Ed eccoci ancora una volta a parlare con il dott. Gilberto Dalmaso, che dopo la video-intervista fatta durante l’evento PEC di Milano si è nuovamente prestato a parlare con noi.
“Buongiorno Dott. Gilberto Dalmaso, la ringraziamo per questa intervista con Microbiologia Italia. Vuole raccontarci un po’ del suo percorso formativo e di come è arrivato ad essere Global Life Science Scientific Officer?”
Buongiorno a voi di Microbiologia Italia. Sono il dott. Gilberto Dalmaso, vi ringrazio molto per questa intervista. Ho subito iniziato a lavorare dopo essermi diplomato in Chimica-Microbiologia al Bauli di Verona e dopo poco sono entrato in GSK di Verona nel laboratorio del controllo qualità microbiologico.
Dopo un lungo percorso durato 16 anni all’interno del laboratorio, con una buona gavetta e dopo aver visto quasi tutti i processi farmaceutici (dalle produzioni non sterili di quasi tutte le tipologie alle produzioni sterili liquide e “polveri”) e con ruoli in team internazionali di GSK, avevo deciso di affrontare una nuova sfida entrando nell’organizzazione di STERIS nello sviluppo di prodotti per la “sterility assurance”. Ho collaborato nello sviluppo della tecnologia VHP e nei prodotti per il controllo dei processi da un punto di vista microbiologico.
Dopo una breve ma intensa collaborazione in STERIS, sono rientrato in GSK nel sito di Parma come responsabile del laboratorio di microbiologia e dello Sterility assurance.
A Parma ho avuto la fortuna di collaborare con un team veramente eccezionale e con dei colleghi molto preparati, affrontando sfide molto importanti come l’apertura di nuove aree produttive asettiche e non asettiche abbastanza complesse.
Durante questo periodo sono state implementate tecnologie nuove nei processi produttivi e metodologie/strumentazioni di analisi microbiologiche alternative e rapide conseguendo l’approvazione di FDA e EMA. Il sito di Parma è stato inoltre approvato da AIFA per il rilascio parametrico di prodotti sterili, sterilizzati terminalmente (con l’eliminazione del test di sterilità).
Finita l’esperienza di GSK, per qualche anno ho cercato di dare il mio contributo di esperienza ed idee nel mondo farmaceutico collaborando con la società ALCO e IMALife (produttore di linee di produzione asettiche e non).
Infine, nel 2012 ho iniziato la mia collaborazione con Particle Measuring System per dare il mio contributo a sviluppare la divisione Life Science specialmente nelle produzioni farmaceutiche asettiche.
Ho cercato di sintetizzare il più possibile, ma ci sarebbero molte altre cose da raccontare.
“Dal suo eccellente curriculum siamo a conoscenza che lei supporta e collabora con diverse aziende farmaceutiche, in particolare per le produzioni asettiche. Dalla sua esperienza, come reputa la situazione delle aziende Italiane rispetto a quelle europee ed extraeuropee, da un punto di vista di manifatturiero e di qualità?“
Le aziende farmaceutiche italiane, specialmente dal punto di vista delle produzioni asettiche, sono abbastanza allineate, dal punto di vista produttivo e di qualità, a quelle europee in quanto siamo all’interno dell’EMA che ha allineato abbastanza le aziende farmaceutiche in Europa. Sono abbastanza convinto che dal punto di vista tecnologico e di knowhow siamo ancora competitivi rispetto gli Stati Uniti e ancora avanti rispetto i paesi asiatici.
Ma sono convinto che il tempo giocherà a favore delle aziende farmaceutiche asiatiche che nel medio termine cresceranno e si svilupperanno tecnologicamente molto di più rispetto a Noi se l’Europa non dovesse adottare politiche di investimenti importanti, specialmente quelli sull’istruzione e sulla formazione delle persone.
“Nell’ultima intervista con Microbiologia Italia durante l’evento PEC di Milano, lei ha espressamente dichiarato che sta conducendo una battaglia per far capire agli enti regolatori e all’opinione pubblica il ruolo fondamentale del Microbiologo. Come viene vista questa figura?“
Il Microbiologico Farmaceutico, specialmente nelle produzioni asettiche (e come produzioni asettiche mi riferisco a produzione di iniettabili, preparazioni oftalmiche, soluzioni per irrigazioni, soluzioni per emodialisi, prodotti topici per ferite aperte o applicazioni critiche, radiofarmaci, produzioni di farmaci per terapie avanzate), ha un ruolo direi fondamentale nel disegno dei prodotti e dei processi produttivi incluso il loro controllo.
Purtroppo, non vi è un chiaro percorso educativo all’interno della proposta formativa universitaria; questo porta al fatto che la formazione del Microbiologo Farmaceutico avviene all’interno delle aziende farmaceutiche.
Tutto questo porta al fatto che, secondo la mia modesta opinione, il Microbiologo all’interno delle aziende farmaceutiche soffre questa carenza e non è completamente considerato il suo ruolo come importanza strategica. Tutto questo si traduce in ridotti investimenti nell’innovazione tecnologica e di metodi analitici del laboratorio di microbiologia.
