Caratteristiche generali dei carboidrati
I carboidrati, noti anche come glucidi, saccaridi o zuccheri, sono composti chimici formati semplicemente da carbonio ed acqua. La loro struttura molecolare è (CH2O)n, e si trovano principalmente in alimenti di origine vegetale. In media, forniscono 4 kcalorie per grammo, tuttavia il loro valore energetico può variare a seconda del tipo di carboidrato, ad esempio 3,74 calorie per grammo per il glucosio e 4,2 calorie per grammo per l’amido. Una piccola percentuale di queste calorie viene utilizzata dall’organismo per i processi di digestione e assorbimento.
In base alla loro struttura chimica diversificata, i carboidrati possono essere classificati come carboidrati semplici o complessi. I carboidrati semplici comprendono i monosaccaridi, i disaccaridi e gli oligosaccaridi. Ci sono più di 200 tipologie di monosaccaridi presenti in natura, che si differenziano per il numero di atomi di carbonio presenti nella loro catena strutturale. Tra questi, gli esosi, come il fruttosio, il glucosio e il galattosio, sono i più importanti dal punto di vista nutrizionale.
Il legame glicosidico negli zuccheri
Prima di addentrarci nell’argomento carboidrati, è utile conoscere qualche cenno sul legame che permette ad uno zucchero di essere tale: il legame glicosidico.
In chimica, un legame glicosidico è una connessione covalente che unisce il gruppo emiacetalico di uno zucchero con un atomo di un’altra molecola, solitamente un atomo nucleofilo. L’atomo nucleofilo che riceve il legame è comunemente un ossigeno, un azoto o uno zolfo, creando i legami O-glicosidici, N-glicosidici e S-glicosidici rispettivamente. La molecola che deriva da questo legame è chiamata glicoside. La formazione di un legame glicosidico è una condensazione, poiché libera una molecola d’acqua. La scissione del legame, detta idrolisi, avviene quando l’acqua si lega al legame. Il tipo di legame glicosidico dipende dalla configurazione del primo glucosio: se è in forma α, il legame sarà chiamato α-glicosidico, mentre se è in forma β, il legame sarà chiamato β-glicosidico.
I legami glicosidici più importanti sono quelli che permettono il legame tra più zuccheri semplici per formare i polisaccaridi (legame O-glicosidico). Altri legami di grande importanza sono quelli N-glicosidici tra lo zucchero ribosio e desossiribosio con determinate basi azotate, che formano i nucleosidi. Quando questi nucleosidi vengono fosforilati, si ottengono i nucleotidi che compongono gli acidi nucleici. Gli enzimi che catalizzano l’idrolisi del legame glicosidico sono chiamati glicosidasi. Di solito, le glicosilasi hanno una certa specificità di reazione, catalizzando la rottura di un legame α o β ma non entrambi. Altri enzimi sono specifici per determinati zuccheri: ad esempio, la cellulasi catalizza l’idrolisi del legame β-glicosidico della cellulosa. Tuttavia, il legame può anche idrolizzarsi spontaneamente, anche se con frequenza molto bassa. In alcuni casi, l’idrolisi spontanea può essere causa di mutazioni genetiche. Se vuoi saperne di più approfondisci con il seguente video:
Carboidrati semplici: i Monosaccaridi
I monosaccaridi, noti anche come zuccheri semplici, sono composti organici costituiti da carbonio, idrogeno ed ossigeno. Essi sono un tipo di carboidrato che non può essere scisso tramite idrolisi. Queste molecole vengono prodotte dagli organismi autotrofi mediante la fotosintesi clorofilliana e poi assunti dagli animali, sia direttamente che indirettamente attraverso le piante. I monosaccaridi possono essere classificati in base al tipo di gruppo carbonilico che può essere aldeidico o chetonico, ed al numero di atomi di carbonio contenuti nella molecola, che può variare da 3 a 7. Di seguito riportiamo i monosaccaridi più comuni: glucosio, fruttosio, galattosio e ribosio. Approfondisci tramite questo video.
Glucosio
Il glucosio è uno dei principali e conosciuti carboidrati presenti negli alimenti, sia sotto forma libera che come componente di polisaccaridi. Il glucosio è la forma in cui devono essere trasformati gli altri zuccheri per poter essere utilizzati dal nostro organismo. Di questi, solo il 5% della quantità totale di carboidrati presenti nel nostro organismo è rappresentato da glucosio circolante nel sangue. L’indice glicemico del glucosio è 100, il valore massimo utilizzato per la valutazione dell’effetto dei carboidrati sulla glicemia ( livello di zucchero nel sangue).
