Caratteristiche generali
Sono numerose le fitopatie causate dagli afidi: si tratta di insetti di piccole dimensioni, spesso conosciuti con il nome di pidocchi delle piante (Fig. 1). Questi insetti sono in grado di colonizzare velocemente numerose specie vegetali fungendo inoltre da vettori di fitovirus come ad esempio la vaiolatura delle drupacee (PPV), il virus Y della patata (PVY) e molti altri; per questo motivo rappresentano una vera e propria minaccia per le coltivazioni orticole, frutticole e florovivaistiche. Gli afidi causano inoltre danni alle piante sottraendo linfa, causando malformazioni degli organi vegetali e imbrattando le foglie con melata. Questi insetti fitomizi appartengono alla superfamiglia degli Aphidoidea, sono diffusi in ogni parte del globo e in gran numero grazie alla loro prolificità e velocità di riproduzione. Sia a causa della facilità di diffusione degli afidi, sia per la loro pericolosità per le piante, è importante riconoscerli, permettendo di svolgere un controllo efficace.
Descrizione del vettore
Gli afidi sono insetti appartenenti all’ordine dei rincoti omotteri, superfamiglia Aphidoidea. Gli adulti hanno dimensioni di circa 2-3 mm e presentano esoscheletro fragile. Morfologicamente possiamo osservare un capo provvisto di ocelli, occhi composti e un apparato boccale pungente succhiante dotato di rostro, il quale durante l’attività trofica viene inserito nei tessuti vegetali. Le antenne, disposte in modo ricurvo lungo il corpo, sono un carattere utilizzato per la classificazione: esse hanno una forma allungata e sottile, presentano sensilli differenti secondo la specie. L’insetto può essere attero oppure può presentare delle ali membranose situate sul torace (Fig. 2, 3). Questa differenza morfologica può verificarsi sia tra individui femminili che maschili. L’addome è composto da 9 uriti dove sono talvolta situati processi detti sifoni utilizzati dall’insetto come difesa (produzione di feromoni o cera). Nell’ultimo urite è invece presente una codicola con funzioni di allontanamento della melata.
Gli afidi presentono uno sviluppo postembrionale con stadi di neanide e ninfa. Questi stadi giovanili sono morfologicamente molto simili agli adulti non presentano però codicola e sifoni e hanno inoltre un numero ridotto di antennomeri. Un ulteriore caratteristica degli afidi, tipica di molti insetti, consiste nella presenza all’interno del proprio intestino di batteri simbionti appartenenti soprattutto al genere Buchnera, i quali attraverso una simbiosi mutualistica aiutano gli afidi fornendo aminoacidi essenziali in cambio di protezione.
Ciclo biologico
Il ciclo di sviluppo dei pidocchi delle piante è molto breve, dalla durata di 7-10 giorni; grazie a questa rapidità, e alla possibilità di riprodursi in modo asessuato, le colonie di afidi si sviluppano sempre numerose infestando solitamente gli organi giovani della pianta. Gli afidi infatti possono riprodursi sia per partenogenesi che per anfigonia, comprendendo sia specie vivipare che ovovivipare. Il ciclo completo, definito olociclo, è il più diffuso e si presenta durante il periodo primaverile ed estivo. Si definisce, inoltre, ciclo monoico se si svolge su una sola pianta ospite o dioico se avviene su due o più specie vegetali.
Il ciclo inizia con femmine fondatrici, le quali si riproducono per partenogenesi producendo figlie femmine. La nuova generazione (virginopara) può essere attera o alata, anche in questo caso si osserva una riproduzione per partenogenesi: se la prole è alata si sposterà su un ospite secondario colonizzandolo. Le virignopare generano delle femmine sessupare le quali possono essere di tre tipologie:
- alate (ginopare), possono riprodursi per partenogenesi producendo femmine,
- attere (andropare), possono generare per partenogenesi maschi alati,
- oppure attere o alate dette anfipare se generano per partenogenesi maschi o femmine anfigoniche. Queste ultime si riproducono in modo sessuale con i maschi creando variazione genica. La predominanza di forme alate si osserva quando la pianta, eccessivamente colonizzata, fornisce una scarsa risorsa trofica. In corrispondenza dell’inverno viene prodotto un uovo durevole il quale ha la funzione di protezione permettendo la sopravvivenza dell’insetto durante i mesi invernali.
