Insieme alla Biologa nutrizionista Caterina Ciliberti (figura 1), chiariamo alcune tematiche attuali inerenti alla relazione tra il Covid-19 e la salute umana. Da esperienze dirette si evince come la pandemia abbia inciso sul nostro sistema immunitario e stato nutrizionale.
“Buonasera Dott.ssa Caterina Ciliberti, grazie per aver accettato il nostro invito. Vuole raccontarci la sua esperienza professionale?”
Buonasera e grazie dell’invito. La mia esperienza professionale comincia nel 2011 e potremmo dire “in corsia” quando, da neolaureata e abilitata, mi ritrovai inoccupata (causa l’ultima crisi economica), ma al tempo stesso desiderosa di costruire il mio futuro. Fu la mia bramosia a spingermi a richiedere un tirocinio post laurea e, affascinata dal mondo del metabolismo, iniziai la mia esperienza nell’U.O. di Malattie Endocrino-Metaboliche dell’Università di Foggia. Fu in quei mesi che maturai l’idea di intraprendere la strada della ricerca.
Vinsi il concorso per il PhD in “Qualità degli Alimenti e Nutrizione Umana” e da lì iniziai la mia carriera, anche da libero professionista. Ho portato a termine il mio triennio di ricerca con la tesi dal titolo “Effects on glycometabolic and functional parameters of low glicemic index pasta formulation intake in patients with type 2 diabetes mellitus”. Sfruttando appieno il mio background e sviluppandolo su due filoni paralleli, unii le mie competenze di laboratorio nelle tecnologie alimentari e biochimica degli alimenti alla crescita clinica.
Conseguito il titolo di Dottore di Ricerca, ho continuato la mia attività di libero professionista, nel settore della nutrizione, della sicurezza alimentare (figura 2) e ho trasformato l’esperienza accademica nell’insegnamento, che rappresenta il mio lavoro aggiunto. Il binomio paziente-studente è ciò che mi spinge a continuare a crescere e soprattutto ad amare il mio lavoro.
“Secondo lei, ad oggi quanto è correlato il mondo dell’alimentazione con la microbiologia?”
Moltissimo, basti pensare alla gestione degli alimenti all’interno del nucleo domestico, dall’acquisto e trasporto dei food, alla conservazione e manipolazione degli stessi. Questo da una parte passa dalla bromatologia e biotecnologia alimentare, ma poi arriva a coinvolgere la stessa microbiologia generale e degli alimenti e di tutto questo il paziente arde di curiosità.
Le consulenze nutrizionali (fugura 3) non mirano soltanto all’educazione alimentare ma anche alla correlazione di quest’ultima con le GMP, l’igiene degli alimenti, la corretta conservazione e processazione degli stessi, il tutto in ambito domestico. Ciò permette di trasmettere al paziente i principi basiliari della microbiologia, per mirare alla prevenzione delle principali cross contamination e di conseguenza alle più comuni infezioni e tossinfezioni alimentari.
In particolare quest’anno, nel corso della pandemia, abbiamo avuto la conferma di quanto sia fondamentale per ognuno di noi, essere consapevoli delle buone prassi d’igiene.
“Parliamo di Covid, secondo lei lo stress causato da questa lunga pandemia, quanto ha inciso sulla salute dei suoi pazienti?”
Secondo la mia esperienza dell’ultimo anno ho sicuramente riscontrato un peggioramento nella valutazione dello stato nutrizionale del paziente medio, partendo dall’aumento del peso corporeo, causato contestualmente da un maggiore intake calorico e un minor dispendio energetico giornaliero. In particolare ho notato che i pazienti affetti da patologie di tipo psicosomatico, quali la sindrome da colon irritabile, le maldigestioni e malassorbimenti intestinali, la gastrite da Helicobacter pylori e in alcuni casi la conseguente evoluzione a ulcera, hanno subito un peggioramento in acuto dei sintomi, modifiche nella terapia farmacologica, l’aumento dei ricoveri.
E’ lo “stress da covid” che si porta dietro, soprattutto nei pazienti più giovani, la paura di affrontare viaggi di lavoro, pernottare nelle strutture ricettive che attualmente rappresentano ancora un punto critico nell’eziologia dei contagi, costruire nuovi stimoli per chi lavora in smart working da più di un anno e sta perdendo il contatto con la realtà e la convivialità e di affrontare nuove esperienze, professionali e di vita, in una prospettiva sana. L’ansia, lo stress e la noia che possono subentrare in questo momento possono favorire la comparsa o peggiorare, in chi già né soffre, il cosiddetto emotional eating, ossia il ricorso al cibo come meccanismo di compensazione attraverso cui regolare e ridurre le emozioni negative.
“In questo periodo, abbiamo sentito parlare spesso della vitamina D in correlazione al sistema immunitario, perché?”
Al momento non è stata verificata scientificamente nessuna correlazione riconosciuta tra vitamina D e Coronavirus, esistono solo ipotesi. Non si sa ancora inoltre, se la carenza di vitamina D renda più esposti al coronavirus e ai suoi effetti negativi. Sentiamo parlare di correlazione tra la vitamina D e il sistema immunitario in quanto, un deficit di questa vitamina risulta essere associato a un aumento delle infezioni in generale, anche virali, e che la supplementazione con vitamina D può ridurre le infezioni delle alte e basse vie aeree.
