Parlamento Europeo, dibattito sulla pesca e la vendita della carne e delle pinne di squalo

Squalo venduto a tranci
Figura 1 – Squalo venduto a tranci
[Fonte: Italia terza al mondo per il consumo di carne di squalo | WWF Italia]

Come si esprime il Parlamento Europeo riguardo la pesca e la vendita (carne e pinne) di squali?

Il settore della pesca è disciplinato dal “REGOLAMENTO (UE) 2022/109 DEL CONSIGLIO del 27 gennaio 2022“, questo regolamento riguarda: “le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell’Unione e, per i pescherecci dell’Unione, in determinate acque non dell’Unione”, in particolar modo, per quanto riguarda la pesca e la vendita della carne e delle pinne di squalo la legge si esprime in modo chiaro e conciso.

Quali sono gli argomenti presi in considerazioni dal Consiglio Europeo

Dichiarazioni scientifiche sulle azioni elasmobranchi , del Regolamento n. 1380/2013, l’obbligo di sbarco non si applica alle specie la cui pesca è vietata. In alcuni casi, ad esempio per alcune specie di squali, anche un’attività di pesca limitata può causare una seria minaccia alla loro sicurezza. È pertanto opportuno che le possibilità di pesca per queste specie siano pienamente limitate da un divieto generale di pesca.
Nella sua riunione annuale del 2021, l’ICCAT ha inoltre approvato il piano di ricostituzione dello squalo mako dell’Atlantico settentrionale catturato in altre attività di pesca regolamentate dall’ICCAT per porre fine alla pesca eccessiva e raggiungere gradualmente livelli di biomassa sufficienti a garantire il massimo rendimento sostenibile entro il 2070. Il Recovery plan prevede una moratoria di due anni a partire dal 2022. La mortalità per pesca in attesa di nuovi pareri scientifici, è fissata complessivamente a 250 tonnellate, ed è opportuno includere tali disposizioni nella legislazione dell’Unione.

Quali sono gli articoli principali per la gestione della pesca degli squali?

Gli articoli principali che garantiscono la salvaguardia delle specie di squalo sono: articolo 18, 25, 28, 32, 38, 40, 46, 56.

  • Articolo 18: si riferisce alle specie di squalo vietate;
  • articolo 25: divieto di pescare squali volpe occhione, squalo volpe appartenenti alla famiglia Alopias, pesci martello della famiglia Sphyrnidae, squali pinna bianca, gli squali seta, squalo del Nord Atlantico catturati nella zona della convenzione ICCAT;
  • articolo 28: riguarda la pesca dell’austromerluzzo, si specifica che: la pesca mirata di squali per scopi diversi dalla ricerca scientifica è vietata. In particolare, tutte le catture accessorie di squali, vengono rilasciate vive, femmine gravide e esemplari giovani catturati accidentalmente durante la pesca dell’austromerluzzo;
  • articolo 32: divieto di pesca di squali volpe di tutte le specie della famiglia Alopiidae e dello squalo alalunga (Carcharhinus longimanus) in tutte le zone di pesca ad eccezione delle navi di lunghezza totale inferiore a 24 metri, che esercitano la pesca solo nella ZEE dello Stato membro sotto la cui bandiera battono, solamente per il consumo locale. Gli esemplari catturati accidentalmente delle specie di cui ai commi 1 e 2 non possono subire lesioni e vanno rilasciati immediatamente;
  • articolo 38: si riferisce al divieto di pesca degli squali pinna bianca, nel centro congressi IATTC. Inoltre, gli esemplari di squalo pinna bianca catturati non devono essere danneggiati e devono essere intatti e immediatamente rilasciati dagli operatori navali;
  • articolo 40: divieto di pesca degli squali di acque profonde nella zona della convezione SEAFO;
  • articolo 46: si riporta il divieto di pesca e vendita degli squali alalunga e gli squali seta (pinne e carne) nella zona della convezione WCPFC;
  • articolo 56: sono segnalate le specie di squalo vietate.

Come interverrà il Parlamento Europeo sull’attività crudele dello spinnamento degli squali?

Il 2023 è un anno di novità e nuove iniziative, infatti più di un milione di europei hanno firmato la petizione “Stop the Shark Ban“. Questa iniziativa pone la Commissione Europea di fronte a una decisione importante, infatti dovrà decidere a luglio se vietare o meno la vendita delle pinne di squalo nell’Unione. Il finning degli squali porta all’uccisione di molti individui, il che crea uno squilibrio nell’ecosistema marino, e anche in noi.

