Blastocystis spp. è un genere di protisti che abitano l’intestino dell’uomo e di altri animali. Nell’uomo provoca la blastocistosi. È un organismo ancora poco conosciuto, e la sua azione patogena è molto dibattuta.
Caratteristiche
Blastocystis spp. comprende varie specie di eucarioti unicellulari che colonizzano l’intestino dei vertebrati. Questi includono vari primati, ruminanti, maiali, cavalli, cani, gatti, roditori, uccelli, rettili, e pesci. Le relazioni evolutive di Blastocystis spp. con gli altri protisti sono ancora da chiarire. Blastocystis è attualmente incluso nel vasto gruppo degli eteroconti (o stramenopili), che comprende anche molte alghe unicellulari. Esistono 22 “sottotipi” (STs) di Blastocystis – morfologicamente identici – distinti sulla base della sequenza del gene della subunità minore dell’RNA ribosomiale. La maggior parte dei sottotipi non ha specificità di ospite. Tradizionalmente, il nome Blastocystis hominis è stato utilizzato per indicare l’organismo che si trova nel nostro intestino. Tuttavia è preferibile usare il termine generico Blastocystis spp. dato che la specie umana può ospitare vari sottotipi.
Filogenesi
Dominio | Eukaryota |
Supergruppo | SAR |
Superphylum | Heterokonta (Stramenopiles) |
Classe | Blastocystae |
Ordine | Blastocystida |
Famiglia | Blastocystidae |
Genere | Blastocystis |
Morfologia
Blastocystis spp. si presenta in almeno quattro forme principali, ma non si sa se tutte le forme siano presenti nell’ospite o solo in coltura:
- La forma vacuolare (Fig. 1 e 2A) è quella più comune in coltura e nelle feci dell’ospite. Ha una forma sferica e un diametro variabile (da 2 a 200 μm, più spesso tra i 4 e i 15 μm). Essa presenta un vacuolo che occupa gran parte della cellula, mentre il citoplasma e i nuclei sono disposti ad anello alla periferia.
- La forma granulare (Fig. 2B) ha forme e dimensioni simili a quella vacuolare, ma ha delle granulazioni nel citoplasma e nel vacuolo. Si osserva prevalentemente in coltura.
- La forma ameboide (Fig. 2C) presenta una o più estensioni del citoplasma (pseudopodi). Si osserva raramente e prevalentemente in coltura.
- La forma cistica (Fig. 2A) ha un aspetto variabile (sferico a ovalare) e dimensioni ridotte (2-5 μm). La ciste è circondata da una parete a più strati, e contiene piccoli vacuoli, granuli di glicogeno, e da uno a quattro nuclei. Le cisti sono presenti frequentemente nelle feci.
Ciclo vitale
Il ciclo vitale di Blastocystis non è stato completamente chiarito (Fig. 3). In particolare, la forma infettiva responsabile della trasmissione non è stata identificata con certezza, ma è probabile che si tratti della ciste. La ciste viene ingerita dall’ospite attraverso l’acqua o il cibo contaminato con materiale fecale, come avviene nel caso di altri parassiti come Entamoeba histolytica e Giardia lamblia. Blastocystis si sviluppa quindi nell’intestino crasso, attraversando diversi stadi di sviluppo e moltiplicandosi per fissione binaria. Qui si differenziano anche le cisti, che vengono poi espulse con le feci nell’ambiente. Alcuni studi hanno dimostrato che la ciste può sopravvivere in acqua fino a un mese a 25°C e fino a due mesi a 4°C.
Manifestazioni cliniche
La rilevanza clinica di Blastocystis è controversa. Infatti negli ultimi anni è avanzata l’ipotesi che questo organismo si comporterebbe nella maggior parte dei casi da commensale nell’intestino umano. L’infezione nell’uomo (blastocistosi) è stata associata a sintomi non specifici come diarrea, dolori addominali, flatulenza, o prurito anale. In aggiunta, alcuni studi hanno evidenziato un possibile legame tra blastocistosi e l’insorgenza di patologie infiammatorie croniche intestinali. Tuttavia Blastocystis è anche estremamente comune (con una frequenza anche del 50-100%) in persone asintomatiche, e altre ricerche non supportano la sua presunta natura patogena.
