L’eparina è un ottimo farmaco salvavita potente ed efficace, talvolta insostituibile. L’eparina costituisce il farmaco di scelta nella prevenzione e nel trattamento sia del tromboembolismo venoso sia arterioso, nell’emodialisi e nella cardiochirurgia nelle quali vengono utilizzati fluidi extracorporei. E’ l’unico farmaco anticoagulante che può essere usato in sicurezza nella donna in gravidanza, dal momento che non attraversa la placenta e di conseguenza non arriva al feto. Inoltre, si è rivelata utile anche nel trattamento di Sars-Cov-2. L’eparina svolgerebbe un ruolo di protezione dall’endotelio migliorando la disfunzione del microcircolo, questo nel caso di complicanze indotte dal coronavirus. Il professor De Stefano del Policlinico Gemelli di Roma ha ribadito un concetto importante sul ruolo dell’ eparina nel trattamento del coronavirus; va ribadito che l’eparina non cura il COVID-19, ma può prevenire una sua complicanza, la trombosi.
La storia
La storia sugli studi e sugli esperimenti dell’eparina iniziò nel 1916 grazie a Jay McLean, studente del II anno di Medicina presso il Laboratorio di Fisiologia dell’ Università di Baltimora (USA) (Fig. 1). McLean discepolo di William Howell scoprì una sostanza liposolubile dal potere anticoagulante derivata dalla cellule dei tessuti dei cani. Gli esperimenti permisero negli anni successivi la purificazione del polisaccaride, dandogli il nome di eparina perché presente in grandi quantità nel fegato. Nel 1940 fu immesso in commercio il primo preparato solubile ed iniettabile. Successivamente venne autorizzato l’uso clinico dell’eparina per la profilassi e la terapia della malattia trombotica.
Dal punto di vista clinico ne esistono due tipi:
- l’eparina standard (non frazionata)
- l’eparina a basso peso molecolare (LVMH) (o eparina frazionata) più recente, un derivato dell’eparina non frazionata
Le due classi di eparine sono simili ma non identiche, nel loro meccanismo d’azione e nelle caratteristiche farmacocinetiche.
Eparina non frazionata
L’eparina non frazionata (eparina sodica e/o eparina calcica) è costituita da un complesso eterogeneo di polisaccaridi solforati ad alto peso molecolare dai 3.000 ai 40.000 Dalton. L’eparina può essere somministrata per via endovenosa o sottocutanea in quanto l’elevato peso molecolare non permette il passaggio attraverso le membrane cellulari. Una volta che entra nel circolo sanguigno l’attività anticoagulante è immediata. Viene metabolizzata nelle cellule del sistema del reticolo-endoteliale come i mastociti, dalle cellule endoteliali, dal fegato ad opera di un eparinasi (un gruppo di enzimi che catalizzano il taglio dell’eparina) producendo dei metaboliti che verranno eliminati attraverso l’apparato renale.
Eparina a basso peso molecolare
L’eparina a basso peso molecolare deriva dall’eparina standard (non frazionata) attraverso una reazione chimica o enzimatica che scompone le macromolecole in molecole più piccole. Quella a basso peso molecolare varia da 1000 a 10.000 Dalton e ha proprietà diverse rispetto all’eparina tradizionale. E’ utilizzata nella prevenzione dei coaguli di sangue, nel trattamento della trombosi venosa profonda, nell’embolia polmonare e nell’infarto al miocardio. Le iniezioni di eparine a basso peso molecolare devono essere effettuate in zone ricche di tessuto sottocutaneo come la parete addominale ” nella pancia” lontano dall’ombelico. In alternativa la puntura si può eseguire nella parte alta del braccio, nella parte alta della coscia o sopra il gluteo (Fig. 2).
L’eparina basso peso molecolare presenta alcuni vantaggi:
- Migliore disponibilità
- Auto – somministrazione
- Riduzione di gravi effetti collaterali di tipo emorragico
- Esplica una maggiore durata d’azione (il farmaco può essere somministrato solo una o due volte al giorno)
Tra quelle a basso peso molecolare più conosciute troviamo l’enoxaparina (Clexane), blocca la formazione dei coaguli e la crescita di quelli già esistenti. Viene utilizzata prima o dopo un intervento chirurgico, per un periodo di tempo limitato, in caso di infarto al miocardio ed in caso di emodialisi. Nei trattamenti chemioterapici l’enoxaparina aiuta a prevenire il rischio trombosi. Come tutti i farmaci anche il Clexane può avere vari effetti indesiderati come emorragie, ematomi, epistassi, prurito, dolore o gonfiore, aumento del potassio nel sangue e reazioni allergiche (Fig. 3).
Eparina meccanismo d’azione
Il suo meccanismo d’azione come anticoagulante è molteplice; accelera l’attivazione dell’antitrombina III un enzima che lega la trombina ed il fattore X della coagulazione inattivandoli. E’ per questo motivo che basse dosi di eparina sono utili nelle trombosi mentre un accumulo di antitrombina III dopo molto tempo può avere l’effetto opposto. Ha un effetto antiaggregante, si lega all’endotelio vasale ed impedisce l’adesione delle piastrine. Ha anche un’azione sui lipidi plasmatici scinde i trigliceridi ed il glicerolo ad acidi grassi diminuendo la formazione di coaguli di sangue.
Valentina Coscia
Fonti
- anticoagulazione.it
- www.policlinicogemelli.it
- Principi di Terapia Antitrombotica Massimo Marci e Stefano Maria Zuccaro
- Istruzioni per le iniezioni sottocutanee di eparina. Istituto Oncologico del Veneto
- www.annalsthoracicsurgery.org A Centurin of Heparin
Crediti di immagini
- www.annalsthoracicsurgery.org
- www.cityroma.com Articolo del 25 aprile 2021 Clexane: effetti collaterali ed anche gravi dall’enaxoparina
- www.medicinaeinformazione.com