L’ossiuro (Enterobius vermicularis), il verme dei bambini

L’infezione da Enterobius vermicularis (o ossiuro) è probabilmente la più comune parassitosi intestinale umana. Diffusa soprattutto tra i bambini in età scolare (tanto da meritarsi anche la nomea di “verme dei bambini”), non desta però molte preoccupazioni, in quanto facilmente controllabile.

Introduzione

Enterobius vermicularis (fig.1) è un nematode parassita di colore bianco, responsabile di una patologia nota come ossiuriasi.

Come spesso avviene nei nematodi, la femmina è più grossa del maschio, misura infatti circa 1 cm di lunghezza per 0.5 mm di spessore, contro i 2-5 mm di lunghezza e i 0.15 mm di spessore del maschio. Nonostante le loro ridotte dimensioni, questi animali sono facilmente visibili ad occhio nudo.

E. vermicularis al microscopio ottico.
Fig.1: Enterobius vermicularis al microscopio ottico. Immagine di scienzebiomdiche.it

Ciclo vitale

Il ciclo vitale di E. vermicularis è piuttosto semplice in quanto si svolge all’interno di un unico ospite: quando le uova (fig.2) vengono accidentalmente ingerite dall’ospite (generalmente l’uomo o il cane), si schiudono e si sviluppano nell’intestino tenue.

Man mano che lo sviluppo delle larve procede, esse si spostano verso il colon, dove rimangono per 7-8 settimane. Qui, una volta diventati adulti, i parassiti si accoppiano e, mentre il maschio muore rapidamente, le femmine si staccano dalla mucosa intestinale spostandosi verso l’ano, in prossimità del quale depongono circa 10.000 uova. Una volta deposte, anche le femmine adulte muoiono (generalmente nel giro di mezzora).

Le uova possono essere trasmesse ad altri ospiti oppure riprendere il ciclo sempre nel medesimo individuo, tramite un fenomeno noto come autoinfestazione. Questo processo è piuttosto comune soprattutto tra i bambini, in quanto le uova e il movimento delle femmine provocano un forte prurito nella zona perianale che porta l’ospite a grattarsi. Se poi l’ospite porta involontariamente le mani alla bocca, il ciclo ricomincia.

uova di E. vermicularis
Fig.2: uova di Enterobius vermicularis

Patologia e diagnosi

L’ossiuriasi è molto comune, ma relativamente innocua. Il sintomo più comune è un fastidioso prurito nella zona perianale (che nelle donne può estendersi anche all’area vaginale) soprattutto nelle prime ore notturne. Questo sintomo può però diventare così fastidioso da causare cefalea, irrequietezza e disturbi del sonno, oltre alle ovvie lesioni da grattamento. Altri sintomi meno comuni sono nausea e vomito, mentre ben più rari sono casi di appendicite o salpingite (infiammazione di una o entrambe le tube di Falloppio).

La diagnosi può essere fatta visivamente tramite l’esame delle feci o della zona perianale al mattino, oppure tramite lo “scotch test”, cioè tramite una striscia di carta adesiva delicatamente appoggiata sulla zona anale del paziente. La successiva analisi microscopica andrà a cercare le uova rimaste attaccate al lato adesivo.

Cura e prevenzione

Il trattamento degli ossiuri prevede l’utilizzo di un’ampia gamma di farmaci (in quanto questi nematodi sono sensibili a diverse sostanze) come il pirantoel pomoato, il pervinio pomoato ed il mebendazolo.

Per quanto riguarda la prevenzione, lavarsi frequentemente le mani, tenere le unghie corte e non mangiarle aiuta ad evitare l’incastro delle uova sotto di esse. Invece, in caso qualcuno della famiglia sia stato l’inconsapevole dimora di questo parassita, la trasmissione è facilmente arrestata lavando lenzuola, asciugamani ed abiti ad alte temperature e mantenendo un buono stato di pulizia degli stessi.

Epidemiologia

I dati epidemiologici parlano di una stima d’infezioni attorno alle 200 milioni in tutto il mondo, di cui solo negli USA 20-40 milioni.

Curiosità

Le curiosità riguardo questo parassita? La prima riguarda la sua diffusione. E. vermicularis è, per quanto riguarda i parassiti intestinali, un’eccezione: si trova infatti prevalentemente in climi temperati e nei paesi benestanti, al contrario di quanto accade di solito; mentre la seconda è di carattere storico: le più vecchie uova conosciute di ossiuro sono state trovate in coproliti umani datati 7800 a.C. in una grotta nello Utah nota come Danger Cave.

Andrea Borsa

Vi lascio un video in cui si vedono degli ossiuri durante una colonscopia.

FONTI:
healthline,
standford.edu
scienzebiomediche.it

Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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