ed occuparsi eventualmente anche in prima persona di alcune procedure chirurgiche come:
- Emorroidectomia (rimozione chirurgica di emorroidi prolassate);
- Sfinterotomia (intervento chirurgico per le ragadi anali);
- Colectomia (rimozione, parziale o totale, del colon).