Caratteristiche generali
Una fitopatia crittogama molto diffusa nel regno vegetale è il marciume dei frutti da Monilia (Fig. 1), il quale colpisce prevalentemente Pomacee e Drupacee. I danni che l’avversità causa si riscontrano principalmente a carico dei frutti e possono manifestarsi sia sulla pianta che in post raccolta. Questa malattia vegetale è nota anche con il nome di marciume bruno o moniliosi, a causa della sintomatologia provocata, e del suo agente eziologico appartenente al genere Monilia. Il responsabile di questa avversità è infatti un fungo ubiquitario chiamato Monilia fructigena; benché non sia l’unico micete a causare questi marciumi, M. fructigena risulta la specie più diffusa in Europa e in molte regioni del nostro paese. In Italia alcune opere pittoriche del 1600 ritraggono frutti colpiti da marciumi da Monilia, pertanto i quadri forniscono delle testimonianze artistiche della presenza di tale avversità già dai tempi antichi.
Agente patogeno
Il marciume dei frutti è causato da funghi ascomiceti appartenenti al genere Monilia. Le specie responsabili di questa fitopatia sono numerose, tra cui, Monilia fructigena, Monilia laxa, Monilia fructicola, nonché Monilia mespili e Monilia polystroma. In questo articolo ci concentreremo su M. fructigena (Fig. 2): questa specie ha come organo target i frutti; rispetto ad altre Monilie, il micete si sviluppa a temperature più basse. Morfologicamente l’ascomicete è di colore bianco beige con forma circolare e margini ben definiti. Oltre a questo, altri caratteri distintivi possono essere il numero e le dimensione dei conidi e le piante ospiti. In alternativa possono essere svolte delle analisi molecolari quali PCR o RT-PCR le quali permettono di ottenere un’identificazione univoca. Infine, il fungo si moltiplica tramite riproduzione asessuata, generando conidi, ma in primavera è in grado di riprodursi anche in modo sessuato portando alla formazione di aschi e ascospore.
Sviluppo della fitopatia
Il marciume da Monilia viene trasmesso tramite frutta infetta e materiale di propagazione. Pertanto, conoscere il ciclo di sviluppo di M. fructigena permette di organizzare una corretta gestione dell’avversità e prevenirne la diffusione. In campo, le prime infezioni si osservano in primavera, soprattutto in annate molto piovose; il fungo sverna all’interno dei frutti mummificati dell’anno precedente, situati a terra o sull’albero. Tramite la produzione di conidi o ascospore il fungo si diffonde sui fiori penetrando nei tessuti vegetali tramite aperture naturali come stomi e cuticola o da ferite. La diffusione delle spore può avvenire passivamente tramite vento, pioggia, animali o insetti. Successivamente le spore germinano determinando l’imbrunimento dell’organo fiorale. In estate, se le condizioni ambientali risultano favorevoli, avviene una nuova produzione di conidi, causando infezioni secondarie a carico dei frutti, le quali si ripetono numerose volte permettendo al patogeno di compiere più generazioni all’anno.
Condizioni ambientali
Lo sviluppo di M. fructicola, agente fitopatogeno del marciume dei frutti, è fortemente influenzato dalle condizioni ambientali quali temperatura e umidità, ma anche pioggia, vento e luce. Il vento trasporta i conidi rapidamente a lunga distanza, stessa funzione ricoprono le gocce di pioggia, le quali oltre a fungere da vettore in un’area circoscritta, garantiscono l’umidità adeguata per la germinazione delle spore e il successivo sviluppo del micelio. A differenza di altre specie appartenenti al genere Monilia, questo ascomicete necessita di climi umidi non eccessivamente caldi; per questo motivo le infezioni si possono sviluppare per un periodo ampio durante l’anno. La formazione dei conidi può avvenire a partire dai 5 °C con un optimum di germinazione di 18-20 °C: con queste temperature il micelio matura in 3 giorni circa. Qualora le condizioni non dovessero essere favorevoli, le spore possono rimanere vitali fino a 20 giorni.