Purtroppo è quasi impossibile con la sola dieta controbilanciare l’ipovitaminosi D da ridotta esposizione alla luce solare. Non basta infatti aumentare l’apporto di alimenti quali pesce azzurro, olio di fegato di merluzzo, tuorlo d’uovo, carne di fegato, funghi (unica fonte vegetale di vitamina D) ma è sempre necessario effettuare una supplementazione per via orale, come raccomandato dalla attuale nota AIFA 96.
“Malattie metaboliche e covid, quali sono i rischi?”
Fra le malattie metaboliche, al di là della ipovitaminosi D, esistono altre condizioni che espongono a un rischio maggiore di evoluzione negativa della malattia Covid-19. Ad esempio il diabete mellito e l’obesità o la sindrome metabolica per i quadri più complessi, anche a causa del rischio aumentato di infezioni, possono evolvere in conseguenze cardio-vascolari.
Pur non essendoci attualmente dati che dimostrino che le persone obese si ammalino di Covid-19 più facilmente di quelle normopeso, sappiamo che l’obesità aumenta il rischio di sviluppare forme gravi di insufficienza respiratoria. L’obesità rappresenta innanzitutto uno stato di infiammazione cronica che, da una parte determina l’insorgenza di malattie metaboliche (dislipidemia, insulino resistenza, iperglicemia) e dall’altra altera le risposte immunitarie innate e adattive, indebolendo le difese dell’organismo dalle infezioni. Inoltre, l’aumento eccessivo della massa grassa toracica e addominale provoca cambiamenti sostanziali nella meccanica dei polmoni, che rendono più difficile la respirazione e quindi più probabili le complicanze respiratorie.
D’altro canto la storia in particolare della malattia diabetica ci insegna come questa sia associata, in generale, ad una maggiore predisposizione alle infezioni, per le quali è verosimile che l’età avanzata e la presenza di un diabete poco controllato, spesso associato a complicanze micro e macrovascolari, rappresentino dei fattori di rischio aggiuntivi. Aggiungerei che nei casi di sindrome metabolica direttamente correlata alla messa a punto di uno stile di vita sano, soprattutto per la prevenzione della stessa, risulti fondamentale l’aderenza alla Dieta Mediterranea, dove l’ossimoro introito-dispendio energetico potrebbe ridurre i rischi della progressione del quadro clinico del paziente e l’insorgere delle complicanze a lungo termine.
“Per il corretto funzionamento dei vaccini, ha dei consigli nutrizionali?”
Secondo il mio personale parere, la dieta da seguire per rafforzare il sistema immunitario e anche aiutare l’attecchimento dei vaccini, per produrre nell’organismo una risposta immunitaria che impedisca lo sviluppo futuro della malattia, resta lo stile di vita Mediterraneo, gold standard nel codice deontologico dei Biologi nonché patrimonio dell’Unesco. Esso fornisce un apporto ottimale di tutti i nutrienti che possono giocare un ruolo fondamentale nell’aumentare le nostre difese immunitarie: è infatti caratterizzato come risaputo, dall’abbondanza di alimenti vegetali (pane, pasta, verdure, legumi, frutta e frutti secchi, olio evo), un bilanciato consumo di pesce, di carne bianca, di latticini e uova, moderate quantità di carne rossa e modesto consumo di vino.
Inoltre possiamo aiutare il nostro sistema immunitario attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali e antiossidanti. In particolare, per alcune vitamine (Vit. A, C, E e D), per altri micronutrienti (zinco e selenio) e per i probiotici, sono state dimostrate proprietà immuno-stimolanti. L’assunzione di probiotici ovvero di microorganismi, soprattutto batteri, viventi e attivi (attraverso il consumo di yogurt e kefir, crauti, tempeh e soia fermentata) sembra avere un ruolo specifico nella regolazione del microbiota intestinale, con un conseguente effetto immunomodulatore. Per vivere e proliferare sappiamo inoltre che i probiotici hanno bisogno di un corretto nutrimento, ovvero di prebiotici, fibre alimentari non digeribili (FOS), che si trovano in alcuni alimenti, in particolare porri, aglio, cipolla, fagioli e banane.
Il giusto connubio tra i suddetti potrebbe essere l’anello di congiunzione tra nutrizione e vaccinazione anti Covid-19? Aspettiamo gli esiti degli studi di popolazione dei prossimi mesi e certamente saremo in grado di valutare con certezza e in un quadro più organico, anche questo aspetto.
“Dott.ssa Caterina Ciliberti, grazie per aver condiviso con noi tematiche di attuale interesse. Cosa vuole consigliare ai nostri lettori?”
Di non mollare, di riprendere in mano le nostre vite e ripartire, di salvaguardare la nostra salute per non permettere a questa pandemia di spezzare, quella che io chiamo la tetrade salute-lavoro amore-famiglia, su cui deve reggersi il nostro presente e fiorire il nostro futuro. Per fare questo non c’è bisogno di “rumore”.
Il più bel complimento professionale che ho ricevuto nella mia carriera è stato quello del mio commiato Professore Mauro Cignarelli il quale, all’atto di firmare la mia tesi di Dottorato, per la prima volta mi ringraziò ma per quella, che Lui definiva e che ho compreso soltanto oggi, essere stata la mia “efficienza silenziosa”.
Veronica Nerino