La guerra in corso nello stato dello Yemen (Penisola Araba) ha tagliato fuori milioni di persone dall’accesso ai servizi igienici e all’acqua potabile, innescando la diffusione di una malattia che ha già provocato la morte di 1300 persone e rischia di innescare una tra le peggiori epidemie in corso nel nostro mondo: il colera. Ma cosa sappiamo di questa malattia? Come si trasmette? Esistono cure?
Siamo inermi di fronte a fenomeni del genere, ma abbiamo la conoscenza dalla nostra parte! Ecco perché proponiamo alcune pillole informative su quello che c’è da sapere sul colera, una malattia retaggio dei tempi più antichi ma ancora oggi capace di mietere migliaia di vittime.
1. Che tipo di malattia è il colera? Si tratta di un’infezione del tratto intestinale che determina una forma grave di diarrea. E’ causata da un microrganismo noto come Vibrio cholerae (Fig.1), un batterio Gram-negativo dalla tipica forma a “virgola” appartenente al genere dei vibrioni. Esso abita due ecosistemi differenti: le acque salmastre (Fig.2) ricche di alghe e plancton (estuari dei fiumi) e le acque dolci, e l’intestino umano. I sierogruppi che possono causare le epidemie sono due: il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerea 0139. Di questi il sierogruppo 01 è il principale indiziato della maggior parte delle epidemie con esito letale nell’uomo.
2. Come si trasmette? Il colera è una malattia a trasmissione oro-fecale: può essere contratta in seguito all’ingestione di acqua o alimenti contaminati da materiale fecale di individui infetti. I cibi più a rischio sono quelli crudi o poco cotti e, in particolare, i frutti di mare. Anche le scarse condizioni igienico-sanitarie e la pessima gestione degli impianti di depurazione delle acque potabili possono causare epidemie di colera.
3. Quali sono i sintomi della malattia? Il periodo di incubazione della malattia varia solitamente tra le 24 e le 72 ore (2-3 giorni), ma in casi eccezionali può oscillare tra le 2 ore e i 5 giorni, in base al numero di batteri ingeriti. In realtà, il 75% delle persone non manifesta alcun sintomo; al contrario, tra coloro che presentano i sintomi della malattia, solo una piccola percentuale sviluppa la forma grave della malattia. In questi casi, il sintomo prevalente è la diarrea, acquosa e marrone all’inizio, chiara e liquida successivamente. La febbre non è sempre presente, anche se può accompagnare il contagiato insieme a vomito e dolore alle gambe. Nei casi più gravi, la continua perdita di liquidi determina disidratazione, shock e morte.
4. Come curarla? Esistono dei metodi di prevenzione? L’aspetto più importante da curare è la reintegrazione dei liquidi e dei sali persi con la diarrea e il vomito. La reidratazione ha successo nel 90% dei casi e nei casi più gravi viene effettuata tramite l’infusione endovenosa (Fig.3) di grandi quantità di liquidi, tra 4 e 6 litri. In alcuni casi è possibile anche la somministrazione di antibiotici (tetracicline o ciprofloxacina) per abbreviare il corso della malattia. La prevenzione delle epidemie prevede il corretto controllo degli impianti di depurazione dell’acqua e delle fognature.
5. Dove si contrae la malattia? Esiste ancora in Europa? A causa delle scarse condizioni igienico sanitarie e della carenza di acqua potabile, spesso associate a condizioni di povertà e degrado, i Paesi in via di sviluppo (sud-est asiatico, Africa e America del Sud) rappresentano le aree a maggior rischio di diffusione della malattia (Fig.4). In Europa e nei Paesi industrializzati il colera è una malattia di importazione. In Italia, l’ultima importante epidemia di colera risale al 1973 in Campania e Puglia. Nel 1994 si è verificata a Bari un’epidemia di limitate proporzioni, in cui sono stati segnalati meno di 10 casi.
Silvia Vallefuoco
Fonte: Focus – EpiCentro (Istituto Superiore di Sanità) – http://www.cesmet.com/it/malattia-colera