Fruttosio
Il fruttosio è un monosaccaride presente in abbondanza in alcuni alimenti come frutta e miele. Questo monosaccaride viene assorbito nella porzione anatomica del piccolo intestino e successivamente viene metabolizzato dal fegato, dove viene trasformato in glucosio. L’indice glicemico del fruttosio è abbastanza basso, pari a 23, il che significa che ha un effetto limitato sui livelli di zucchero nel sangue rispetto ad altri carboidrati. Ciò lo rende un’opzione interessante per coloro che cercano di controllare i livelli di zucchero nel sangue o di gestire una dieta ipoglicemica.
Galattosio
Il galattosio è uno zucchero a base di lattosio, che si trova presente naturalmente in alimenti quali il latte ed i prodotti lattiero-caseari. A causa della sua struttura chimica, alcune persone sono carenti di un enzima chiamato galattosio-1-fosfato uridiltransferasi (GALT) necessario per metabolizzare il galattosio. Ciò può causare problemi digestivi e altri sintomi poco piacevoli come diarrea, flatulenza e dolore addominale. Ci sono alcuni alimenti senza lattosio disponibili per le persone con intolleranza al lattosio o altre condizioni che rendono difficile metabolizzare il galattosio.
Ribosio
Il D-ribosio è una sostanza chimica appartenente alla classe dei monosaccaridi. È un esempio di pentosio, ovvero un monosaccaride con uno scheletro carbonioso a cinque atomi di carbonio. La struttura di questo zucchero è ciclica, con i vari gruppi ossidrili rivolti verso destra. A temperatura ambiente, il D-ribosio si presenta come una polvere bianca inodore, completamente solubile in acqua a 20°C, e caratterizzato da un sapore dolciastro. La particolare struttura dell’anello carbonioso del D-ribosio consente a questo zucchero di legare, attraverso un legame B-glicosidico, una base azotata, formando un nucleoside. Inoltre, la presenza di gruppi fosforici permette la sintesi di nucleotidi, sostanze chimiche di grande importanza biologica.
Disaccaridi
Un disaccaride si forma quando due monosaccaridi si condensano tra loro, eliminando una molecola d’acqua. La condensazione può essere catalizzata da acidi o enzimi. Chimicamente, un disaccaride è un acetale e il legame che si forma è un legame acetalico, comunemente chiamato O-glicosidico. A differenza degli emiacetali, gli acetali non sono in equilibrio con i reagenti e pertanto il legame acetalico è stabile anche ai comuni reagenti ossidanti utilizzati per il riconoscimento della funzione aldeidica o chetonica dei monosaccaridi. Tuttavia, i disaccaridi possono essere facilmente idrolizzati in catalisi acida o enzimatica.
La formula generale di un disaccaride (diesoso) è C12H22O11. Essi hanno aspetto e caratteristiche fisiche simili a quelle degli esosi, sono infatti solidi bianchi, cristallini, dolci al gusto e facilmente solubili in acqua. A seguire riportiamo i disaccaridi più comuni: saccarosio, lattosio, maltosio, trealosio, gentiobiosio, cellobiosio. Approfondisci tramite questo video.
Saccarosio
Il saccarosio, noto anche come zucchero, è una molecola organica appartenente alla famiglia dei glucidi disaccaridi. La sua struttura molecolare è composta da due monosaccaridi, ovvero il glucosio e il fruttosio. A temperatura ambiente e pressione atmosferica, il saccarosio si presenta sia sotto forma solida (cristalli) che disciolta in soluzione.
Il saccarosio è ampiamente presente in natura, in particolare nella frutta, dove è presente in quantità variabili insieme al glucosio e al fruttosio. In piccole quantità, si può trovare anche nel miele, ma in percentuale decisamente più bassa rispetto al fruttosio e al glucosio.
L’estrazione del saccarosio avviene principalmente dalle piante della barbabietola da zucchero (soprattutto in Europa) e dalla canna da zucchero (nel resto del mondo). Il saccarosio così estratto è utilizzato nell’industria alimentare, in particolare nella dolciaria e pasticceria. Il tipo di zucchero più comunemente utilizzato in Europa è quello raffinato, noto come zucchero bianco o zucchero da tavola. Al contrario, lo zucchero che contiene melassa viene chiamato zucchero bruno.
