Nutrizione e funzionalità della tiroide

Nutrizione e funzionalità della tiroide
Figura 1- Nutrizione e funzionalità della tiroide. [Fonte: Immagine creata da Velia Caputo]

La tiroide è un organo endocrino essenziale che regola processi fisiologici importanti per il mantenimento della salute e del benessere. È responsabile della sintesi e della secrezione degli ormoni tiroidei, tiroxina (T4) e triiodotironina (T3), che sono coinvolti nella funzione di tutti i sistemi del corpo. Dato il suo importante ruolo nel mantenimento di importanti equilibri dell’organismo, qualsiasi interruzione della funzione tiroidea può avere conseguenze importanti, che vanno dall’ipotiroidismo all’ipertiroidismo e al cancro della tiroide. La nutrizione influenza in modo importante la funzionalità della tiroide.

Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per gli effetti che l’alimentazione può avere sulla funzione tiroidea.

Studi recenti, hanno evidenziato l’influenza di diversi fattori dietetici e micronutrienti sulla sintesi, il metabolismo e la funzione dell’ormone tiroideo.

Inoltre la funzionalità tiroidea è strettamente collegata alla nutrizione attraverso l’asse dieta-intestino-tiroide.

I cambiamenti dietetici infatti, possono alterare il microbiota intestinale. Ciò porta non solo a disbiosi e carenza di micronutrienti, ma anche a cambiamenti nella funzionalità tiroidea attraverso la regolazione immunologica, l’assorbimento dei nutrienti e i cambiamenti epigenetici.

È importante approfondire la comprensione di queste relazioni. Questo perché dieta e nutrizione possono essere fattori modificabili e migliorabili. In questo modo è possibile di conseguenza migliorare anche la funzionalità tiroidea e ridurre l’incidenza di disturbi della tiroide.

Micronutrienti per supportare la funzionalità tiroidea

Iodio

Lo iodio svolge un ruolo essenziale nella sintesi degli ormoni tiroidei.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) propone assunzioni di iodio specifiche in base all’età che vanno da 70 µg/24 h per i bambini a 150 µg/24 h alla fine dell’adolescenza.

Nelle donne in gravidanza e allattamento la dose giornaliera raccomandata aumenta a 250 µg.

Si calcola che nei bambini sani il corpo contenga circa 15-20 mg di iodio, la maggior parte dei quali si trova nella tiroide.

L’aggiunta di iodio al sale è considerato il metodo più efficace per garantire un apporto sufficiente di iodio nella popolazione.

La carenza di iodio in gravidanza può avere un impatto grave sullo sviluppo cognitivo dei figli, poiché sono interessate sia le funzioni tiroidee materne che fetali.

Il ruolo dello iodio durante la prima infanzia è cruciale per lo sviluppo del cervello e la sintesi di ormoni tiroidei.

Un’adeguata assunzione di iodio è particolarmente critica durante il periodo dello svezzamento, poiché i neonati passano dall’allattamento esclusivo al seno a una dieta mista.

L’allattamento al seno è un’eccellente fonte di iodio per i neonati ma la quantità nel latte materno dipende dallo stato di iodio della madre.

Studi hanno dimostrato che i neonati con un apporto di iodio insufficiente possono presentare punteggi di QI più bassi e un rischio aumentato di disturbi correlati alla tiroide.

Dall’altra parte, anche un consumo eccessivo di iodio può avere un impatto negativo sulla funzionalità tiroidea. Può portare infatti a ipertiroidismo o ipotiroidismo indotto da iodio, specialmente in individui con condizioni tiroidee preesistenti.

Durante l’adolescenza, un apporto carente di iodio può portare al gozzo nodulare, mentre un apporto eccessivo può aumentare il rischio di autoimmunità tiroidea.

Selenio

Il selenio (Se) è un oligoelemento essenziale cruciale per il sistema tiroideo.

Questo elemento è importante sia per la produzione degli ormoni tiroidei sia perché supporta la funzione di alcuni enzimi che proteggono i tessuti dallo stress ossidativo e dai danni cellulari.

