Allattamento al seno benefici per la salute di mamma e figlio

Allattamento al seno: benefici per la salute di mamma e figlio
Figura 1: Allattamento al seno: benefici per la salute di mamma e figlio. [Fonte: immagine creata da Velia Caputo]

L’allattamento al seno può avere un impatto sulla salute del neonato dall’infanzia, all’adolescenza e all’età adulta.

Il latte umano, infatti, contiene la composizione nutrizionale ottimale per la crescita fisica e neurologica del neonato. Sono presenti inoltre importanti componenti bioattivi, tra cui fattori immunitari, ormoni della crescita e una combinazione di probiotici e prebiotici.

L’allattamento al seno offre molti benefici sia ai neonati che alle madri.

Gli studi suggeriscono infatti che i neonati allattati al seno hanno un rischio minore di infezioni e, più avanti nella vita, hanno meno probabilità di sviluppare obesità, diabete di tipo 1 e leucemia infantile.

Inoltre, l’allattamento al seno protegge la madre da emorragie e depressione post-partum, diabete di tipo 2, cancro alle ovaie e al seno.

Il latte umano influenza la composizione del microbioma intestinale del neonato

Molti componenti del latte umano modellano la composizione del microbioma intestinale del neonato.

Tra questi troviamo gli oligosaccaridi del latte umano (HMO), grassi e molecole immunomodulatrici come lisozima, lattoferrina e IgA secreta (sIgA).

Gli Oligosaccaridi del latte umano sono tra i più studiati. Agiscono come prebiotici e possono essere digeriti da batteri considerati benefici per il neonato, appartenenti principalmente al genere Bifidobacterium e Bacteroides spp.

Il latte umano ha anche una propria comunità microbica che può seminare direttamente il microbioma intestinale del neonato, fornendogli colonizzatori pionieri.

Favorendo la crescita di batteri benefici, il latte umano protegge il neonato dalla colonizzazione dei patobionti prevenendo le infezioni.

La comunità microbica nei primi mesi di vita è anche coinvolta nell’educazione del sistema immunitario e del metabolismo del neonato.

Inoltre è stata associata a risultati sanitari a lungo termine, tra cui un rischio ridotto di sviluppare diabete di tipo 1 e allergia.

Ad esempio, gli acidi grassi a catena corta prodotti dai batteri che digeriscono gli oligosaccaridi del latte umano, regolano il metabolismo dei lipidi e l’omeostasi del glucosio.

Un aspetto interessante da notare è che lo stato di salute di una madre altera la composizione del latte umano.

Ad esempio, l’Indice di Massa Corporeo (IMC) della madre può influenzare il microbioma del latte, la composizione dei macronutrienti e le quantità complessive dei vari componenti bioattivi.

Ciò non dovrebbe scoraggiare la promozione dell’allattamento al seno tra le donne e sono necessari ulteriori studi per comprendere in che modo tali alterazioni, possano influire sulla salute del neonato e definire linee guida per l’allattamento al seno o interventi mirati su misura per ciascun sottogruppo.

Allattamento al seno e protezione dalle malattie nell’infanzia

Il latte umano non influisce solo sulla salute intestinale.

I suoi effetti, infatti, si estendono allo sviluppo neurologico e alla salute generale.

Nei neonati pre-termine, l’allattamento al seno riduce il rischio di enterocolite necrotizzante e sepsi tardiva nonché sintomi respiratori che rappresentano il numero più elevato di decessi nei neonati pre-termine.

In tutti i neonati, l’allattamento al seno è associato a una riduzione della mortalità per tutte le cause e della mortalità legata alle infezioni. La correlazione è di tipo dose-risposta e fino a 2 anni di età. Pertanto, maggiore è il tempo di allattamento al seno maggiore è la protezione.

Il latte umano offre protezione alle infezioni del tratto respiratorio superiore e inferiore (ad esempio, polmonite, bronchiolite), infezioni gastrointestinali (ad esempio, diarrea) e dell’orecchio (ad esempio, otite media acuta), così come la setticemia.

Un altro aspetto importante è il momento di inizio dell’allattamento. Infatti si osserva una mortalità più elevata nei neonati che hanno iniziato l’allattamento al seno 24 ore dopo la nascita rispetto ai neonati che hanno iniziato l’allattamento al seno prima.

Anche se i meccanismi non sono ancora chiari, studi recenti hanno dimostrato che l’allattamento al seno protegge i neonati dalla sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). Tale protezione potrebbe verificarsi solo quando il bambino viene allattato al seno per almeno 2 mesi, con un aumento della protezione osservato con una durata maggiore dell’allattamento al seno.

Inoltre, i neonati allattati al seno hanno un modello di sonno più stabile e mostrano una migliore capacità di svegliarsi dal sonno profondo. Ciò spiega potenzialmente la protezione del latte materno dalla SIDS.

Allattamento al seno e benefici a lungo termine

I benefici per la salute derivanti dall’allattamento al seno nella prima infanzia si estendono all’infanzia e all’età adulta e includono lo sviluppo neurologico, la salute metabolica e la prevenzione del cancro.

