Meningoencefalite da zecche (TBE)

Caratteristiche

La meningoencefalite da zecche (Tick Borne Encephalitis, TBE), conosciuta anche come meningoencefalite primaverile-estiva, è una malattia acuta ad eziologia virale che colpisce il sistema nervoso centrale, causata da un arbovirus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, molto simile al virus Zika, Dengue ed al virus della febbre gialla. Vettore del virus sono le zecche infette, in particolare Ixodes ricinus (Fig.1) e Ixodes persulcatus che oltre a trasmettere il virus ne sono anche serbatoi. La patologia fu descritta per la prima volta in Italia nel 1994, nella provincia di Belluno, dove fino al 1999 ne furono diagnosticati 35 casi.

Ixodes ricinus agente eziologico della Meningoencefalite da zecche (TBE)
Figura 1 – Ixodes ricinus, agente eziologico della Meningoencefalite da zecche (TBE) [Fonte: Commons Wikimedia]

Il Piano nazionale di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche ed altre arbovirosi del 2018 stabilisce diversi obiettivi con il fine ultimo di controllare e prevenire l’infezione, ossia:

  1. individuare precocemente i casi umani per adeguare le misure di sanità pubblica (attività di prevenzione e risposta);
  2. garantire il trattamento corretto dei casi;
  3. prevenire e controllare eventuali focolai epidemici precocemente;

La TBE rientra quindi tra le malattie infettive con obbligo di notifica.

Trasmissione, eziologia e patogenesi

La TBE è trasmessa all’uomo dal morso di una zecca infetta, generalmente zecche dure, che possono infettare anche animali, in particolare roditori, caprioli, pecore che possono a loro volta ritrasmettere il virus ad altre zecche, contribuendo ad alimentarne la diffusione. Il virus della TBE appartiene alla famiglia dei Flaviviridae (Fig.2), virus a RNA a singolo filamento provvisti di envelope, di cui fanno parte anche Zika, Dengue e HCV. La gravità dell’infezione può essere influenzata da diversi fattori, come la dose di inoculazione e la virulenza del virus, lo stato immunitario e l’età dell’ospite; il virus viene trasmesso attraverso le ghiandole salivari della zecca durante i primi minuti del pasto di sangue, successivamente l’infezione e la replicazione iniziale hanno luogo nei tessuti sottocutanei.

Struttura di un virus appartenente alla famiglia Flaviviridae
Figura 2 – Struttura di un virus appartenente alla famiglia Flaviviridae [Fonte: Wikipedia En]

Secondo alcuni studi, si ritiene che le cellule dendritiche presenti nella cute siano le prime ad attivarsi ed a trasportare il virus ai linfonodi attraverso il sistema linfatico, dove, mediante i vasi linfatici efferenti e il dotto toracico, arriva al sangue causando uno status di viremia. In questa fase è presente il coinvolgimento di milza, fegato e midollo osseo. Il virus può raggiungere l’encefalo attraverso i vasi sanguigni con conseguente sviluppo di meningoencefalite ma non è ancora chiaro come riesca ad oltrepassare la barriera ematoencefalica; ci sono alcune teorie al vaglio dei ricercatori: per via neuronale attraverso infezione dei nervi periferici; per l’infezione dei neuroni olfattivi; attraverso l’ingresso del virus nelle cellule endoteliali vascolari dei capillari cerebrali ed in ultima ipotesi, attraverso la diffusione del virus nei capillari cerebrali in pazienti che mostrano un deficit cerebrale con compromissione della barriera ematoencefalica. Caratteristici del coinvolgimento cerebrale sono alcuni cambiamenti neuropatologici come meningite, polioencefalomielite, infitrazione di cellule infiammatorie nel tessuto cerebrale.

Segni e sintomi

La meningoencefalite da zecche, per il 70 % dei casi, può passare inosservata, con disturbi molto lievi o del tutto assenti. In tutti gli altri casi, oppure, successivamente alla prima fase asintomatica – lieve, può svilupparsi un quadro simil influenzale di una durata media di 4 giorni con febbre, cefalea, mialgia, affaticamento, leuco-trombocitopenia, epatomegalia. Il periodo di incubazione è di circa 7-14 giorni con una durata massima di 28. In genere il quadro clinico non presenta particolari conseguenze, eccetto alcuni casi in cui il virus può continuare a diffondere contribuendo ad aggravare la sintomatologia, con compromissione del sistema nervoso di cui se ne conoscono quattro aspetti clinici diversi: meningite, meningoencefalite, meningoencefalomielite e meningoencefaloradicolite. I sintomi tipici dell’interessamento del sistema nervoso sono nausea e vomito, rigidità del collo, febbre improvvisa, confusione, sonnolenza, stato comatoso, tipici della meningite.

Caratteristica, inoltre, è la comparsa di anticorpi specifici nel siero e nel liquido cefalorachidiano. Il tasso di mortalità è inferiore al 2%, tuttavia si sono verificati decorsi gravi di infezione con sequele di lunga durata che influiscono sulla qualità di vita del paziente colpito (TBE postencefalica).

Epidemiologia

Secondo i report dell’ECDC (Fig.3), le principali aree di rischio per la TBE si trovano nell’Europa centrale e orientale, nei paesi baltici e nordici, arrivando fino alla Svizzera e all’Italia settentrionale.

Incidenza della Meningoencefalite da zecche (TBE): principali aree a rischio
Figura 3 – Principali aree a rischio della Meningoencefalite da zecche (TBE) [Fonte: ECDC]

Diagnosi, test strumentali e test di laboratorio

Data l’aspecificità dei sintomi della meningoencefalite da zecche, il sospetto diagnostico deve essere accertato attraverso l’ausilio di esami di laboratorio effettuati su sangue, siero e liquido cefalorachidiano. Le analisi di laboratorio sono mirate quindi alla ricerca di:

  • virus TBE nel sangue e, nei casi più gravi, in campioni di tessuto nervoso, attraverso tecniche di biologia molecolare ed isolamento del virus;
  • diagnosi indiretta, ricercando gli anticorpi IgM specifici nel siero e/o nel liquor.

Terapia

Attualmente non esiste una terapia specifica per la TBE, però è possibile far riferimento solo ad una terapia di supporto che prevede la somministrazione di farmaci antivirali (in alcuni casi Aciclovir e Ganciclovir, ma la loro efficacia è ancora dubbia) ed antipiretici.

Inoltre, è bene cercare di prevenire eventuali morsi di zecca e, in caso di lavoro in zone a rischio, è importante utilizzare un abbigliamento adatto con il fine ultimo di proteggere il corpo da possibili morsi. Per quanto concerne la profilassi, è presente un vaccino specifico per la TBE, registrato anche in Italia, che prevede la somministrazione di tre dosi, raccomandato per le persone esposte al morso di zecca (es. per motivi di lavoro, viaggio) e per la popolazione residente in zone a rischio.

Priscilla Caputi

Fonti

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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