L’antibiotico resistenza è, di fatto, uno dei più grandi problemi che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi decenni. Le morti annue, calcolate su scala globale, causate da infezioni di batteri resistenti agli antibiotici supereranno le 10 milioni nel 2050, più di qualsiasi altra patologia o causa ad oggi nota. Molti studi, sono volti alla comprensione e alla diffusione di questo fenomeno e alle strategie giuste per affrontarlo, una di queste è la terapia fagica.
Il nemico del mio nemico è mio amico
I batteriofagi (o fagi) sono virus che infettano cellule batteriche, e possono essere utilizzati come armi per combattere le infezioni causate da ceppi batterici multidrug- o pandrug-resistant. Un articolo, pubblicato su Nature Communications a luglio 2022, mostra i risultati di un’azione combinata di antibiotici e terapia fagica personalizzata diretta al trattamento di un’infezione causata da un ceppo di Pseudomonas aeruginosa pandrug-resistant in un uomo di 74 anni. A seguito della diagnosi di spondilodiscite (infezione combinata di dischi intervertebrali e vertebre) e analisi colturale dell’ascesso spinale, è emersa un’infezione da un ceppo di Pseudomonas aeruginosa resistente a tutti gli antibiotici. Data l’impossibilità di procedere attraverso una profilassi antibiotica, l’unica soluzione per tentare di risolvere l’infezione in corso è stata quella di optare per una terapia fagica. Tuttavia, il ceppo è risultato resistente a tutti i fagi disponibili nei centri di ricerca nei quali era stato inviato per i test.
L’unione fa la forza
Una collaborazione che ha coinvolto università e ospedali di diversi paesi, quali Svizzera, Belgio e Francia ha permesso di identificare 3 differenti batteriofagi attivi contro il ceppo batterico. Dopo un consulto comune per stabilire la strategia d’azione e il consenso informato del paziente, si è proseguiti verso l’inizio della terapia personalizzata. Durante la terapia, la somministrazione dei fagi è avvenuta sia localmente (durante le operazioni chirurgiche) sia per via endovenosa con somministrazione combinata di differenti antibiotici. Durante la terapia è stato effettuato il whole genome sequencing (sequenziamento completo del genoma) del ceppo batterico infettante. E’ emersa la presenza di numerosi geni responsabili degli elevati livelli di resistenza agli antibiotici. I medici non osservarono effetti collaterali legati alla terapia fagica e, per 21 mesi, il paziente è riuscito a camminare senza sentire dolore, grazie all’impianto costruito in sede chirurgica. E’ deceduto a causa di una polmonite provocata da COVID-19 nel dicembre 2020.
Progressi della terapia fagica
Il caso in questione è un esempio di quanto la terapia fagica possa risultare efficace nella lotta all’antibiotico resistenza e di quanto questo approccio sia innovativo. Ancora molti sono i problemi riguardanti l’utilizzo dei batteriofagi nel trattamento delle infezioni batteriche. Ad esempio la “scelta” del ciclo litico o lisogeno (influenzata da diverse condizioni e parametri), la rapida inattivazione dei fagi da parte del sistema immunitario e ovviamente il rischio di sviluppo di fago-resistenza da parte del ceppo infettante. Queste sono alcune delle limitazioni della terapia, ma la strada è ancora lunga e le soluzioni sono sempre molte, basta solo trovarle.
Fonti
- Personalized bacteriophage to treat pandrug-resistant spinal Pseudomonas aeruginosa infection | Nature Communications
- 160525_Final paper_with cover.pdf (amr-review.org)
- https://www.microbiologiaitalia.it/virologia/unarma-contro-i-batteri-super-resistenti-la-nuova-/
Crediti immagini
- Immagine di copertina: https://www.ecologica.it/virus/
- Figura 1: https://www.ecologica.it/virus/