Gli antibiotici
Fra l’uomo e i microorganismi c’è un rapporto di convivenza abbastanza marcato, un rapporto duale in cui è possibile distinguere alleati (simbionti) e nemici (parassiti).
I parassiti vivono totalmente a carico del nostro organismo e sono i protagonisti responsabili delle infezioni.
Negli anni il contributo della scienza ha permesso di redimere o prevenire le infezioni, migliorando la qualità della vita e la sua durata, tramite la somministrazione di antibiotici.
Dal punto di vista farmacologico, gli antibiotici, sono intesi come sostanze ottenute da organismi viventi o sintetizzate in laboratorio, in grado di impedire la crescita dei microrganismi (batteriostatici) e addirittura di provocarne la morte (battericidi).
Una grande varietà di antibiotici
Esistono numerosi e differenti antibiotici (es: Penicilline, Cefalosporine, Tetracicline, Macrolidi Fluorochinoloni) che possono provocare altrettanti numerosi e differenti effetti collaterali, motivo per cui ricordiamo che il consumo di antibiotici, in quanto farmaci, si raccomanda solo sotto prescrizione medica; il medico saprà indicare il giusto antibiotico (mirato per quel patogeno), le sue dosi e le modalità di somministrazione come anche il tempo di somministrazione, al fine di massimizzare gli effetti farmaceutici e prevenire l’antibiotico-resistenza.
Uno degli affetti avversi riscontrati è la fotosensibilità, ovvero alcune sostanze presenti nel farmaco possono indurre delle reazioni cutanee dovute all’interazione tra un determinato agente chimico e le radiazioni ultraviolette.
Ma quali sono le radiazioni ultraviolette (UV) e come ne entriamo in contatto?
La radiazione ultravioletta (radiazione UV) è quella porzione dello spettro elettromagnetico di lunghezze d’onda comprese tra 100 e 400 nm (nanometri) e la sorgente naturale più importante è il sole.
I raggi solari si compongono di UV-A e UV-B: i primi sono i più pericolosi perché possono penetrare in profondità, non vengono schermati dall’epidermide e possono così raggiungere il farmaco fotosensibilizzante, inoltre, sono causa del foto-invecchiamento, possono provocare alterazioni del DNA nelle cellule della pelle e portare a danni, come macchie scure e tumori; I secondi, i raggi UVB, sono meno pericolosi, responsabili dell’abbronzatura, ma anche loro possono provocare scottature ed eritemi, quindi si consiglia l’utilizzo di una protezione in seguito all’esposizione.
Le reazioni di fotosensibilità possono essere classificate come:
- fototossiche, inducendo una reazione infiammatoria; i raggi colpiscono le molecole di farmaco e le degradano causando la formazione di prodotti tossici per l’organismo. Ciò si traduce in un danno cellulare rapido e diretto che avviene di solito entro 48 ore dalla prima esposizione e, in genere, sono necessarie dosi elevate per causare la fotosensibilità.
- fotoallergiche, inducendo una risposta immunitaria mediata dalla cellule T, in questo caso i prodotti che si formano dalla degradazione del farmaco per effetto delle radiazioni causano delle reazioni allergiche. A differenza delle grandi dosi necessarie per provocare eruzioni di fototossicità, la fotoallergia richiede solo una piccola dose topica e una minima esposizione al sole. Le prime esposizioni di solito provocano solo una sensibilizzazione senza risultati evidenti, mentre nelle successive si manifestano con segni e sintomi entro 24-48 ore.
I sintomi della fotosensibilizzazione sono simili a quelli di un’intensa scottatura solare. Di norma si manifestano con un eritema, prurito e, nei casi più gravi, gonfiore e comparsa di vescicole su varie parti del corpo esposte al sole, solitamente volto, collo, mani, avambracci ed area sotto il mento.
Per evitare che i sintomi possano essere sottovalutati data la similarità con una scottatura solare, per fare la giusta diagnosti si seguono dei criteri precisi:
- i segni e i sintomi devono verificarsi solo secondariamente all’esposizione alle radiazioni (UVA, UVB o visibili);
- il farmaco o i suoi metaboliti devono essere presenti durante l’esposizione alle radiazioni;
- il farmaco o i suoi metaboliti devono assorbire e successivamente reagire all’esposizione alle radiazioni.
Antibiotici e sole
Fra gli antibiotici fototossici annoveriamo: Chinoloni, Tetracicline, Sulfamidici, Azitromicina. Fra gli antimicrobici fotoallergici citiamo: Clorexidina, Esaclorofene e Dapsone.
Per cui se si segue una terapia antibiotica con uno di questi farmaci, è meglio evitare l’esposizione al sole per tutta la durata del trattamento. I medici consigliano di astenersi per 1 o 2 giorni dal termine della cura.
Se invece la reazione cutanea è già in atto, il consiglio è comunque quello di evitare l’ulteriore esposizione al sole. La reazione cutanea, infatti, scompare gradualmente e spontaneamente. Insomma, niente di grave, ma, anche in questo caso, è meglio privarsi di qualche giorno di sole, piuttosto che ritrovarsi a fare i conti con gli effetti collaterali.
Si ringrazia la dott.ssa Bianca Bauso per l’articolo “Gli antibiotici amano la tintarella di luna (e non preferiscono il sole!)”
Fonti:
- https://www.aifa.gov.it/farmaci-antibiotici
- Ana FilipeMonteiro MD, MargaridaRato MD, CésarMartins MD. (2016) Drug-induced photosensitivity: Photoallergic and phototoxic reactions. Clinics in Dermatology.
- SimoneMontgomery MD, ScottWorswick MD. (2021) Photosensitizing drug reactions. Clinics in Dermatology.
- Alessandra Bitto. (2020) Farmaci e fotosensibilità: quali medicine causano macchie sulla pelle dopo esposizione solare e cosa fare per evitarle?. Società italiana di Farmacologia.
- https://www.ospedaleniguarda.it/news/leggi/antibiotico-e-sole-non-vannodaccordo#:~:text=Antibiotico%20ed%20esposizione%20al%20sole%3A%20i%20rischi&text=Posson o%20manifestarsi%20con%20irritazioni%20della,tutta%20la%20durata%20del%20trattamento
- https://www.microbiologiaitalia.it/immunologia/il-sole-bacia-i-linfociti-t/
- https://www.microbiologiaitalia.it/batteriologia/luce-solare-un-toccasana-per-il-microbiota/