A supporto dell’effetto dell’allattamento al seno sullo sviluppo neurologico, numerosi studi hanno riportato una diversa composizione cerebrale nei neonati allattati al seno rispetto a quelli che non hanno mai allattato al seno o a seconda della durata più lunga dell’allattamento al seno, con impatti sulla materia grigia e sui volumi dell’ippocampo, nonché sull’attivazione cerebrale e sullo spessore corticale.

Uno dei meccanismi proposti per il potenziamento dello sviluppo neurologico dei bambini allattati al seno è mediato dagli acidi grassi polinsaturi (PUFA) presenti nel latte umano.

Infatti, la membrana delle cellule cerebrali è particolarmente ricca di PUFA a catena lunga. Queste molecole però, non possono essere prodotti dal neonato che quindi fa affidamento sulla dieta per accumulare la quantità necessaria per lo sviluppo cerebrale.

Inoltre, i PUFA sono anche precursori critici per le molecole di segnalazione che prendono di mira il cervello tra gli altri organi.

Un’altra azione protettiva dell’allattamento al seno a lungo termine è legata al minor rischio di patologie croniche come obesità, diabete, asma e allergie in età avanzata.

La ricerca suggerisce che l’allattamento al seno è associato a un rischio ridotto di obesità dalla prima infanzia all’adolescenza. Questo grazie all’omone leptina presente nel latte che può influenzare la regolazione dell’appetito e l’equilibrio energetico.

Anche se sono necessari ulteriori studi, diverse analisi hanno messo in risalto il ruolo protettivo dell’allattamento al seno rispetto all’asma nei bambini da 5 a 12 anni e in generale rispetto alle allergie che riguardano il tratto respiratorio.

Le allergie alimentari invece non sembrano invece trarre gli stessi benefici.

Allattamento al seno e benefici per la salute materna

Oltre al neonato, l’allattamento al seno è stato associato anche alla salute materna.

Le prove dimostrano che l’allattamento al seno e il contatto pelle a pelle dopo il parto aiutano il recupero post-partum. Infatti questa pratica induce il rilascio di ossitocina nella madre, che può contribuire a ridurre l’emorragia post-partum. Inoltre può aiutare l’utero a tornare più rapidamente alle dimensioni pre-gravidanza.

L’allattamento al seno è stato associato ad una minore depressione e stress post-partum, con un effetto dose-risposta osservato.

Le madri che praticavano l’allattamento misto hanno mostrato uno stress percepito e una depressione post-partum più elevati rispetto alle madri che allattavano esclusivamente al seno.

I benefici dell’allattamento al seno per la madre sono anche associati alla regolazione del peso post-parto.

Diversi studi hanno riportato infatti una maggiore perdita di peso nelle madri che allattavano al seno rispetto alle madri che allattavano con latte artificiale i loro neonati. La relazione è potenzialmente di tipo dose-risposta. Per cui una maggiore perdita di peso era correlata ad allattamento esclusivo e durata dell’allattamento al seno.

Inoltre recenti studi hanno osservato una riduzione del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e del rischio cardiovascolare nella madre che allatta al seno.

Infine, è stato dimostrato che l’allattamento al seno riduce sia il cancro ovarico che quello al seno indipendentemente dalla sola gravidanza.

È stata riscontrata una diminuzione del 4,3% del cancro al seno per ogni 12 mesi di allattamento, oltre a una diminuzione del 7% per ogni nascita. Non sono state osservate differenze tra i paesi o in base ad altre variabili, tra cui età, numero di nascite ed età alla nascita del primo figlio.

Conclusioni

Gli impatti benefici dell’allattamento al seno abbracciano la salute della madre e del bambino e la società in generale, ma sono necessarie ulteriori ricerche.

Ancora non c’è una comprensione dettagliata dei meccanismi attraverso cui il latte umano esercita i suoi effetti positivi nel corso della vita. Probabilmente però coinvolge la modulazione microbica e immunitaria.

Poiché non tutte le madri sono in grado di allattare al seno, la ricerca sul ruolo dei componenti bioattivi del latte umano è fondamentale per migliorare le alternative al latte materno.

Inoltre, le differenze nella composizione bioattiva del latte umano tra le madri possono avere un impatto sul rischio di malattie infantili. Questo potrebbe spiegare perché i neonati allattati al seno possano comunque sviluppare le malattie discusse in precedenza.

Pertanto, l’integrazione personalizzata di specifici componenti bioattivi del latte umano può anche essere importante per i neonati che ricevono latte umano materno.

Nel complesso, una comprensione più completa dei meccanismi dipendenti o indipendenti dal microbioma è fondamentale per consentire lo sviluppo di terapie di precisione.

Fonti:

Crediti immagini:

  • Figura 1 e immagine di copertina: Immagine creata da Velia Caputo
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Velia Caputo

Biologa esperta in educazione alimentare e prevenzione delle malattie dismetaboliche. Appassionata di biologia in generale e soprattutto di nutrizione e integratori di origine naturale.

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