Lattosio
Il lattosio è un disaccaride, un tipo di zucchero riducente che si presenta sia come forma destrogira che osazone. Esso è composto da due anomeri, α e β, che determinano la mutarotazione. Il lattosio è presente nel latte dei mammiferi, rappresentando circa il 5% del contenuto totale, con distribuzioni e contributi calorici differenti tra le diverse specie.
La struttura molecolare del lattosio è composta da una molecola di D-galattosio e una di D-glucosio legate tra loro da un legame glicosidico (acetalico) β(1−4). Il gruppo aldeidico presente nella molecola di glucosio conferisce al lattosio le proprietà riducenti. Il lattosio, in presenza di fenilidrazina, forma l’osazone e può essere ossidato a acido. La molecola di glucosio determina l’equilibrio di anomerizzazione e quindi la mutarotazione del lattosio.
Il lattosio presente nel latte umano è particolarmente prezioso poiché i carboidrati azotati contenuti in esso contribuiscono alla crescita rapida di colonie di lattobacilli, che proteggono l’organismo da funghi e parassiti.
Maltosio
Il maltosio è un composto chimico organico anch’esso appartenente alla classe dei disaccaridi, notoriamente conosciuto come come zucchero di malto. Viene formato dalla condensazione di due molecole di glucosio mediante un legame glicosidico 1α–4′. Esiste anche un isomero chiamato isomaltosio, in cui le due molecole di glucosio sono legate da un legame 1α–6′. Il maltosio si ottiene dalla scissione dell’amido operata dall’enzima amilasi maltogenica, e si trova in abbondanza nei semi germinanti come quelli dell’orzo, utilizzati come fonte di nutrimento. A temperatura ambiente, il maltosio è un solido bianco e igroscopico.
Trealosio
Il trealosio è un disaccaride formatosi dalla condensazione di due molecole di glucosio mediante un legame glicosidico (acetalico) 1α-1’α. È comunemente presente in lieviti, funghi ed insetti. La sua elevata concentrazione in alcuni organismi noti come criptobionti, in particolare in quelli dei tardigradi, consente loro di sopravvivere in condizioni di mancanza di acqua e temperature estreme, entrando in uno stato di “vitalità sospesa”. Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che il ruolo del trealosio in questa capacità di resistenza alla disidratazione è marginale, e che la loro particolare resistenza è dovuta a specifiche proteine chiamate TDPs.
Questi organismi, una volta reidratati, riprendono il loro normale ciclo vitale senza subire danni. Inoltre, recenti ricerche hanno dimostrato che il trealosio può consentire alle cellule umane, opportunamente trattate, di rimanere in vita anche in assenza di acqua.
Il trealosio ha anche proprietà protettive contro la degradazione chimica e fisica dei farmaci, e può aumentare la temperatura di denaturazione delle proteine e inibirne la precipitazione. Grazie a queste proprietà, sono state utilizzate soluzioni contenenti trealosio per prolungare la conservazione di tessuti e organi.
Gentiobiosio
Il gentiobiosio è un disaccaride costituito da due unità di D-glucosio legate da un legame glicosidico (acetalico) 1β-6′. È un solido bianco cristallino solubile in acqua e in metanolo caldo. Il gentiobiosio legato alla crocetina forma la crocina, la sostanza responsabile del colore dello zafferano. In natura, si trova anche nel miele, dove rappresenta lo 0,4% degli oligosaccaridi.
Cellobiosio
Il cellobiosio è un disaccaride composto da due molecole di D-glucosio legate attraverso un legame glicosidico (acetalico) 1β−4′. A causa della presenza di un legame emiacetalico libero, esso è considerato uno zucchero riducente e causa mutarotazione.
Nella cellulosa, il cellobiosio è l’unità strutturale che si ripete. Tuttavia, poiché la maggior parte dei mammiferi non possiede gli enzimi β-glicosidasi necessari per la degradazione del legame 1β−4′, la cellulosa risulta non assimilabile per questi organismi. Solo i ruminanti e altri mammiferi che si nutrono di erba sono in grado di utilizzare il glucosio contenuto nella cellulosa, grazie alla presenza di batteri e funghi che idrolizzano tale legame nel loro sistema digerente.
Oligosaccaridi
Gli oligosaccaridi sono un tipo di carboidrato composto da un numero relativamente esiguo di monosaccaridi (tra 3 e 20 unità, secondo alcuni). Esempi di oligosaccaridi sono il maltotriosio e i frutto-oligosaccaridi (FOS). Il maltotriosio deriva dalla digestione dell’amido e consiste in tre monomeri di glucosio legati insieme da legami α 1-4. I FOS, di origine vegetale, sono invece costituiti principalmente da unità di D-fruttosio legate mediante legami β-glicosidici (1-2). A seguire riportiamo alcuni oligosaccaridi comuni: stachiosio, verbascosio, raffinosio. Approfondisci tramite questo video.