La carenza di selenio è stata associata a vari disturbi della tiroide, tra cui ipotiroidismo, ipotiroidismo subclinico, cancro alla tiroide e malattie autoimmuni della tiroide.

Ferro

Il ferro (Fe) è il terzo oligoelemento essenziale importante per la normale biosintesi e funzione degli ormoni tiroidei. Un corpo umano adulto contiene circa 4 g di ferro (0,005% del peso corporeo).

La maggior parte di questo ferro si trova nell’emoglobina e nella mioglobina, ma è presente anche in vari citocromi e altre proteine ​​contenenti eme. Il Ferro è l’atomo centrale nei siti attivi di queste proteine, tra cui la TPO (Tireoperossidasi). La TPO è un enzima multifunzionale cruciale nella sintesi degli ormoni tiroidei.

Durante la gravidanza, c’è una maggiore richiesta di ferro per supportare l’espansione del volume sanguigno materno e soddisfare le esigenze del feto in via di sviluppo. Studi precedenti hanno dimostrato che la carenza di ferro può essere un fattore di rischio per i disturbi della tiroide durante la gravidanza.

La carenza di ferro e l’anemia sono associate a ipotiroidismo, probabilmente a causa della ridotta biosintesi dell’emoproteina TPO.

L’associazione tra carenza di ferro e autoimmunità tiroidea non è stata ancora stabilita con certezza. Molti pazienti con Tiroidite di Hashimoto hanno carenza di ferro dovuta a contemporanea presenza di altre patologie come la gastrite autoimmune, che porta a un ridotto assorbimento di ferro, o la celiachia, che provoca perdita di ferro.

Vitamina D

I recettori della vitamina D sono presenti nella ghiandola tiroidea, indicando un potenziale ruolo nella funzione tiroidea.

La vitamina D modula il sistema immunitario potenziando la risposta immunitaria innata e inibendo il sistema immunitario adattativo.

La vitamina D attiva attraversa la placenta, per cui un adeguato stato di vitamina D della madre è importante per la salute sia della madre che del bambino.

Nell’infanzia/adolescenza, studi clinici hanno riportato bassi livelli di vitamina D nella malattia autoimmune della tiroide (AITD), indicando un’associazione tra carenza di vitamina D e autoimmunità tiroidea.

Un basso livello di vitamina D può essere una conseguenza piuttosto che una causa delle malattie della tiroide. Ciò può essere influenzato da vari fattori come un basso apporto di vitamina D, malassorbimento, mancanza di esposizione al sole o ridotta attività all’aperto.

Una recente analisi ha mostrato che l’integrazione di vitamina D porta a un miglioramento della funzionalità tiroidea attraverso l’immunomodulazione. Pertanto, l’integrazione di vitamina D potrebbe essere utile per i pazienti con tiroidite di Hashimoto.

Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi specifici alla base di questi effetti e i benefici a lungo termine.

Zinco

Lo zinco (Zn) è un oligoelemento che contribuisce all’espressione genica e alla crescita cellulare. Inoltre funge da cofattore per numerosi enzimi coinvolti in vari processi fisiologici, tra cui la sintesi e il metabolismo dell’ormone tiroideo.

Gli alimenti più comuni ricchi di zinco sono ostriche e pesce, legumi, noci, carne rossa, cereali integrali e latticini.

All’interno della tiroide, lo zinco svolge un ruolo fondamentale nell’attività dell’enzima tireoperossidasi, un enzima essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei.

Studi sperimentali hanno fornito prove che lo zinco si comporta come un antiossidante, riducendo l’ossidazione di macromolecole come DNA/RNA e proteine. Inoltre, attenua la risposta infiammatoria, portando a una diminuzione della formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS).

La carenza di zinco può compromettere la funzione del recettore dell’ormone tiroideo portando a interruzioni nelle vie di segnalazione dell’ormone tiroideo. Inoltre, può influenzare la riduzione della sintesi dell’ormone tiroideo e potenzialmente contribuire allo sviluppo dell’ipotiroidismo.

Molti studi riportano l’associazione tra carenza di zinco e ipotiroidismo. La carenza di zinco acquisita può causare un altro sintomo comune nei pazienti con ipotiroidismo, che è la caduta dei capelli.

