Copepoda

I copepodi sono una sottoclasse di piccoli crostacei presenti nelle acque marine e dolci di tutto il mondo.

Copepodi
Figura 1 – Varie specie di copepodi [Andrei Savitsky]

Caratteristiche Morfologiche

I copepodi appartengono al subphylum Crustacea, caratterizzato da due paia di antenne e appendici biramose; esse sono composte da una parte basale (prodopodite) che si dirama ad Y in due rami, detti endopodite ed esopodite. Le antennule sono molto sviluppate per il nuoto e per aumentare la superficie corporea al fine di evitare lo sprofondamento. Il corpo invece è suddiviso in tre regioni: capo, torace e addome; è cilindrico con un unico occhio, non sempre presente, e che si sviluppa come un ocello sin dallo stadio larvale di nauplius, mentre l’addome termina con un telson allungato e biforcuto, privo di appendici.

Le forme parassitiche hanno notevoli variazioni da questo piano di base, con strutture che si sono evolute per l’adesione e la penetrazione nei tessuti dell’ospite. Ad esempio, nella famiglia Pennellidae abbiamo specie dalla testa a forma di ancora per l’aggancio ed un corpo allungato e privo di appendici, con lunghe piume addominali che spuntano fuori dal corpo dell’ospite assieme alle gonadi.

Filogenesi

RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
PhylumArthropoda
SybphylumCrustacea
ClasseMaxillopoda
SottoclasseCopepoda
Tabella 1 – Classificazione scientifica

Biologia

I copepodi si riproducono tramite uova, da cui si sviluppa una piccola larva sprovvista di torace ed addome, chiamata nauplius. Da essa si hanno un numero di metamorfosi variabile in base alla specie, che conducono ad una larva copepodide, più simile all’adulto, da cui è separata da un’altra serie di eventi metamorfici. In seguito alla fecondazione, dove il maschio introduce la spermatofora all’interno della cavità genitale femminile, si ha la formazione delle uova che spesso vengono mantenute attaccate al corpo della femmina fino alla schiusa.

Queste considerazioni sono valide per le specie oloplantoniche, mentre specie parassite come i già citati Pennellidae hanno importanti variazioni da questo schema, con specie che attuano il parassitismo sessuale: dato un importante dimorfismo sessuale tra i copepodi parassiti, una condizione abbastanza comune è il trovare una femmina parassita ed un maschio a vita libera.

La stragrande maggioranza dei copepodi sono filtratori planctonici a vita libera, nutrendosi di fitoplancton; sono molto importanti i bloom del fitoplancton in quanto riescono a sostenere elevatissime biomasse di questi piccoli crostacei. Altre specie sono invece bentoniche e hanno apparati boccali specializzati per nutrirsi di detrito organico o per pascolare i batteri.

I copepodi parassiti si nutrono dei tessuti dell’ospite, a cui si ancorano mediante antennule modificate o “bulbe” carnose. Alcune famiglie (es. Caligidae) si nutrono di sangue e tessuto epiteliale, mentre altre sono più specializzate, come Ommatokoita elongata che si nutre esclusivamente di cellule corneali di squali del genere Somnius.

Copepode parassita squalo
Figura 2 – O. elongata che spunta dall’occhio di uno squalo della Groellandia [Hemming1952]

Ecologia

I copepodi sono importantissimi link trofici: si nutrono dei produttori primari fitoplanctonici e successivamente vengono consumati da pesci e zooplancton di dimensioni maggiori; inoltre, per molte specie ittiche, sono il cibo prediletto dalle fasi larvali e dai giovanili. Possono essere considerati i principali consumatori primari oceanici e sono presenti in numero tale che le loro fecal pellets sono estremamente importanti per i detritivori bentonici. Queste pellets, assieme ai loro corpi e ai loro esoscheletri, sprofondano sottraendo C al comparto superficiale, motivo per cui oltre ad essere fondamentali produttori secondari, sono anche un considerevole sink oceanico di carbonio, da porre accanto al riciclo del microbial loop.

Di giorno molti copepodi risiedono in acque profonde e compiono migrazioni verticali giornaliere verso la superficie al calar del sole; grazie a questo possono nutrirsi del fitoplancton senza incorrere nel rischio della predazione da parte di predatori a vista.

Ruolo ecologico copepodi
Figura 3 – Link ecologici dei copepodi [Andrei Savitsky]

Monitoraggio

Data la loro abbondanza, i copepodi sono talvolta impiegati come bioindicatori di diversità. Spostamenti verso latitudini maggiori degli areali di alcune specie, campionati con retini per il plancton, forniscono un primo indizio della variazione della temperatura delle acque in cui vengono trovati. Un esempio infatti è rappresentato dal genere Calanus spp, il quale sembra stia traslando il suo areale verso l’Atlantico più settentrionale.

Calanoida
Figura 4 – Un copepode Calanoida dalle lunghe antennule per evitare l’affondamento [Kils]

Fonti

Foto dell'autore

Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

Lascia un commento