Caratteristiche
Rotifera (Cuvier, 1798) è un phylum di organismi microscopici pseudocelomati tipici delle acque dolci di tutto il mondo, descritti la prima volta nel 1696.
I rotiferi sono organismi triblastici, pseudocelomati a simmetria bilaterale; non hanno segmentazione, ma posseggono un sistema digerente completo diviso in regioni. Difficilmente i rotiferi superano i 3 mm di lunghezza e buona parte del corpo di un rotifero è costituito da un tronco allungato e sacciforme. Inoltre hanno un numero prefissato di cellule, fenomeno chiamato eutelia.
All’origine del nome rotifera sta un organo ciliato posto all’estremità anteriore, detto “corona“; la corona serve per la locomozione e per la nutrizione. All’estremità opposta, il “piede“, invece abbiamo estroflessioni chiamate “dita” e/o ghiandole adesive. Le ciglia della corona non ruotano in maniera sincrona, ma leggermente sfalsate rispetto a quella precedente, dato l’impressione di una ruota che gira.
Le ciglia della corona creano una corrente d’acqua che permette l’ingresso del nutrimento; solitamente l’alimentazione è a base di microrganismi e detrito organico in sospensione. Una volta arrivato al faringe, il cibo viene masticato da una struttura peculiare chiamata mastax, contenente elementi mandibolari detti trofi, impiegati come carattere tassonomico; successivamente il cibo prosegue per l’apparato digerente, costituito da un esofago ed uno stomaco, entrambi ciliati. Inoltre, in alcune specie è presente anche un corto intestino ciliato che diviene una sacca cloacare; si ha una digestione extracellulare a livello stomacale. Infine gli scarti vengono espulsi da un ano posto sulla parte dorsale e posteriore del tronco.
Tutti i rotiferi posseggono una cuticuola ben sviluppata; in molte specie essa si inspessisce a formare un “lorica“, un importante elemento di sostegno assieme al liquido presente nella cavità pseudocelomatica (pseudocele, scheletro idrostatico); il tessuto epidermico è sinciziale, senza membrane plasmatiche tra i nuclei.
Filogenesi
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Phylum | Rotifera |
Biologia
I rotiferi sono animali dulciacquicoli, ad esclusione della sola classe Seisonidea, che comprende due specie marine appartenenti al genere Seison. Assieme classi Bdelloidea e Monogodonta arriviamo a circa 2000 specie. In buona parte di questi ultimi e nella totalità dei Bdelloidea i maschi sono assenti e la riproduzione avviene comunemente per partenogenesi. Dove presenti, i maschi sono solitamente ridotti (ad eccezione di Seison sp. dove sono simili alle femmine) e si ha un inseminazione ipodermica a livello dello psoeudoceloma.
Mentre i Seisonidea producono uova aploidi che devono essere fecondate, le femmine Bdelloidea (che sono totalmente partenogeniche) liberano uova diploidi che originano altre femmine. I Monogodonta invece producono uova diploidi partenogeniche dette “uova amittiche” oppure uova aploidi “mittiche” che necessitano della fecondazione. Quando un uovo mittico non viene fecondato si produce un maschio, quando viene fecondato origina invece una femmina amittica, dopo un certo periodo di dormienza (per facilitare anche la dispersione della specie).
Ecologia
La maggior parte dei rotiferi sono animali a vita libera che fanno parte del plancton, mentre una piccola parte vive all’interno del substrato (facendo parte del mesopsammon/fauna intestiziale) o ancorata al substrato, all’interno di piccoli tubi gelatinosi. Un piccolo numero di specie è invece coloniale.
I rotiferi rappresentano una parte importante dello zooplancton di acque dolci, dove sono importanti consumatori, fonti di cibo e anche decompositori del detrito organico. Tra i loro predatori maggiori abbiamo copepodi, pesci, briozoi, meduse, asteroidei e tardigradi.
La distribuzione dei rotiferi di acqua dolce fra acque lentiche (laghi, stagni) e lotiche (fiumi, torrenti) sembra essere legata a fattori ambientali, biotici e abiotici, come la tipologia di macrofite e piante acquatiche, le caratteristiche del substrato, l’idrodinamismo, la temperatura e l’altitudine; riescono a sopravvivere anche ad alte latitudini.
Tossicità e Monitoraggio
Attualmente, non sono note specie tossiche di rotiferi; in passato, sono stati proposti come organismi modello per l’ecotossicologia, da impiegare in ambienti di acqua dolce, ad esempio per il monitoraggio di metalli come il rame.
Fonti
- Snell W. T. & Janssen C. R., 1995 – Rotifers in ecotoxicology: a review
- Arbikd W. R., Diamond R. L., Smith D. S., 2011 – Acute and Chronic Toxicity of Copper to the Euryhaline Rotifer, Branchionus plicatilis (“L” strain)
- Zoologia, parte sistematica – Miller S. A. & Harley J. P. – Edito da Idelson Gnocchi, ed. italiana a cura di Balsamo M., Bolzern A.M., Corrado M.U., Rastogi R.K., Rossaro B., Vinciguerra M.T.
- Danovaro R. – Biologia Marina, 2° Edizione – UTET