Stop Finning EU, Stop the trade

1.119.996. Questo è il numero di persone che hanno aderito all’iniziativa dei cittadini europei Stop finning – Stop the trade per fermare la vendita di pinne di squalo nell’UE. Dopo l’invio delle firme alla Commissione europea, il 6 febbraio si è tenuto un incontro con i suoi rappresentanti. «Questo è un voto storico, perché per la prima volta un’iniziativa dei cittadini europei ha portato all’attenzione dell’Europa e del mondo intero una pratica così terribile come lo spinnamento di squalo».

Video 1 – Attività di spinnamento dello squalo per la vendita delle pinne.
Fonte: [Horrific Hunting And Finning On The Japanese Coast’s | Real Wild – YouTube]

Cos’è il processo di spinnamento degli squali?

Il finning è il processo di rimozione delle pinne dagli squali, legale in alcuni Paesi e vietato in altri. Questo processo lo realizzano i pescatori quando l’animale è ancora vivo e si esegue in modo duro: gli squali si appendono alle barche, privati di tutte le pinne e poi gettati in mare, dove continuano a soffrire perché non sono in grado di nuotare e soffocano, e in alcuni casi vanno incontro a morte certa anche a causa dei predatori (orche).

Figura 2 – orca strappa il fegato dal ventre dello squalo,  perché è ricco di vitamine e altre sostanze nutrienti
[Fonte: Lo squalo ha mai avuto un nemico in natura? – Quora]

Quali sono le origini della zuppa di pinna di squalo?

La zuppa di pinne di pesce cane, nota anche come zuppa di pinne di squalo, è una specialità della cucina cinese popolare sin dalla dinastia Ming. Questo lussuoso piatto è un simbolo di salute e prestigio nella cultura cinese. Un sondaggio del 2006 condotto in Cina da WildAid e China Nature Conservancy ha rilevato che 35 intervistati hanno affermato di aver consumato zuppa di pinne di squalo nell’ultimo anno. Inoltre, l’83% di coloro che hanno partecipato a un sondaggio online del WWF ha affermato di averne mangiato un po’ nella vita.

Quali sono i paesi europei che fanno import/export di carne di squalo?

L’International Fund for Animal Welfare (Ifaw) ha analizzato i dati doganali relativi all’import ed export nei Paesi asiatici: dai dati di mercato relativi a Hong Kong, Singapore e Taiwan tra il 2003 e il 2020, emerge che solo nel 2020 gli Stati membri dell’UE hanno rappresentato il 45% delle importazioni di pinne di squalo da questi tre Paesi. In altre parole è emerso che, quasi la metà dei principali esportatori mondiali di pinne di squalo si trova in Europa, con la Spagna al primo posto con 51.795 tonnellate, seguita da Portogallo 642 tonnellate, Paesi Bassi 621 tonnellate, Francia 295 tonnellate e Italia 25 tonnellate. L’Italia è il primo importatore di carne di squalo dai Paesi asiatici verso l’Europa.

Raffigurazione delle pinne di squalo vendute
Figura 3 – Raffigurazione delle pinne di squalo vendute
[Fonte: Fermiamo il commercio di pinne di squalo in Europa! – Animal Law Italia]

E’ possibile commercializzare in Italia la carne di squalo?

La carne di squalo, “strano ma vero”, si consuma in grandi quantità nelle cucine italiane, a volte a nostra insaputa. Ne parlano nel progetto “SHARK PREYEDi fratelli Andrea e Marco Spinelli, insieme hanno dato vita a questo progetto per informare tutti sulla vendita delle pinne e della carne di squalo sul mercato europeo. Oggi la carne di squalo è disponibile in molti mercati ittici; infatti, secondo il nuovo rapporto del WWF: “The shark and ray meet network: a deep dive into a global affair“, l’Europa è uno dei primi Paesi al mondo per la commercializzazione legale di carne di squalo, con la Spagna in testa nelle esportazioni e l’Italia nelle importazioni.

Perché ancora nel 2023 l’etichettatura di questi prodotti non è chiara? perché non sono classificati con la dicitura: “prodotto di squalo”?

La carne di squalo si presenta sulle nostre tavole a causa di quello che potrebbe essere definito lo “Shark Wash” che circonda la sua vendita, ovviamente sia delle pinne che della carne, soprattutto nel caso della carne di questi ultimi perché si vende con un nome che non ne indica chiaramente la loro appartenenza, spiega Andrea. La parola squalo non è mai menzionata sulle confezioni o sulle etichette dei supermercati. Ma se compriamo palombo, verdesca, smeriglio, vitella di mare o nocciola, stiamo per mangiarlo.

si potrebbe pensare di migliorare l’autenticità del prodotto?

