Phellinus punctatus

Caratteristiche

Phellinus punctatus è un fungo lignicolo, agente della carie del legno che trova ambiente favorevole in molte piante in ambiente urbano ma anche rurale. Questo fungo colpisce le piante ornamentali provocando degradazioni e deperimento della chioma, danneggiando anche il potenziale ornamentale ed il valore paesaggistico degli alberi. In ambiente rurale, invece, viene considerato uno degli agenti patogeni scatenanti la degradazione del legno da mal dell’esca della vite.

Phellinus punctatus su un fusto di Fagus sylvatica (Faggio) [Photo: Dottor Agronomo Luca Masotto].
Figura 1: Phellinus punctatus su un fusto di Fagus sylvatica (Faggio) [Photo: Dottor Agronomo Luca Masotto].

Filogenesi

RegnoFunghi
PhylumBasidiomicota
ClasseAgaricomycetes
OrdineHymenochaetales
FamigliaHymenochaetaceae
GenerePhellinus
SpeciePhellinus punctatus

Sinonimi:

  • Fomitiporia punctata
  • Phellinus friesianus 

Morfologia

Il carpoforo di Phellinus punctatus si presenta con una forma “resupinata”, ovvero aderente alla corteccia dell’albero colonizzato, convessa, pulvinata, a forma di cuscino.

La superficie della zona non fertile è vellutata, con una colorazione da bianco crema a cannella, con sfumature giallastre, di consistenza dura, coriacea. I tubuli sono corti e giallastri. I pori di forma variabile da arrotondata ad allungata ed una superficie di circa 6-8 mm2, di colore grigio- bruno e ricoperti da uno strato pruinoso biancastro.

Le spore, di dimensioni 5,9 -7,5 x 5,6- 6,8 µm, ialine (assumono un aspetto vetroso), lisce, subglobose, destrinoidi, con parete spessa.

Figura 2: Phellinus punctatus su Prunus laurocerasus [Photo: Vanessa Vitali].
Figura 2: Phellinus punctatus su Prunus laurocerasus [Photo: Vanessa Vitali].

Patogenesi

Phellinus punctatus è un agente di carie bianca, ovvero un fungo patogeno che opera la degradazione della lignina che costituisce i tessuti legnosi dell’albero, lasciando intatti solo le componenti cellulosa ed emicellulosa. I tessuti così disgregati perdono rigidità e, conseguentemente, la capacità di sostenere il peso delle branche soprastanti.

La colonizzazione dei tessuti avviene progressivamente, e spesso inizia con l’ingresso delle spore attraverso ferite degli organi legnosi, provocate per esempio da lesioni, tagli di potatura o di altro genere. Lo sviluppo del fungo prosegue all’interno del legno, provocando nel tempo anche la moria di porzioni di chioma della pianta, riducendo nel tempo la valenza paesaggistica dell’albero.

Piante ospiti

Questo fungo vegeta sugli organi legnosi di alberi vitali. Le specie predilette sono il salice (Salix sp.), il nocciolo (Corylus avellana), la robinia (Robinia pseudoacacia), l’olivo (Olea europea), la vite (Vitis vinifera), ma anche il faggio (Fagus sylvatica), e il platano (Platanus sp.), e altre piante messe a dimora in ambiente urbano.

Metodi di identificazione di Phellinus punctatus

Phellinus punctatus si manifesta sugli organi legnosi in prossimità di ferite o a livello delle biforcazioni delle branche. Il micelio è riconoscibile per la sua conformazione resupinata (aderente alla corteccia) e per la sua superficie vellutata dalla tipica colorazione variabile dal bianco crema al bruno cannella. Spesso si trova il fungo associato a necrosi del tessuto legnoso e della corteccia.

Tra le analisi strumentali utili per determinare l’entità del danno che Phellinus punctatus provoca agli organi legnosi è la tomografia sonica. Questa consente infatti di determinare le caratteristiche interne del legno, attraverso un sistema di sensori che trasmettono e ricevono onde soniche; determinante per l’analisi è verificare quanto tempo impiega l’onda a raggiungere i sensori riceventi. Ne deriva un grafico con la forma della sezione trasversale della pianta analizzata, con una rappresentazione dello stato sanitario in una scala di colori da verde (legno sano) a rosso (alterazione in corso) a blu (cavità). È importante integrare l’analisi visiva e strumentale per verificare lo stato di salute della pianta e a sua stabilità. I tessuti cambiali e floematici possono essere intaccati tanto da compromettere la capacità di sviluppo e accrescimento e la corretta nutrizione della pianta, cui segue il disseccamento (anche parziale) della chioma.

Figura 3: Esempio di grafico risultante di una tomografia su sezione trasversale di un albero [Photo: Dott. Agr. Luca Masotto]
Figura 3: Esempio di grafico risultante di una tomografia su sezione trasversale di un albero [Photo: Dott. Agr. Luca Masotto]

Terapia

Un valido aiuto per migliorare lo stato sanitario delle piante che presentano tessuti intaccati da Phellinus punctatus e altri funghi patogeni è la somministrazione di funghi del genere Trichoderma. Questi ceppi fungini instaurano una relazione simbiotica con la pianta, sviluppandosi nei primi due strati cellulari dei tessuti radicali. Il fungo stimola l’ospite alla produzione di semiochimici come l’acido salicilico. In questo modo il Trichoderma si rivela un ottimo alleato, in quanto l’acido salicilico prodotto attira insetti impollinatori e ha un ruolo importante per contrastare i patogeni. Inoltre, in associazione con l’acido jasmonico, l’acido salicilico aumenta la difesa della pianta inducendola a produrre maggiori fitoalessine, composti tossici per i funghi. Da non sottovalutare, poi, la capacità di Trichoderma di limitare lo sviluppo di funghi dannosi attraverso lo sviluppo delle proprie ife. Esistono inoltre numerosi altri prodotti e soluzioni adottabili per contrastare questi patogeni fungini.

Curiosità: insetti fungivori

Alcuni particolari insetti, come i tripidi del genere Hoplothrips, sono frequentemente visibili su carpofori di funghi come Phellinus punctatus. Si tratta di specie fungivore, le cui larve e adulti si cibano del micelio.

Figure 4: Adulti e larve di tripidi del genere Hoplothrips (Thysanoptera) su Phellinnus punctatus (Photo: Vitali Vanessa].
Figure 4: Adulti e larve di tripidi del genere Hoplothrips (Thysanoptera) su Phellinnus punctatus (Photo: Vitali Vanessa].

Fonti

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Redazione Microbiologia Italia

Saranno elencati di seguito gli articoli di alcuni contributori e di articolisti che in passato hanno collaborato con Microbiologia Italia

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