Stachiosio
Lo stachiosio è un tipo di oligosaccaride chiamato tetrasaccaride α-galattoside, appartenente alla famiglia nota come oligosaccaridi della serie del raffinosio (RFO). Questo composto chimico si trova in alcune piante come leguminose, brassicacee e betoniche, ed è particolarmente abbondante nei lupini.
La struttura chimica dello stachiosio è composta da un’unità del disaccaride saccarosio a cui sono legate, in successione, due unità di α-anomero del galattosio sugli idrossimetili (C-6) delle unità di glucosio e della prima unità di galattosio.
Gli esseri umani non sono in grado di digerire lo stachiosio e gli altri RFO, come raffinosio e verbascosio, poiché l’enzima α-galattosidasi, necessario per l’idrolisi di questi oligosaccaridi, non è presente nel tratto digestivo umano. Pertanto, questi composti passano intatti nell’ultimo tratto dell’intestino dove vengono metabolizzati dai batteri presenti, causando disturbi come meteorismo e flatulenza.
Verbascosio
Il verbascosio è un composto chimico appartenente alla famiglia degli oligosaccaridi del raffinosio, insieme a stachiosio e iugosio. È particolarmente presente in alcune piante della famiglia Fabaceae, come la soia. Come gli altri oligosaccaridi del raffinosio, il verbascosio è responsabile della flatulenza nell’uomo a causa dell’assenza nell’intestino di un enzima chiamato α-D-Galattosidasi.
La presenza di verbascosio in una pianta dipende da fattori genetici, mentre la presenza di altri α-galattosidi come il raffinosio e lo stachio dipende principalmente dalle condizioni ambientali. Il verbascosio è stato isolato per la prima volta nel 1954 dalle radici del brodo bianco (Verbascum thapsiforme).
Raffinosio
Il raffinosio è un trisaccaride α-galattoside presente in alcune piante delle famiglie delle leguminose e delle brassicacee. Fa parte di una serie di composti chimici conosciuta come oligosaccaridi della serie del raffinosio (RFO). Il raffinosio è formato da una unità di galattosio legato a una unità di glucosio e una unità di fruttosio, e può essere immaginato come una versione semplificata dello stachiosio e del verbascosio.
La capacità degli esseri umani di digerire il raffinosio è limitata dalla mancanza di un enzima chiamato α-galattosidasi, che è necessario per scomporre il raffinosio in componenti più semplici. Di conseguenza, il raffinosio e gli altri oligosaccaridi della serie del raffinosio non vengono digeriti e passano intatti nell’ultimo tratto dell’intestino dove vengono metabolizzati dai batteri presenti, causando disturbi come meteorismo e flatulenza.
Polisaccaridi
I polisaccaridi sono una categoria di composti chimici organici appartenenti alla categoria più ampia dei carboidrati (noti anche come glucidi). A differenza degli altri carboidrati, i polisaccaridi sono caratterizzati da un alto numero di unità ripetitive legate insieme per formare molecole di grandi dimensioni e complesse. Le catene lineari di unità ripetitive possono avere un minimo di 10 unità e sono chiamati oligosaccaridi, mentre quelle più lunghe sono chiamate polisaccaridi lineari, come ad esempio la laminarina o l’amilosio. I polisaccaridi ramificati, come il glicogeno, sono invece caratterizzati da ramificazioni all’interno della loro struttura molecolare.
In natura, i polisaccaridi sono molto comuni nelle piante, dove possono rappresentare dal 50% al 90% del loro peso secco. Negli animali, la loro presenza è più limitata ma sono essenziali per la nutrizione, in particolare per fornire una riserva di energia.
Classificazione funzionale dei glucidi polisaccaridi
I polisaccaridi possono essere classificati in base alla loro funzione in tre categorie:
- Polisaccaridi di riserva: questi polisaccaridi fungono da deposito di energia per il metabolismo sia vegetale che animale, come ad esempio gli amidi o il glicogeno. Essi hanno una struttura polimerica che li rende meno soggetti agli effetti osmotici. In ambito nutrizionale, questi polisaccaridi sono noti anche come carboidrati o zuccheri complessi, e comprendono diverse forme di amidi, dalle molecole relativamente semplici presenti in patate e riso, a quelle più complesse presenti nei farinacei come pane e pasta. Tuttavia, il loro contenuto calorico è simile a quello dei carboidrati semplici, circa 4 kcal/g, ma il loro metabolismo è più lento.