Credo che una corretta etichettatura contribuirebbe a ridurne il consumo, che in Italia è in aumento. Va inoltre sottolineato che alcuni di questi esemplari sono a rischio di estinzione. L’etichettatura impropria e la mancata etichettatura sono più diffuse nei Paesi in via di sviluppo, spesso nel tentativo di evitare la resistenza dei clienti e di coprire i crimini contro la fauna selvatica (ad esempio commercializzare le specie protette) immettendo sul mercato prodotti illegali a base di squalo. In Australia e nel Regno Unito è comune la dicitura “flake“, ma a volte viene etichettata come “rock eel“, “huss” o “rock salmon“. In Sudafrica, la carne di verdesca è etichettata come “filetto oceanico” o “scomolo”. Nei supermercati brasiliani la carne di squalo è venduta come “cação” e in Grecia come “galeos.

Molte Organizzazioni si stanno battendo per vietare lo spinnamento e la commercializzazione delle pinne degli squali

Numerose organizzazioni e gruppi si stanno battendo per la fine della pesca e dello spinnamento degli squali, in particolare il WWF e Sea Shepherd. Un recente articolo pubblicato dal WWF descrive il «Mar Mediterraneo come una trappola mortale per squali e razze» e sottolinea l’importanza della presenza di queste specie ittiche in mare per l’equilibrio dell’ecosistema marino.

E’ importantissimo sapere che:

Il rapporto descrive anche i rischi per la salute umana derivanti dal consumo di carne di squali e razze, ad esempio, nella verdesca e nello squalo smeriglio, l’analisi delle loro carni ha mostrato un’elevata contaminazione con sostanze come piombo, PCB, PBDE, nichel, mercurio e microplastiche. Attraverso il progetto SafeSharks si è compilato un elenco di prodotti e venditori di carne e di pinne di squalo sulle coste italiane per evitare il rischio di etichettatura errata; anche la frode alimentare entra in discussione in tale contesto, ad esempio, in molti casi, le verdesche e gli squali mako si vendono come pesce spada. Conclude quindi che, per evitare di acquistare carne di squalo, è meglio leggere attentamente le etichette e conoscere i nomi delle diverse specie di squalo.

Cosa ha fatto Sea Shepherd nel mese di febbraio 2020?

Sea Shepherd è un’organizzazione che opera a livello internazionale per la protezione degli oceani e dei mari. Nel febbraio 2020, l’organizzazione è stata tra i promotori dell’iniziativa popolare europea «Stop Finning, Stop the Trade». L’iniziativa dei cittadini ha cominciato a raccogliere le firme il 1° febbraio 2020, grazie al CEO di Sea Shepherd Alex Cornelissen. L’iniziativa Stop and Finning, Stop the Trade «comprende l’importazione, l’esportazione e il transito di pinne a meno che non siano naturalmente attaccate al corpo dell’animale, per porre fine al mercato delle pinne nell’UE».

Qual è l’obiettivo finale dei cittadini europei?

questi cittadini mirano a rafforzare il quadro giuridico dell’UE. Tali nuovi regolamenti rappresenterebbero un importante passo avanti rispetto all’attuale quadro giuridico dell’Unione Europea che dal 2013 impone a tutti i pescherecci di lasciare le pinne attaccate alle carcasse di squalo fino allo scarico in porto; nel giugno 2019, il Canada è diventato il primo Paese del G7 a vietare le pinne di squalo nel suo territorio, l’Europa deve seguire il suo esempio i cittadini di tutto il mondo chiedono la fine di questa pratica crudele e inutile.

Miti e Legende

La risposta dell’AIRC alla domanda: “È vero che gli squali non si ammalano di cancro e che la cartilagine cura i tumori?” spiega: “no, i tumori si trovano anche in questi tipi di pesce e l’assunzione di compresse di cartilagine di squalo non ha alcun effetto sulla crescita del cancro nell’uomo”.

Gli squali non si ammalano di cancro?