Studi recenti hanno messo in luce le interazioni tra Blastocystis, il sistema immunitario dell’ospite e il microbioma intestinale. La presenza di Blastocystis sembra essere associata a una maggiore diversità e abbondanza di particolari specie batteriche e fungine. Le interazioni con il sistema immunitario rimangono da chiarire, poichè sono state studiate prevalentemente su modelli in vitro e utilizzando un numero limitato di sottotipi.
Metodi di identificazione
La presenza di Blastocystis spp. viene tradizionalmente accertata visualizzando al microscopio ottico le tipiche forme vacuolari e le cisti nelle feci. Il campione può essere osservato a fresco (con o senza reattivo di Lugol, che mette in maggior evidenza il tipico vacuolo), oppure fissato e colorato con colorazione tricromica. Quest’ultima è preferibile perchè consente di evidenziare sia il vacuolo (da rosso a blu) che i nuclei periferici (che assumono un color porpora). È importante distinguere Blastocystis da altri protisti intestinali di piccole dimensioni e dal detrito fecale.
I metodi di diagnostica molecolare basati sull’uso della PCR sono utilizzati prevalentemente a scopo di ricerca o per distinguere i diversi sottotipi. Non esistono al momento metodi immunologici approvati per la diagnosi della blastocistosi.
Terapia
Malgrado la sua incerta rilevanza clinica, la blastocistosi può essere trattata con successo con metronidazolo, trimetoprim/sulfametossazolo, o nitazoxanide. Altri farmaci che sono risultati essere efficaci includono il tinidazolo, lo iodoquinolo, la paromomicina, e il ketoconazolo.
Epidemiologia
Le misure preventive per la blastocistosi sono le stesse applicabili ad altri parassiti intestinali, e mirano a inattivare la forma infettiva (ciste): bollitura, filtraggio o disinfezione dell’acqua, e cottura dei cibi.
L’epidemiologia di Blastocystis spp. è complessa, e la trasmissione zoonotica probabilmente frequente. Tra i 22 sottotipi descritti quelli 1-9 e 12 sono stati trovati nell’uomo, ma circa il 90% delle infezioni nella nostra specie sono dovute ai sottotipi 1-4. Tutti questi sottotipi (ad eccezione del 9) sono stati rinvenuti anche in molti animali. Studi recenti hanno rivelato che queste “varianti” sono molto differenti per dimensioni del genoma, contenuto di guanina-citosina, e numero di introni e di geni. Questo suggerirebbe la necessità di considerare i sottotipi di Blastocystis come vere e proprie specie, spiegando in parte le differenze biologiche (virulenza, resistenza ai farmaci, etc) osservate in vitro.
Fonti
- CDC
- DPDX
- Tan KS. New insights on classification, identification, and clinical relevance of Blastocystis spp. Clin Microbiol Rev. 2008 Oct;21(4):639-65. doi: 10.1128/CMR.00022-08.
- Deng L, Wojciech L, Gascoigne NRJ, Peng G, Tan KSW. New insights into the interactions between Blastocystis, the gut microbiota, and host immunity. PLoS Pathog. 2021 Feb 25;17(2):e1009253. doi: 10.1371/journal.ppat.1009253.
- Gentekaki E, et al. Extreme genome diversity in the hyper-prevalent parasitic eukaryote Blastocystis. PLoS Biol. 2017 Sep 11;15(9):e2003769. doi: 10.1371/journal.pbio.2003769.
CREDITI IMMAGINI
gentile dottore, mio figlio 33 anni, ha assunto antibiotico Meteonidazol per 10 giorni e i sintomi che hanno portato a fare le analisi delle feci e scoprire di soffrire di questo parassita Blastocystis Hominis, sono tornati (giramenti, malessere, brividi, dolori addominali, flautolenza e feci anomale..) in più si è ritrovato con una candida sulla lingua come effetto dell’assunzione dell’antibiotico. Domanda, a chi si deve rivolgere? Cosa deve fare?Grazie per eventuali gradite indicazioni
Salve Daniela,
Non sono un medico ma ho gli stessi sintomi, lo stesso parassita, vivo in francia, ho preso l’antibiotico e non é cambiato nulla, cerco una cura anch’io perché da 9 mesi ho problemi allo stomaco