- Polisaccaridi di sostegno: questi polisaccaridi sono essenziali per la struttura di un tessuto, soprattutto in piante, come ad esempio la cellulosa degli alberi, l’agar agar e la chitina.
- Polisaccaridi specializzati: questi polisaccaridi svolgono funzioni chimico-biologiche specifiche, come l’adesione e il riconoscimento chimico, come l’eparinsolfato, che ha un pattern di solfatazione facilmente riconoscibile dagli enzimi, o le glicoproteine.
A causa della loro struttura polimerica, questi composti hanno un peso molecolare estremamente variabile e spesso non è possibile determinare un peso o una formula specifica. Il peso molecolare può variare da decine di migliaia a valori superiori al milione di Dalton. Le proprietà dei polisaccaridi sono in gran parte opposte a quelle degli altri glucidi, essi sono infatti praticamente insolubili in acqua e negli alcoli. Ciò è dovuto alla loro struttura molecolare, che rende difficile l’idratazione e quindi la solubilizzazione delle molecole. Di seguito riportiamo alcuni esempi dei più comuni polisaccaridi: l’amido, il glicogeno e la cellulosa. Approfondisci tramite questo video.
Amido
L’amido è un tipo di polisaccaride di riserva utilizzato come fonte di energia per il metabolismo di piante e animali. Si trova in abbondanza in semi e cereali, nonché in vegetali come piselli, fagioli e patate dolci. Esistono due forme di amido presenti in natura: l’amilosio e l’amilopectina. La quantità di amilopectina presente in un alimento è direttamente proporzionale alla sua digeribilità.
Glicogeno
Il glicogeno è un polisaccaride simile all’amilopectina che funge da scorta energetica primaria per il metabolismo degli animali. Viene immagazzinato nel fegato e nei muscoli in quantità fino a 400-500 grammi. Tuttavia, poiché viene quasi completamente degradato al momento del macello, la quantità presente negli alimenti di origine animale è estremamente ridotta.
Cellulosa
La cellulosa è un polimero organico estremamente diffuso in natura, essendo la principale componente strutturale dei tessuti vegetali. È presente in abbondanza in cereali, frutta e in particolare nella crusca e in alcune verdure come radicchio e lattuga. Tuttavia, l’organismo umano non è in grado di digerirla poiché manca degli enzimi necessari per scomporla in sostanze più semplici e facilmente assimilabili. Di conseguenza, la cellulosa non ha valore calorico e viene espulsa con le feci, contribuendo al volume e alla consistenza delle stesse. Grazie a queste proprietà, la cellulosa è considerata una fibra alimentare insolubile. Si stima che la produzione di cellulosa nel regno vegetale sia di circa 100 miliardi di tonnellate all’anno.
Conclusioni sui carboidrati o saccaridi
In conclusione, i carboidrati sono composti chimici complessi, iniziando dalle loro unità di base, i monosaccaridi. La comprensione delle proprietà chimico-fisiche dei carboidrati consente di comprendere come questi si combinino e quali funzioni biologiche svolgano. Inoltre, i carboidrati possono essere elaborati in diversi modi, ampliando la gamma di utilizzi. L’analisi delle associazioni dei carboidrati porta a un livello di complessità tale da richiedere analisi biochimiche sempre più sofisticate. Infatti, il numero di polisaccaridi esistenti è molto ampio e lo studio delle loro proprietà sicuramente contribuisce a un progresso sia nell’ambito nutrizionale che nella comprensione dei meccanismi utilizzati dal mondo che ci circonda.
Se vuoi approfondire l’argomento acquista e leggi il libro Le basi molecolari della nutrizione oppure approfondisci attraverso il seguente video:
Fonti
- https://it.wikipedia.org/wiki/Monosaccaridi
- https://www.chimica-online.it/download/glucidi/disaccaridi.htm
- https://it.wikipedia.org/wiki/Polisaccaridi
- https://www.my-personaltrainer.it/carboidrati.html
- https://it.wikipedia.org/wiki/Legame_glicosidico
- https://www.microbiologiaitalia.it/test-microbiologici/carbohydrate-fermentation-test/
- https://www.microbiologiaitalia.it/batteriologia/una-dieta-a-base-di-glucosio-e-fruttosio-per-un-ottimo-microbioma/
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