Microbiota e pelle di squalo: l’intesa vincente contro le infezioni

Correlazione tra il microbiota e la pelle di squalo

Da sempre lo squalo è considerato i killer numero uno dei mari (superato nella catena alimentare solo dalle orche). Sono creature dalle straordinarie capacità e la varietà delle loro specie dimostra come questo gruppo di pesci predatori si sia adattato ed evoluto in milioni di anni.

Ad oggi gli squali sono distribuiti in quasi tutte le acque del mondo, perlopiù salate (ma esistono anche specie di squalo di acqua dolce). La natura ha concesso a questi pesci svariati strumenti, dall’arsenale di denti che si rigenerano per tutto l’arco della vita, alle straordinarie abilità sensoriali come il fiuto del sangue, la percezione delle vibrazioni dell’acqua ed anche un’ottima vista. Oltre a tutto questo, gli squali posseggono grandi capacità rigenerative: le loro cellule possono duplicarsi velocemente e ricostruire tessuti danneggiati.

Oltretutto sono creature che molto difficilmente si ammalano e, nel caso delle ferite aperte, molto raramente queste si infettano. Una dote immunitaria che sembra essergli concessa dal microbiota, ossia la flora batterica, che abita tra le scaglie della loro pelle.

Lo studio del microbiota dello squalo

Il centro di ricerca del Mar Rosso KAUST (Università King Abdullah per la Scienza e la Tecnologia) ha attuato una ricerca su un gruppo di Carcharhinus melanopterus, comunemente conosciuti come squali pinna nera del reef, i quali popolano le acque intorno alle isole Seychelles. Il team di ricercatori ha collezionato campioni di mucosa epiteliale di vari soggetti, feriti e non, analizzandone la comunità microbica che la abitava (Fig.1). Tramite la tecnica 16S rRNA hanno quindi sequenziato il microbioma della pelle dei vari squali, comparando i batteri presenti sui campioni prelevati da branchie e dorso di soggetti sani e soggetti aventi ferite e cicatrici.

ricercatore intento a prelevare un campione di muco dalla pelle di squalo
Figura 1 – ricercatore intento a prelevare un campione di muco dalla pelle di squalo.

Il risultato

Sorprendentemente, l’analisi ha appurato che la comunità microbica rimane invariata su campioni di dorso e di branchie, feriti o integri. Ciò significa che, durante il processo di cicatrizzazione, la pelle degli squali non viene infettata da patogeni.

In altre parole, il microbiota presente nel tessuto epiteliale dello squalo salvaguarda l’immunità degli squali stessi. Tuttavia, se è vero che la comunità microbica non varia dalle pelli sane a quelle ferite, è stato invece dimostrato dallo stesso studio che essa risulta differente in soggetti della stessa specie ma lontani geograficamente.

Squali pinna nera del reef che occupano zone di mare distanti anche solo pochi chilometri presentavano infatti alcune specie differenti nel microbiota della pelle.

Conclusione

La teoria emersa dallo studio sostiene che il microbiota giochi un ruolo fondamentale nel proteggere le ferite degli squali dalle infezioni. A livello di comunità batterica è stato isolato un core skin microbiome, ossia un solido gruppo di microorganismi sempre presenti in tutti gli squali.

A quest’ultimo si affianca una parte variabile di microbiota, ossia alcune specie presenti in determinati soggetti piuttosto che in altri. Questa differenza dipende principalmente dall’habitat, in quanto gruppi di squali che vivono a poche miglia l’uno dall’altro possono variare il microbiota della pelle in base alla temperatura delle acque, le correnti, l’alimentazione.

I ricercatori hanno quindi concluso che i risultati ottenuti sono solo l’inizio di uno studio che può portare alla luce numerosi nuovi dettagli sul rapporto tra squali e batteri.

Bibliografia

  • Pogoreutz, C., Gore, M.A., Perna, G., Millar, C., Nestler, R., Ormond, R.F., Clarke, C.R. & Voolstra, C.R. Similar bacterial communities on healthy and injured skin of black tip reef sharks. Animal Microbiome 1, 9 (2019).|
  • https://www.microbiologiaitalia.it/altro/nei-rossi/
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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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