“Qual è, dalla sua esperienza, quel “quid” in più che il microbiologo può fornire alle aziende farmaceutiche o alimentari in cui lavora?“
Il Microbiologico Farmaceutico, come ho detto prima, ha un ruolo direi fondamentale nel disegno dei prodotti e dei processi produttivi incluso il loro controllo, il che significa ridurre le problematiche di contaminazioni microbiologiche dei prodotti (farmaceutici o alimentari) con un impatto importante sulla salute pubblica.
“Il Microbiologo deve quindi, per essere un supporto valido in azienda, continuare a formarsi. “Non si finisce mai di imparare” è una frase che spesso sentiamo dire, e quindi è valida anche e soprattutto per il microbiologo?”
Certamente che sì. Il microbiologo in ambito industriale utilizza metodologie analitiche sviluppate a fine del 1800.
Credo sia anche tardi nell’iniziare ad introdurre nell’ambito farmaceutico tecnologie più innovative che aumentano la sensibilità del controllo migliorando la conoscenza dei processi.
“Sempre dall’ultima intervista con Microbiologia Italia abbiamo ben compreso che ha a cuore il tema dell’informazione scientifica. Sappiamo bene che un’informazione scientifica errata può portare a disastri di ogni tipo. Cosa ne pensa lei al riguardo?”
Ovviamente l’informazione scientifica gioca un ruolo importante nella formazione delle persone specialmente quelle che operano nel Controllo Qualità e nell’Assicurazione della Qualità.
Ma anche per gli ispettori che sono deputati a verificare la compliance delle aziende alla corretta applicazione delle “Norme di Buona Fabbricazione” avere una corretta informazione scientifica è una buona cosa.
“Una delle problematiche che un’informazione scientifica ha creato, è stata quella di un’idea sempre più diffusa secondo la quale i vaccini “fanno male”. Cosa vuole dire a tutti I nostri followers riguardo questo argomento?”
Quando si parla di vaccini, si entra in un campo che, qualunque cosa tu dici, può essere interpretato male. Parlare di vaccini richiede un’analisi molto dettagliata e puntuale che non si può fare in due righe.
Quello che posso dire è che anche la produzione di vaccini può essere migliorata con una maggiore conoscenza dal punto di vista microbiologico dei processi e dei prodotti apportando tecnologie produttive e analitiche più innovative e più sensibili. Direi di fermarci qui.
“Sempre grazie ad un’informazione scientifica poco attenta, oggi abbiamo anche il problema dell’antibiotico-resistenza. Si ipotizza che nel 2050 ci saranno più morti per infezioni che di cancro. Secondo lei questi dati sono veritieri e cosa potremmo fare per invertire questa tendenza?”
Il problema dell’antibiotico resistenza non si scopre adesso ed è un’emergenza sanitaria. Da dati pubblicati su varie riviste scientifiche, l’Italia è prima in Europa per numero di morti legato all’antibiotico-resistenza: oltre 10mila i decessi che ogni anno si registrano per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici.
Nei Paesi dell’Unione Europea invece, si contano 33mila casi. L’antibiotico-resistenza costerà all’Italia 13 miliardi di dollari da qui al 2050. Ma si deve inoltre ridurre l’uso degli antibiotici anche in ambito veterinario in quanto noi assimiliamo gli antibiotici anche dalle carni che mangiamo.
“L’intervista è quasi terminata e vorremmo farle due ultime domande: cosa potrebbe consigliare a tutti coloro che stanno terminando gli studi universitari e volessero intraprendere il percorso della microbiologia?“
Bella domanda. Come detto l’offerta formativa per il Microbiologo Industriale (specialmente quello farmaceutico) è molto limitata. Consiglio di cercarsi dei “tutors” qualificati che li aiutino della ricerca della corretta offerta formativa e che offra loro una nuova visione di come dare il proprio contributo di idee all’interno delle aziende farmaceutiche in termini di credibilità e robustezza scientifica.
“Oggi è soddisfatto del suo percorso e se potesse cambierebbe qualcosa di quello che ha fatto finora?”
Ci ho pensato molto, ma la mia conclusione è stata che non cambierei niente di quello che ho fatto del mio percorso lavorativo. Ogni esperienza mi ha formato ed aiutato a capire sempre più il mondo in cui lavoro, che mi affascina ancora molto e nel quale c’è ancora molto da fare specialmente nella microbiologia.
“Grazie per il tempo dedicatoci, è stata davvero molto disponibile. L’intervista è terminata. Ha qualcos’altro da dire ai nostri lettori di Microbiologia Italia?”
Quello che dico sempre a tutti è di non smettere mai di inseguire i propri sogni e di continuare a studiare ed a formarsi. Non si finisce mai di imparare. Una continua “fame” di conoscenza dovrebbe essere alla base di ognuno di noi. Ovviamente una buona dose di entusiasmo in ciò che si fa e credere in sé stessi non fa mai male.
Io cerco sempre di affrontare i problemi che mi si presentano in maniera positiva e propositiva mettendoci un poco del mio per migliorare sempre più i farmaci e la loro sicurezza qualitativa. Un farmaco non sicuro può far male anche al sottoscritto e ai mie cari. E questo non lo voglio.
Grazie a voi di avermi dato questa ulteriore opportunità. Vi auguro un proficuo 2020 a voi e alla vostra rivista che apprezzo molto.