In quest’articolo vi proponiamo un’interessante intervista alla dott.ssa Francesca Chiara, Direttore dell’Antimicrobial Stewardship Project per il Center for Infectious Disease Research and Policy (CIDRAP).
Milanese, laureata in Biotecnologie Farmaceutiche, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in Neuroscienze alla University College London, nel 2017 inizia un nuovo percorso professionale con la Wellcome Trust, dedicandosi allo studio dell’antimicrobial resistance (AMR, resistenza antimicrobica) e conseguendo un Master in Public Health presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine.
Buongiorno dott.ssa Chiara, la ringrazio per aver accettato il nostro invito a partecipare a questa intervista. Racconti pure ai nostri lettori qual è stato il suo ruolo, quali sono stati i principali progetti che ha condotto per la Wellcome Trust.
Grazie a voi per l’invito.
La Wellcome Trust è una fondazione con sede a Londra che ha lo scopo di finanziare la ricerca biomedica per risolvere problemi urgenti di salute globale. In questo contesto, a partire dal 2017 ho avuto l’opportunità di sviluppare un ampio progetto internazionale sull’AMR, in collaborazione con i Governi di vari Paesi in Europa, in Africa e in Asia.
In particolare ho coordinato un think tank, il Surveillance and Epidemiology of Drug Resistant Infections Consortium, che ha unito esperti internazionali per sviluppare idee e produrre informazioni destinate ai policy makers. Lo scopo era quello di rafforzare i sistemi di sorveglianza e monitoraggio delle resistenza antibiotiche, in particolare nei Paesi a reddito medio-basso, che hanno una scarsa capacità di accesso, raccolta e condivisione dei dati di laboratorio.
Nel 2019 ho condotto un altro progetto, in collaborazione con importanti aziende farmaceutiche e biotecnologiche, per la realizzazione dell’AMR Register. L’obiettivo era quello di rendere disponibili e accessibili i numerosi dati sulla sensibilità agli antibiotici a loro disposizione.
Recentemente Vivli, un’organizzazione per la condivisione di dati clinici, ha realizzato una piattaforma on-line per consentire a istituti di ricerca, governi e organizzazioni come la World Health Organization (WHO) di accedere a tali dati. È un grande risultato. Inoltre, alcuni di questi dati sono stati usati da Murray e dal suo gruppo di ricerca per ottenere le stime del global burden dell’AMR attraverso uno studio che è stato pubblicato su The Lancet.
Nel 2021 inizia una nuova esperienza presso il Center for Infectious Disease Research and Policy (CIDRAP).
Il CIDRAP si occupa di tradurre evidenze scientifiche nell’ambito delle malattie infettive in informazioni utili ai policy makers per implementare interventi sostenibili a livello di salute pubblica.
Da un anno ricopro il ruolo di Direttore dell’Antimicrobial Stewardship Project, il cui scopo è quello di fornire informazioni aggiornate, accurate e complete sull’argomento, non solo agli operatori sanitari. Anche e soprattutto il pubblico generale e i pazienti sono il nostro destinatario: è fondamentale far comprendere loro il significato e le implicazioni dell’AMR e il contributo che essi stessi possono dare per contrastare questo grave problema.
Recentemente abbiamo pubblicato sul nostro sito web un Communication Toolkit sulla resistenza antibiotica, con infografiche, poster e un video per fornire a medici e pazienti informazioni chiave in un formato chiaro e facilmente accessibile.
Stiamo anche collaborando con Students Against Superbugs, un’iniziativa guidata da studenti che ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di questo problema in Africa. In questo continente infatti i giovani rappresentano la maggioranza della popolazione. Loro saranno i futuri leader e stakeholder ed è perciò fondamentale sensibilizzarli presto a questo problema e coinvolgerli attivamente nelle loro comunità.
La risposta all’AMR richiede una governance coordinata, efficace e sostenibile a livello globale. Alla luce di questo, qual è il ruolo dei programmi di sorveglianza e monitoraggio?
I programmi sorveglianza e monitoraggio sono fondamentali per informare i policy makers e impostare adeguate risposte di prevenzione e controllo delle infezioni. Lo abbiamo visto con la pandemia da CoViD-19.
Nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato il Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System (GLASS) che ha lo scopo di raccogliere, analizzare, interpretare e condividere i dati delle resistenze antimicrobiche fornite dai Paesi. In questo modo è possibile valutare la diffusione dell’AMR e monitorare l’impatto delle strategie implementate a livello locale, nazionale e globale.
Tuttavia molti Paesi a reddito medio-basso hanno bisogno di altre risorse per equipaggiare adeguatamente i propri laboratori di microbiologia e noi non possiamo ignorare le criticità che sono costretti a fronteggiare questi Paesi. L’AMR è un problema globale, senza frontiere.
Secondo lei, quanto è importante l’implementazione di progetti di community awareness, che abbiano come obiettivo la sensibilizzazione, l’aumento della conoscenza e della consapevolezza delle persone nei confronti del problema dell’AMR?
La partecipazione del pubblico è fondamentale. Purtroppo l’AMR è un problema molto complesso e difficile da spiegare con una terminologia semplice ed accessibile a tutti.
C’è molto lavoro da fare sul piano della comunicazione: è importante aiutare le persone a comprendere a fondo questo problema, permettere loro di acquisire conoscenze e competenze per diventare veri e propri advocates of change nella vita quotidiana.
Qual è oggi la sfida più grande nell’affrontare l’AMR?
Questa è una domanda difficile, perché le sfide sono tante.
Sicuramente la sfida più grande è arrivare a creare un movimento globale guidato dalle persone, come succede per altre emergenze globali. Per esempio mi riferisco al cambiamento climatico, dove il pubblico partecipa attivamente e direttamente nel convincere i governi a cambiare le loro politiche.
Considerando il fenomeno dell’AMR, a suo parere quali sono le prospettive a lungo termine? Quali sono le sue speranze?
Sette anni fa ho iniziato a lavorare nell’ambito dell’AMR e i cambiamenti che ho visto sono stati tanti.
La WHO per esempio ha pubblicato il Global Action Plan on Antimicrobial Resistance, spingendo i governi a sviluppare e implementare piani d’azione locali e nazionali per contrastare l’AMR.
Sono ottimista, ci saranno altri cambiamenti in futuro, altri progressi nella giusta direzione. La collaborazione tra Paesi deve intensificarsi, per incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi antimicrobici, ma anche nell’ambito dell’education, per aumentare la consapevolezza delle persone verso l’AMR.
Ha un sogno nel cassetto? C’è qualcosa in particolare che spera di realizzare nel futuro, un obiettivo da raggiungere?
È difficile prevedere il futuro. Spero di continuare a lavorare in questo settore.
Non nascondo che un domani mi piacerebbe fare ritorno in Italia. E magari poter rappresentare il mio Paese a livello internazionale, contribuendo a nuovi progetti per contrastare la diffusione dell’AMR.
Fonti immagini
- Figura in evidenza e Figura 1. Figura 1 – La dott.ssa Francesca Chiara, Direttore dell’Antimicrobial Stewardship Project per il CIDRAP. Fotografia per gentile concessione di Francesca Chiara.
- Figura 2 – Infografica tratta dal CIDRAP-ASP Communication Toolkit sulla resistenza antibiotica. Fonte: CIDRAP Antimicrobial Stewardship Project. https://www.cidrap.umn.edu/asp