“Pausa caffè?” la migliore frase della giornata.
Il caffè e la sua componente 1,3,7-trimetilxantina, meglio nota come caffeina, rappresentano le sostanze più consumate e amate al mondo. Negli ultimi anni, il largo consumo di caffeina (alimenti, bevande e farmaci) ha reso l’alcaloide un vero e proprio indicatore della contaminazione delle acque sotterranee. In particolare, la sua molecola, con tre gruppi di carbonio e atomi d’idrogeno (gruppi metilici), resistente a lungo negli scarichi fognari, ha suscitato interesse nell’individuare batteri in grado di degradarla.
Un’interessante ricerca dell’Università di Valencia sulle macchinette del caffè, pubblicata su Scientific Reports, ha infatti evidenziato, dopo l’analisi del microbioma di 10 macchinette a cialde, come una popolazione di circa 67 batteri fosse costantemente presente nonostante le proprietà antibatteriche della caffeina. Inoltre, Pseudomonas e Enterococcus sono stati identificati come i principali “inquilini” dei contenitori per le cialde e dei vassoi che raccolgono l’acqua.
Un precedente studio, condotto dal Dott. Ryan Summers dell’Università di Iawa, ha infatti mostrato come il batterio Pseudomonas putida CBB5 fosse in grado di “rompere” la caffeina in xantina, cioè in anidride carbonica e ammoniaca, attraverso l’utilizzo di 4 enzimi digestivi; una reazione di N-demetilazione permette ai batteri di nutrirsi degli atomi di azoto all’interno della xantina.
Gli Enteroccoccus, a differenza dei Pseudomonas, i quali sono in grado di vivere in presenza della caffeina, non la degradano, ma trasmessi dal nostro intestino (abituato ai nostri caffè giornalieri), alle mani e successivamente alla macchinetta, hanno sviluppato resistenza.
Gli altri generi comuni alle “popolazioni” delle macchinette sono gli Acinetobacter sp., Stenotrophomonas sp.e Curtobacterium sp.; in alcuni contenitori sono stati ritrovati anche Sphingobacterium sp. (alcune specie sono resistenti agli antibiotici).
Questi studi non solo dimostrano che le macchinette del caffè sono l’ambiente ideale per la crescita di batteri, ma anche che ci sono microrganismi che tollerano la caffeina e che potranno essere utilizzati per il biorisanamento. Questi batteri non derivano dalle cialde ma dall’ambiente circostante; le fonti di contaminazione delle nostre macchinette siamo proprio noi, quindi dobbiamo porre maggiore attenzione all’igiene di esse, con lavaggi di acqua calda e aceto e al maneggiare le cialde con le mani ben pulite.
Nonostante ciò, un caffè in ottima “compagnia” rimane il nostro break preferito.
Veronica Nerino