L’AIRC spiega che: negli anni ’90 si diffuse una falsa notizia secondo cui gli squali non si ammalano di cancro, e dopo che questa notizia si divulgò, si ebbe il lancio della commercializzazione di integratori “antitumorali” a base di cartilagine di squalo, l’AIRC ha dichiarato che “è probabile che la cartilagine contenga sostanze che inibiscono la formazione di vasi sanguigni nei tumori”. La cartilagine di squalo si valutò in tre studi clinici:

  1. il primo studio risale al 1998 e ha coinvolto 60 pazienti con cancro avanzato: Metà ha ricevuto un trattamento standard, mentre l’altra metà ha ricevuto lo stesso trattamento più la cartilagine di squalo. Quest’ultima non ha avuto alcun effetto sulla sopravvivenza o sulla qualità di vita dei pazienti;
  2. nel 2005, il National Centre for Complementary and Alternative Medicine ha pubblicato i risultati di un secondo studio condotto su 88 pazienti con cancro al seno e al colon-retto. Metà ha ricevuto un trattamento standard, mentre l’altra metà ha ricevuto lo stesso trattamento più la cartilagine di squalo. Anche in questo caso, la cartilagine di squalo non ha avuto alcun effetto sulla sopravvivenza o sulla qualità di vita dei pazienti;
  3. in un terzo studio condotto tra il 2007 e il 2010, i ricercatori hanno valutato gli effetti di un estratto di cartilagine di squalo altamente purificato. L’efficacia dell’estratto di cartilagine di squalo ad alta purezza si testò su pazienti con tumore polmonare avanzato sottoposti a radioterapia e chemioterapia. I pazienti che hanno assunto l’estratto di cartilagine di squalo in aggiunta al trattamento convenzionale hanno avuto la stessa progressione della malattia.

Le altre cause di estinzione per gli squali quali potrebbero essere?

Lo squalene? che cos’è? alla nostra domanda risponde la famosa rivista Olive Oil Times“. Negli ultimi anni è aumentata la richiesta di squalene, un lipide utilizzato nei cosmetici e nei vaccini, e l’oliva è l’alternativa più utilizzata al fegato di squalo. Tuttavia, il problema è che questo triterpene estratto dalle olive è molto più costoso di quello estratto dal fegato di squalo. Lo squalene estratto da quest’ultimo è la principale fonte per il 90% dell’industria, ed è il principale responsabile dell’uccisione di circa 2,7 milioni di squali, anche se l’oliva ha recentemente guadagnato attenzione come fonte di squalene per i cosmetici.

Come viene impiegato lo squalene??

Questo idrocarburo e lo squalano sono utilizzati come adiuvanti nei vaccini, per potenziare la risposta del sistema immunitario e la sua efficienza e come emollienti nei cosmetici. Per raccogliere una tonnellata di squalene, la FAO stima che siano necessari circa 2.500-3.000 squali. L’Olive Welfare Institute, invece, ha rilevato che per estrarre una tonnellata di squalene sono necessarie da 77 a 1.250 tonnellate di olio d’oliva (a seconda della varietà di olive, del metodo di raffinazione e del metodo di estrazione). Durante la progettazione del vaccino per il Covid-19, gli ambientalisti hanno iniziato a preoccuparsi dell’impatto sulle popolazioni di squali. Di conseguenza, si è scoperto che solo cinque dei 300 vaccini utilizzavano lo squalene del fegato degli squali come adiuvante.

Conclusioni

Questo articolo evidenzia la pratica crudele del finning di squalo in Europa e fuori dall’Europa. I maggiori esportatori di carne di squalo in Europa sono: Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Francia e italia, l’Italia è anche la prima a importare carne di squalo dai paesi asiatici. «Stop and Finning, Stop the Trade» Grazie all’intervento dell’organizzazione Sea Shepherd, questa iniziativa ha raggiunto un totale di «1.119.996» firme. Sea Shepherd rimuove anche plastiche e relitti di navi dai nostri mari. Tutti noi possiamo contribuire a rendere le acque italiane ed europee un luogo più sicuro per le creature che lo abitano e per noi stessi. Se volete che questo accada, donate come ho fatto io.

Fonti

Crediti immagini:

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Roberto Romeo

Sono un Tecnologo Alimentare iscritto all'albo dei Tecnologi Alimentari di Basilicata e Calabria in data 12/11/2022 con n. 232. Ho conseguito il Corso di Consulente e Auditor Interno HACCP e il Corso Auditor Interno ISO 22000 erogati dall'ente di formazione HIDEEA; Ho conseguito il Master Executive Quality & Food Safety Management presso la scuola Time Vision; Sto frequentando il Master di primo livello, in Alimentazione e Nutrizione Umana nel Soggetto Sano e Patologico; Sto frequentando il Master di Secondo Livello, DIRITTO DELL'ALIMENTAZIONE E DELLA SICUREZZA ALIMENTARE

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