Botrytis cinerea

Caratteristiche

Botrytis cinerea Pers. è il fungo agente eziologico della muffa grigia ed è tipico delle zone temperate, originario dell’emisfero Australe. Esso infetta fino a 200 colture d’interesse economico tra cui actinidia (kiwi), fragola e vite, ma anche molte piante ornamentali. Questo micete può contaminare sia in campo che in post-raccolta e, a causa della sua tendenza saprofita, può degradare vari substrati di origine vegetale, sia senescenti che in via di decomposizione. Botrytis cinerea è utilizzata in alcune regioni della Francia come “marciume nobile” producendo vini cosiddetti “botritizzati” come il Sauternes o il Monbazillac; questi fenomeni però sono determinati dalle condizioni ambientali favorevoli in queste aree, nelle quali il fungo ha un’aggressività minore.

Filogenesi

RegnoFunghi
PhylumAscomycota
ClasseLeotiomycetes
OrdineHelotiales
FamigliaSclerotiniaceae
GenereBotrytis
SpecieBotrytis cinerea
Tabella 1 – Filogenesi Botrytis cinerea.

Morfologia e Sintomatologia

Botrytis cinerea si diffonde nell’ambiente tramite conidi, prodotti nel periodo primaverile in campo; essi vengono dispersi tramite vento e pioggia e, una volta a contatto con il tessuto del nuovo ospite, germinano. Quest’ultimi sono solo un tipo di struttura di resistenza del micete, infatti esso può resistere anche attraverso il micelio nelle fessure del ritidoma e sui tessuti in decomposizione sul suolo (Figura 2), o attraverso gli sclerozi (in autunno-inverno) su residui o frutti tardivi. I sintomi di Botrytis cinerea sono visibili su tutti gli organi della pianta. Il fungo porta alla morte delle cellule dell’ospite e su di esso possono essere osservate lesioni di colore bruno che, con le condizioni di umidità adatte, sporulano (Figura 1). Le infiorescenze o fiori colpiti imbruniscono e possono seccarsi, bloccando così la riproduzione della pianta. Se il frutto viene colpito rammollisce ed esternamente si osserverà la tipica massa filamentosa grigia, sintomo di avvenuta sporulazione (in vite, nelle stagioni secche, gli acini possono disseccare). Durante lo stoccaggio, l’infezione si diffonde più facilmente in quanto i frutti sono a contatto tra loro e per la presenza di possibili lesioni sulla buccia (punto d’entrata del micete).

Fragola inoculata
Figura 1 – Fragola inoculata con Botrytis cinerea in laboratorio (Fonte: Beatrice Cavenago, Silvia Toffolatti, DiSAA, Università degli Studi di Milano)
B. cinerea su tessuto in decomposizione di ciclamino
Figura 2 – Botrytis cinerea su tessuto in decomposizione di ciclamino (Foto Lorenzo Ferrari)

Morfologia delle colonie

Botrytis cinerea è un micete che può essere coltivato su vari terreni colturali (Figura 3); normalmente si utilizza il terreno PDA (Potato Dextrose Agar). L’inoculo madre viene posto sul terreno in una piastra chiusa e allevato in stufa a 24°C. Nel caso di Botrytis cinerea non è necessario che il fungo stia al buio per la crescita; esso si allargherà in maniera più o meno circolare rispetto al punto d’inoculo. Il fungo si sviluppa con un micelio bianco nella parte a contatto con il terreno di coltura, successivamente può avere atteggiamenti differenti a seconda del terreno, dal ceppo inoculato e dalle condizioni di crescita. I casi specifici che si possono osservare in piastra sono tre. Il primo è la mancata sporulazione, quindi si osserva solo micelio bianco. Nel secondo caso si può osservare una massa filamentosa grigia ed è segno di sporulazione da parte del fungo (Figure 3B e 3C). Nel terzo caso si possono osservare delle piccole masse solide di colore grigio scuro distribuite sulla superficie del micelio (Figura 3A); quest’ultimi sono gli sclerozi. 

 in vitro
Figura 3 – Botrytis cinerea coltivata in vitro: A. Terreno PDA; B. Terreno MEA; C. Terreno CYA; D. Caffè (Fonte Beatrice Cavenago, Silvia Toffolatti, DiSAA, Università degli Studi di Milano).

Patogenesi

I conidi, a contatto con una nuova specie vegetale, possono germinare (Figura 4). Essi non derivano obbligatoriamente da colonie madri su piante della stessa specie, ma anche da altre, persino spontanee. La temperatura ideale per questo processo è tra 1°C e 30°C (18°C ottimale) in presenza di acqua; in mancanza di quest’ultima deve esserci almeno il 90% di umidità relativa. Da questo momento parte il processo infettivo del fungo. Botrytis cinerea ha una fase intracellulare determinata da ife settate di colore scuro (micelio); durante questa fase il micete produce enzimi peptolitici che attaccano e degradano la lamella mediana, rendendo così disponibili le sostanze utili per la crescita fungina e per la colonizzazione dei tessuti dell’ospite. Il fungo può produrre anche cellulasi che hanno azione sulla parete cellulare. Dopo questa fase, il micete sporula all’esterno dei tessuti sviluppando conidi e conidiofori, visibili ad occhio nudo come muffa grigia, per continuare la sua propagazione nell’ambiente.

