Intervista al Dott. Stefano Bertacchi, autore dei libri “Geneticamente modificati“, “Piccoli geni” e la sua nuova uscita “50 grandi idee biotecnologie“, di cui parleremo in questo articolo!
Ciao Stefano e ben tornato a Microbiologia Italia! Nel 2020 ci hai parlato della tua visione sulla divulgazione scientifica, cos’è cambiato da allora?
Ciao, è un piacere tornare ospite sul vostro sito! Dalla nostra intervista di febbraio 2020 ho ottenuto il Dottorato (yeah!) e pubblicato il libro sui microrganismi che vi avevo anticipato in anteprima assoluta (Piccoli geni – alla scoperta dei microrganismi, Hoepli 2021)! Ah, e poi in mezza c’è stata solo una pandemia che ha completamente rimescolato le carte della società e della ricerca, una cosa da niente proprio… è cambiata abbastanza la situazione nel senso che la divulgazione ha avuto un ruolo ancor maggiore nella narrazione di questo fatto e delle sue mille sfaccettature, sia quando e stata fatta bene che male.
Rileggendo cosa vi dissi in quell’occasione però confermo tutto, perché di fatto i concetti di base, quasi teorici, sono rimasti gli stessi. Sono quindi contento di aver sviluppato tale forma mentis prima di quando è stato ancora più importante per il grande pubblico, e spero di essere riuscito a trasmettere tali principi a chi mi segue sia prima che durante la pandemia, soprattutto nei suoi momenti più difficile.
Ti abbiamo contattato principalmente perché è uscito il tuo nuovo libro: 50 grandi idee biotecnologie! Ce ne puoi parlare?
Sempre da allora ho pubblicato un ulteriore libro, nel dicembre 2021 con Dedalo: fa parte di una collana internazionale chiamata “50 grandi idee” (Fig. 2). Sono felice di essere il primo autore italiano di questa serie, con un libro dedicato alle biotecnologie a tutto tondo. In questo libro approfondisco temi complessi e per forza di cose tecnici, come l’editing genomico e la diagnostica molecolare, basata su metodiche come l’uso di anticorpi monoclonali e la PCR, ormai sulla bocca di tutti dall’inizio della pandemia. Ho reputato quindi fondamentale mettere in ordine certi argomenti, fornendo uno strumento utile al pubblico.
Il tuo libro ha una struttura un po’ giornalistica, come se ogni capitolo fosse un articolo su una rivista. Pensi sia un formato più accessibile e apprezzato dalle persone che si approcciano la prima volta a questi argomenti?
Il formato in 50 capitoli tra loro separati permette di creare “stanze” in cui affrontare vari aspetti delle biotecnologie, fortemente caratterizzate dalla multidisciplinarietà. Sicuramente è una lettura diversa rispetto ai miei due libri precedenti, in cui è presente una struttura più letteraria. In questo caso reputo che sia un formato utile per approfondire alcuni argomenti specifici, come la terapia genica, le nanotecnologie o i microrganismi geneticamente modificati.
Ma andiamo più nello specifico dell’argomento del libro: le biotecnologie. A tuo parere, la gente sa di cosa si tratta? Tu come spiegheresti questa disciplina?
Ormai una parola diffusa tra il pubblico, ma sempre con un alone di mistero. La maggior parte delle persone associa il termine agli OGM, talvolta con un’accezione negativa. In questo libro cerco di spiegare come in primis gli OGM non sono quei mostri che vengono spesso raccontati, ma che possono essere utili in molti settori, compreso quello ambientale. Inoltre, le biotecnologie non sono solo modificazione genetica di virus, microrganismi, piante e animali, ma anche l’uso di cellule o parti di esse per l’ottenimento di prodotti utili agli umani. Che possono essere semplicemente la produzione del pane o dello yogurt, ma anche l’uso di particolari virus come fitofarmaci.
Spesso il concetto di biotecnologie spaventa. Tu come avvicineresti le persone a questo mondo?
Cerco di dissipare questi timori facendo esempi pratici, come quelli che coinvolgono la produzione della birra o di altri fermentati. Ma anche raccontando come le biotecnologie mediche hanno rivoluzionato il settore della salute e continueranno a farlo: dalla produzione di farmaci e vaccini ricombinanti alla terapia genica e cellulare, le opzioni a nostra disposizione sono sempre maggiori.
Hai un capitolo preferito? Qual è il tuo argomento preferito in questo ambito?
Un capitolo che mi è piaciuto molto da scrivere è stato quello dedicato ai virus GM, in quanto ho sfruttato i personaggi della banda di Lupin III come aggancio pop per spiegare questo mondo. All’interno dell’ambito mi affascina molto l’uso di virus per lo screening di molecole di interesse. Poi ovviamente tutti quelli che riguardano le biotecnologie industriali essendo il mio ambito di ricerca, in particolare sono contento di aver anche avuto spazio di approfondire cosa accade all’interno della farina quando aggiungi l’acqua: una magia per millenni invisibile ai nostri occhi umani.
Hai qualche consiglio per chi decidesse di intraprendere un percorso di studi nel campo delle biotecnologie?
Di aspettarsi un po’ di tutto e di avere una visione a 360° del mondo che ci circonda: le biotecnologie aprono molte strade e la forma mentis vincente che sviluppiamo come figura professionale è proprio riuscire a conciliare molti aspetti diversi, dalla ricerca all’economia, passando per le normative e l’etica.
Ringraziandoti di questo intervento vorremmo chiederti quali sono le tue prospettive future, augurandoci di sentirci presto per un nuovo libro!
Grazie a voi per l’intervista! In questo momento sono focalizzato sul mio progetto di ricerca come post-doc presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, che coinvolge la modificazione di microrganismi mediante un approccio di biologia sintetica. Per quanto riguarda lato divulgazione continuare con eventi, spettacoli e presentazioni dei miei libri pubblicati nel 2021: per il prossimo credo mi prenderò una pausa nel 2022, quindi nel caso a risentirci nel 2023!