Danni
I danni diretti causati dagli afidi sono visibili soprattutto nel caso di infestazione elevata. Si osservano ingiallimenti o appassimenti della foglia a causa della sottrazione di linfa, accorciamento della lunghezza degli internodi e diminuzione della lamina fogliare. Benché di norma le leggere infestazioni non creino elevati danni diretti, alcune specie vegetali molto sensibile sono suscettibili all’attacco degli afidi e le punture trofiche causano malformazioni e accartocciamenti soprattutto nei germogli. Queste malformazioni sono dovute al rilascio di saliva da parte dell’insetto. I danni indiretti sono determinati dalla melata, la quale, oltre a ridurre la capacità fotosintetica della pianta, può portare alla formazione di funghi di colore scuro, detti fumaggini. Infine, i danni indiretti più temibili provocati dagli afidi sono quelli causati dalla trasmissione di virus: gli afidi infatti sono i principali vettori di virosi, pericolosi per le piante con conseguenti ripercussioni economiche per l’uomo.
Gli afidi sono vettori per eccellenza, possono svolgere trasmissione non persistente, semipersistente, nonché persistente. Essi acquisiscono il virus durante le punture di assaggio e l’attività trofica vera e propria. Quando l’afide si nutre su una pianta infetta acquisisce il virus il quale può rimane nello stiletto o diffondersi per l’organismo e successivamente venire trasmesso per un tempo variabile a seconda delle modalità di trasmissione. Inoltre, l’infezione virale rende gli afidi molto più fecondi aumentando ancora una volta la possibilità di trasmissione.
Piante ospiti
I pidocchi delle piante sono specie molto polifaghe con un’estesa gamma di ospiti. Ciononostante, molte specie di afidi prediligono delle tipologie di colture, ad esempio Myzus persicae, o afide verde, è molto presente su piante orticole e ornamentali, Aphis gossypii o afide del cotone predilige le cucurbitacee, Aphis fabae colonizza leguminose e orticole, mentre Macrosiphum euphorbiae infesta tipicamente solanacee e ornamentali. Questi sono solo alcuni esempi, l’elenco di specie di afidi e di piante ospiti è veramente lungo.
Prevenzione, monitoraggio lotta
Il controllo visivo degli afidi permette di limitare la diffusione della popolazione verificando la presenza di insetti alati o monitorando il numero di femmine, soprattutto sulle gemme e sui nuovi germogli, luoghi prediletti dagli afidi. I metodi di controllo dell’insetto consistono sia nell’utilizzo di agrofarmaci, i quali agiscono per contatto danneggiando l’esoscheletro dell’afide. Oppure tramite biocontrollo utilizzando insetti antagonisti in grado di predare gli afidi. Ne sono l’esempio più conosciuto le coccinelle, predatrici voraci in ogni fase di sviluppo (Fig. 4). Risultano inoltre importanti le operazioni agronomiche e gli interventi fisici i quali riducono l’incidenza della popolazione: la difesa fisica può essere fatta ad esempio con pannelli gialli distribuiti sul terreno i quali agiscono confondendo gli afidi; questo avviene poichè le forme alate sono attratte dalle lunghezze d’onda del giallo.
Curiosità
La melata prodotta dagli afidi e da altri insetti appartenenti all’ordine dei rincoti è una sostanza vischiosa e zuccherina rilasciata come scarto, a seguito della suzione di linfa dei tessuti vegetali. Come anticipatamente detto, questa sostanza nuoce indirettamente alla pianta riducendo la fotosintesi e creando fumaggini. Essa può essere però una risorsa per molti altri artropodi: le formiche per esempio instaurano simbiosi mutualistiche con gli afidi per avere una fornitura costante di melata; le api, invece, possono bottinare questa sostanza zuccherina creando un miele dal sapore particolare. Ecco allora spiegato il significato di miele di melata, spesso presente nelle bancarelle di fiere o su scaffali del supermercato.
Fonti
- Entomology.ca.uky.edu;
- cabi.org
- Kennedy J. S., Stroyan H. L. G. (1959), “Biology of Aphids” Annual Review of Entomology, Vol. 4:139-160;
- Rabasse J. M., Machiel e Steenis J. V. (1999) “Biological Control of Aphids” Integrated Pest and Disease Management in Greenhouse Crops pp 235-243
- Hardy, N. B., Peterson D. A. , Dohlen C. D. (2015) “The evolution of life cycle complexity in aphids: Ecological optimization or historical constraint?” Evolutiom, international journal of organic evolution, Volume69, Issue 6, Pages 1423-1432
- Schwartzberg E. G., Tumlinson J. H. (2014) “Aphid honeydew alters plant defence responses” Functional ecology, Volume28, Issue2, Special Issue: Defensive symbiosis, Pages 386-394