Conidio di Botrytis cinerea germinato
Figura 4 – Conidio di Botrytis cinerea germinato visto al microscopio ottico (Fonte Beatrice Cavenago, Silvia Toffolatti, DiSAA, Università degli Studi di Milano).

Metodi di’identificazione

L’identificazione di Botrytis cinerea in campo e in stoccaggio è determinata dall’osservazione dei sintomi sulla coltura interessata; questa parte è già stata analizzata nel Paragrafo 2. Per quanto riguarda l’osservazione in vitro, il micete si riconosce grazie alla sua morfologia e la classica sporulazione color grigio; si potrebbe confondere con Mucor, che però ha una massa filamentosa di colore più chiaro e meno densa. Relativamente all’osservazione al microscopio ottico dei conidi del fungo, si può definire la loro forma come leggermente ovale, a ovulo, e di colore grigio (Figura 5).

Conidi di Botrytis cinerea
Figura 5 – Conidi di Botrytis cinerea in camera di Kova, microscopio ottico (Fonte Beatrice Cavenago, Silvia Toffolatti, DiSAA, Università degli Studi di Milano).

Prevenzione

A causa delle numerose forme di resistenza e di attacco prodotte da Botrytis cinerea, il suo controllo può essere molto complicato una volta che il micete è presente in campo. Oltre all’utilizzo di fitofarmaci antibotritici sulle colture suscettibili, l’agricoltura moderna ha portato alla valutazione di metodi agronomici per la riduzione delle infezioni e della diffusione di questo fungo:

  • Ridurre al minimo i ristagni d’acqua in campo;
  • Metodi di coltivazione che permettono l’aerazione della pianta e dei frutti;
  • Ridurre le concimazioni azotate;
  • Evitare le lesioni di tipo meccanico, soprattutto in frutti più suscettibili (punto di entrata del micete).

Per quanto concerne la vite, la scelta di portainnesti e determinati cloni che permettono di avere un grappolo con acini meno compatti, permettono di ridurre la possibilità d’infezione in quanto gli acini sono meno soggetti a lesioni. C’è da valutare anche che il diverso clima può determinare diversa pericolosità e diffusione di Botrytis cinerea, quindi coltivare in zone agricole o vitivinicole meno soggette al fungo può essere una buona mossa per evitare perdite di produzione. Durante lo stoccaggio è importante mantenere una temperatura bassa, circa di 0°C, che è sfavorevole al patogeno; è anche importante l’utilizzo di materiali atti a prevenire l’infezione. Il prodotto appena arrivato in magazzino spesso subisce un processo di abbattimento della temperatura in cella per contrastare possibili infezioni dei prodotti.

Danni economici

Le perdite di produzione a causa del fungo variano a seconda della pianta infettata, dal suo stadio vegetativo e dagli organi colpiti. Per di più se Botrytis cinerea colpisce durante lo stoccaggio, il danno sarà maggiore in quanto i frutti a contatto rendono più facile la trasmissione del micete. Successivamente alcuni dati statistici esemplificativi:

  • Actinidia kinensis (kiwi), perdite produttive fino al 20-30% dei frutti da mettere in commercio (in condizioni normali sono circa del 2%);
  • Fragraria x ananassa (fragola), danni fino al 60-80% della produzione;
  • Vitis vinifera (vite), se il grappolo ha una una percentuale di infezione superiore al 10% per uve rosse e 20% per uve bianche, non è possibile ottenere vino di qualità.

Fonti

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  • Bhaskara Reddy M.V, Belkacemi K, Corcuff R, Castaigne F, Arul J. (2000). Effect of pre-harvest chitosan spray on post-harvest infection of Botrytis cinerea and quality of strawberry fruit. Postharvest Biology and Technology, Vol. 20, pp. 39-51.
  • Chardonnet C.O, Sams C.E, Trigiano R.N, Conway W.S. (2000). Variety of three isolates Botrytis cinerea affects the inhibitory effects of calcium of this fungi. Phytopathology, Vol. 90, pp. 769-774.
  • Elad Y., Williamson B., Tudzynski P., Delen N. (2004). Botrytis: Biology, Pathology and Control, Speringer.
  • Michailides T.J, Elmer P.A.G. (2000). Botrytis gray mold of kiwifruit caused by Botrytis cinereal in the United States and New Zealand. Plant Disease, Vol. 84 No.3, pp. 208-223.
  • Pertot I, Elad Y, Tasin M. (2007). La muffa grigia della vite (Agricoltura intergrata). SafeCrop.
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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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