E’ noto che esistano parassiti che possono localizzarsi nei posti più impensabili del nostro corpo. Quello di cui vi parlerò oggi ha scelto un organo che per alla maggior parte di noi può risultare impressionante, in quanto inviolabile e fulcro della persona: l’occhio.
Introduzione
Loa loa (Fig.1) è un nematode parassita della famiglia Onchocercidae conosciuto anche come “verme oculare”, presente nell’Africa centro-occidentale.
La sua struttura è molto semplice, consta infatti di capo, corpo e coda, e tuttavia presenta dimorfismo sessuale: i maschi adulti sono lunghi tra i 20 e i 35 mm, mentre le femmine sono generalmente lunghe tra i 20 e 70 mm. I diametri di entrambi si attestano tra i 350 e i 430 µm (con i maschi più vicini all’estremo inferiore e le femmine a quello superiore).
Queste misure potrebbero non far percepire quanto sia grosso questo parassita, tuttavia bisogna pensare che l’occhio umano (dove il parassita si stabilisce una volta entrato nell’organismo) è largo circa 25mm!
Ciclo vitale
L. loa, ha due ospiti: una mosca del genere Chrysops (Fig.2) funge da vettore dell’infezione, mentre i mammiferi, tra cui appunto l’uomo, ne costituiscono l’ospite definitivo.
L. loa generalmente entra nei suoi ospiti come microfilaria, una forma molto piccola (250-300 µm di lunghezza e 6-8 µm di larghezza) la quale attraversa tre stadi larvali. Durante il primo stadio le uova sono protette da una guaina esterna che perderanno non appena parassiteranno Chrysops, dove entreranno nel loro secondo stadio larvale.
Infine raggiungono il terzo stadio larvale quando migrano nuovamente alla proboscide della mosca attendendo di invadere il nuovo mammifero ospite.
L’infezione del vettore avviene quando Chrysops punge un mammifero infetto; in questo momento le microfilarie perdono la guaina di copertura e, una volta migrate dalla proboscide dell’insetto, si insediano nei suoi muscoli toracici.
Superati i tre stadi larvali, le microfilarie si spostano nuovamente nella proboscide dell’ospite in modo tale che, quando la mosca punge un altro mammifero, si riversano nel circolo sanguigno, e da qui nei vari organi bersaglio (la maggior parte delle volte l’occhio).
Qui le microfilarie si sviluppano, diventando adulte in circa 3 mesi, e, mentre una minima parte di queste migra in altri organi attraverso i vasi linfatici, la maggior parte si stabilisce nel primo organo colonizzato vita natural durante, quindi anche fino a 17 anni!
Le microfilarie prodotte dagli adulti viaggiano attraverso l’apparato circolatorio e possono raggiungere altri fluidi corporei come il liquido cefalorachidiano o l’urina, dove attendono che una Chrysops punga il mammifero ospite.
Recenti studi hanno dimostrato che le microfilarie di L. loa, a differenza di quelle di altri nematodi parassiti, hanno una periodicità diurna, cioè si riscontrano nel circolo sanguigno prevalentemente di giorno, e per questo sono dette microfilarie diurne. Questo perché il vettore, Chrysops, è attivo prevalentemente di giorno, e quindi il nematode ha più possibilità di trasmettersi tra i vari ospiti.
Patologia
La malattia causata da Loa loa è una filariosi denominata loiasi, che presenta sintomi come febbre, lacrimazione ed infiammazione oculare, e in qualche caso dolori nevralgici, meningiti o encefaliti ed edema di Calabar (manifestazione morbosa caratterizzata dalla comparsa di gonfiore, arrossamento, prurito, ed eventualmente dolore in zone circoscritte della cute). Può dare inoltre reazione allergica con conseguente shock anafilattico.
Diagnosi e cura
La diagnosi è eseguita prevalentemente rilevando le microfilarie nel sangue, negli occhi o dalla comparsa di gonfiori cutanei.
Per scacciare questo nematode dai vostri occhi, invece, il farmaco indicato è la dietilcarbamazina, ma alle volte gli adulti sono estratti meccanicamente, quindi banalmente con bisturi e pinze, dal tessuto sottocutaneo o dalla congiuntiva.
L. loa è l’ennesima dimostrazione della duttilità dei parassiti, e della multiformità della natura, anche se, personalmente, in questi casi preferirei continuare ad essere semplicemente un osservatore curioso, e non diventare la culla per la prossima nidiata.
Vi lascio un video in cui si mostra la rimozione di Loa loa dall’occhio di un paziente (ATTENZIONE! immagini forti):
Andrea Borsa
FONTE:
– CDC