Sintomatologia e danni
Monilia fructigena causa danni principalmente a carico dei frutti, può inoltre attaccare altri organi della pianta quali fiori, foglie, gemme nonché rami. I frutti risultano particolarmente suscettibili in fase di maturazione, essi mostrano inizialmente aree tondeggianti marroni in prossimità della regione di ingresso del fungo. Successivamente in corrispondenza di tali marciumi si sviluppa il micelio e i conidi, i quali appaiono come aree in rilievo grigio-marrone ricoperte di muffa. Con elevata umidità la superficie del frutto marcisce nel giro di alcuni giorni fino a degradarsi completamente. Infine, il frutto può mummificarsi come conseguenza della perdita di acqua (Fig. 3); il frutto completamente secco rimane spesso attaccato alla pianta fino alla stagione successiva. I danni sopra descritti causano come conseguenza perdite economiche determinate sia alla diminuzione dei frutti dovuta all’appassimenti dei fiori infetti, soprattutto nelle infezioni precoci, sia alla perdita di frutta in campo e in post raccolta.
Piante ospiti
Le infezioni causate ma Monilia colpiscono principalmente piante appartenenti alla famiglia delle Drupacee come susino (Prunus domestica), ciliegio (Prunus avium), pesco (Prunus persica) e albicocco (Prunus armeniaca), ma anche Pomacee come melo (Malus domestica), pero (Pyrus communis) e cotogno (Cydonia oblonga). Con condizioni ottimali il fungo può infettare anche alcune specie appartenenti alla famiglia delle Rosacee nonché alcune piante selvatiche, le quali possono fungere da inoculo soprattutto se in prossimità dei frutteti.
Prevenzione, controllo e metodi di lotta
I primi interventi per prevenire lo sviluppo del marciume da Monilia fructigena consistono nella rimozione dei frutti e degli organi infetti, i quali rappresentano la prima fonte di inoculo. In campo è importante utilizzando cultivar poco sensibili se presenti, garantire una corretta concimazione, evitare le irrigazioni sopra chioma e svolgere delle potature adeguate le quali permettano una corretta ventilazione e luminosità della chioma. Parallelamente, per limitare l’ingresso di funghi patogeni, è importante evitare danni e rotture dei frutti in post raccolta garantendo, inoltre, condizioni di stoccaggio ottimali in termini di temperatura e atmosfera controllata. Per quanto riguarda la lotta diretta si possono utilizzare agrofarmaci tra cui fungicidi a base di rame e di zolfo, utilizzati soprattutto nel periodo invernale. Infine, i metodi di biocontrollo prevedono l’utilizzo di microrganismi quali Bacillus subtilis o Bacillus amyloliquefaciens.
Fonti
- https://eppo.int;
- https://www.cabi.org;
- Holb IJ.”The brown rot fungi of fruit crops (Monilinia spp.) II. Important features of their epidemiology” International Journal of Horticultural Science, 2004;
- Liu Zhi Heng et al. “Biological characteristics of Monilia fructigena as pathogen of brown rot in sweet cherry” Journal of Fruit Science 2012 Vol. 29 No. 3 pp. 423-427 ref.10;
- Côté M-J. et al “Identification of Monilinia fructigena, M. fructicola, M. laxa, and Monilia polystroma on Inoculated and Naturally Infected Fruit Using Multiplex PCR” Plant Disease / November 2004 pp. 1219-1225;
- Aiello D. et al.”Postharvest biocontrol ability of Pseudomonas synxantha against Monilinia fructicola and Monilinia fructigena on stone fruit” Postharvest Biology and Technology, Volume 149, March 2019, Pages 83-89;
- “Bacillus subtilis as biological control agent of phytopathogenic fungi” Biocontrol of Bacterial Plant Diseases, 1st Symposium 2005.