Alcuni ricercatori suggeriscono di utilizzare una dieta ricca di zinco per raggiungere l’eutiroidismo, il che può essere benefico per l’alopecia.

Nutrizione, microbiota intestinale e funzionalità della tiroide

Il microbiota intestinale (flora batterica) svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio metabolico, nutrizionale e persino immunologico.

L’ipotesi di un asse tiroide-intestino sta diventando sempre più concreta, suggerendo che il microbiota intestinale, costituito da trilioni di microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale, può influenzare la funzione tiroidea attraverso vari meccanismi.

Infatti il microbiota, oltre ad influenzare l’assorbimento di minerali importanti per la funzione tiroidea (iodio, selenio, zinco e ferro), è coinvolto nel metabolismo endogeno ed esogeno degli ormoni tiroidei. La presenza di un enzima che converte la tiroxina nella sua forma attiva è stata riscontrata nella parete intestinale, influenzando così i livelli totali di T3 nel corpo.

Inoltre, il microbiota intestinale produce metaboliti che possono regolare l’espressione genica. Un esempio sono gli acidi grassi a catena corta che modulano l’acetilazione degli istoni e la metilazione del DNA. Ciò può avere un impatto sul metabolismo e sulla segnalazione dell’ormone tiroideo.

In quest’ottica si può ipotizzare che una dieta ricca di nutrienti donatori di metile (verdure a foglia verde scuro, fagioli, piselli, lenticchie, limoni, banane, meloni e cereali) possa promuovere una salute ottimale della tiroide.

Allo stesso modo, i polifenoli alimentari presenti nella frutta, nella verdura e nel tè modulano le modifiche degli istoni e possono essere utilizzati come raccomandazione preventiva per i disturbi della tiroide.

L’integrazione con probiotici ha mostrato impatti positivi sui livelli di ormone tiroideo e sulla funzione tiroidea, poiché questo approccio può ripristinare l’equilibrio intestinale e promuovere la crescita di microrganismi benefici.

Educare i pazienti sulle associazioni tra salute intestinale e tiroidea può promuovere strategie per migliorare il microbiota intestinale, specialmente nelle donne in gravidanza e nei neonati.

Conclusioni

La nutrizione è fondamentale per una ottimale funzionalità della tiroide.

I principali punti chiave degli studi attuali suggeriscono che:

  • lo iodio è essenziale per la sintesi dell’ormone tiroideo e benefico per la prevenzione dei disturbi della tiroide;
  • il selenio può ridurre gli autoanticorpi tiroidei e migliorare la funzionalità tiroidea, anche se è richiesto un attento monitoraggio;
  • gli individui ipotiroidei devono essere valutati per anemia, carenza di ferro e vitamina B12;
  • l’integrazione di vitamina D potrebbe essere utile per i pazienti con tiroidite di Hashimoto;
  • la valutazione dei livelli di zinco è raccomandata per i soggetti con ingrossamento della tiroide;
  • il rame e il magnesio dovrebbero essere studiati per il loro potenziale ruolo protettivo contro il cancro alla tiroide e la vitamina A per la malattia autoimmune della tiroide.

L’alimentazione e il microbiota intestinale possono influenzare la funzione tiroidea modulando le risposte immunitarie, producendo metaboliti microbici, influenzando l’assorbimento dei nutrienti e i cambiamenti epigenetici che regolano la sintesi e il metabolismo dell’ormone tiroideo, portando allo sviluppo della malattia della tiroide o proteggendo da essa.

Dunque l’asse dieta-intestino-tiroide dovrebbe essere preso in considerazione per la possibilità di modulare il microbiota intestinale e la salute della tiroide.

Fonti:

Crediti immagini:

  • Figura 1 e Immagine di copertina: Immagine creata da Velia Caputo
Foto dell'autore

Velia Caputo

Biologa esperta in educazione alimentare e prevenzione delle malattie dismetaboliche. Appassionata di biologia in generale e soprattutto di nutrizione e integratori di origine naturale.

Lascia un commento