Il Fusarium oxysporum, fungo piuttosto diffuso nel suolo, sarebbe in grado di “liberare” l’oro intrappolato nei minerali presenti nel suolo e nelle rocce e fagocitarlo al proprio interno. Quindi, tramite un processo chimico non ancora completamente chiarito, lo ricompatta al proprio interno in piccole gemme, visibili, tra i filamenti, al microscopio elettronico.
La corsa all’oro
Nel XIX secolo, in piena rivoluzione industriale, James W. Marshall lavorava per un segheria in California che aveva appena avviato la propria attività. Un giorno, recandosi a lavoro, notò alcune piccole pietre luccicanti sul letto di un torrente. Dopo averle esaminate attentamente, insieme al capo e alla sua squadra, si rese conto che si trattava di oro (Figura 1).
Era il 24 Gennaio del 1848 e quello fu l’inizio della grande corsa all’oro negli Stati Uniti d’America. Un fatto che rivoluzionò la vita di molte persone che, spinte dalla voglia di cambiamento e dal desiderio di realizzazione, lasciarono tutto alle spalle e si spinsero ad ovest in cerca di fortuna.
Quella dell’oro è sempre stata un’industria fiorente, fatta anche di tante scoperte e nuove tecniche che cercano di facilitare l’estrazione di questo prezioso metallo.
Poi, nel 2019, è arrivata quella che potrebbe essere una svolta. Uno studio pubblicato nell’Aprile dello scorso anno e messo in atto da un gruppo di scienziati dell’Australian Resources and Research Centre di Kensington ha dimostrato che non siamo soli, a cercare l’oro.
Lo studio
Il team di scienziati ha mostrato come il F. oxysporum abbia un notevole impatto sul ciclo biogeochimico dell’oro e come la sua presenza in un determinato ambiente, sia correlata positivamente con la quantità dell’ambito metallo.
L’oro, al di sotto della superficie terrestre, può trovarsi in diversi stati e legato a diversi tipi di minerali. Gli esperimenti hanno avuto luogo in una miniera a 100 Km a sud est di Perth, detta Golden Triangle Gold Prospect, che contiene depositi di oro a diverse profondità. In quest’area l’oro può dare via ad una grande varietà di interazioni biochimiche e presentarsi sotto forma di nanoparticelle, o aggregati cristallini.
Il team di ricerca ha rilevato in questa zona la presenza anomala di particelle di oro di misura inferiore a 200 nm, originatosi da masse più compatte che si sono poi dissolte, per mezzo di fenomeni quali migrazione capillare o bioturbazione. I campioni di terreno prelevati ed analizzati in laboratorio hanno permesso di accertare la presenza di F. oxysporum. Il fungo è in grado di liberare l’oro intrappolato nei minerali, attraverso una reazione di ossidoriduzione, per poi intrappolarlo al suo interno, formando degli aggregati. Il motore di questa reazione sarebbe il superossido O2−, che risulta particolarmente attivo in un terreno ricco di carbone e zolfo.
Esami di Laboratorio
L’effettiva capacità del fungo di svolgere questa operazione è stata valutata e misurata in vitro tramite coltura in piastre di Peptone Yeast Glucose (PYG), dove è in grado di crescere in aerobiosi. Il terreno di coltura è stato poi arricchito con 400 µM di oro colloidale. Dopo due settimane, si rivelava un anello intorno alla colonia, segno il fungo aveva assimilato l’oro presente.
Successive osservazioni in microscopia elettronica (SEM-EDS) hanno permesso di rilevare nanoparticelle d’oro all’interno delle ife del fungo (Figura 2). Tuttavia, gli scienziati non hanno ancora chiarito quale sia la reazione chimica che porti alla ri-formazione di aggregati del metallo al suo interno.
L’importante osservazione è che questa interazione sembra essere vantaggiosa per il F. oxysporum, che sarebbe in grado non solo di crescere più in fretta, ma anche di aumentare le proprie dimensioni.
Sviluppi futuri
La scoperta dell’interazione tra il F. oxysporum e l’oro dimostra l’importanza che questo metallo rappresenta per il suo metabolismo e per l’ecosistema circostante. Le interazioni di ossidoriduzione descritte potrebbero essere il principale elemento che caratterizza un determinato ambiente aurifero.
Naturalmente le industrie del settore sono molto interessate agli sviluppi di questa ricerca, in quanto il fungo potrebbe aiutare a liberare l’oro più “nascosto” e farlo a profondità maggiori. Saperlo utilizzare a proprio vantaggio cambierebbe in maniera netta l’approccio all’estrazione, consentendo un risparmio di fatica e di soldi.
E’ ancora presto per dirlo, ma potrebbe quindi essere un fungo, il Fusarium oxysporum, a conoscere la strada e a condurci verso l’El dorado.