Skincare: l’influenza sul microbiota cutaneo

Avere una pelle perfetta, liscia e priva di imperfezioni, come quando eravamo dei bambini è – più o meno – il sogno di tutti noi. Prendersi cura della propria pelle è importantissimo, a maggior ragione lo è se parliamo della pelle del nostro viso.

Cos’è la Skincare e a cosa serve?

Skincare è una parola derivante dall’inglese, composta da skin=pelle e care=cura. Essa indica una routine giornaliera grazie alla quale ci si può prendere cura del proprio viso. Seguire alcuni semplici passaggi quotidianamente, come l’utilizzo di sieri, detergenti e creme idratanti, pare aiuterebbe la pelle del viso a smaltire le tossine accumulate durante il giorno, evitando e prevenendo così la formazione di comedoni, foruncoli e tante altre manifestazioni acneiche. Particolarmente diffusa ultimamente è la Skincare coreana. Essa prevede la stratificazione di diversi prodotti cosmetici, per un totale di 10 passaggi che richiedono circa 15 minuti.

skincare coreana
Figura 1: I 10 steps della skincare coreana. Fonte:[PolvereDiStelle MakeUp]

Proprio 25 donne coreane sono state reclutate per uno studio pilota, il cui scopo è stato quello di valutare l’influenza dei prodotti usati per la skincare sul microbiota cutaneo.

La pelle ed il ruolo dei microrganismi

La nostra pelle è la “casa” di tantissimi microrganismi. Possiamo considerarla come un vero e proprio ecosistema, in grado di ospitare batteri, funghi e virus. L’interazione che si viene a creare tra l’ospite ed i microrganismi è – quasi sempre – vantaggiosa per entrambi: la pelle fornisce ai microrganismi un ambiente favorevole e tutti i nutrienti necessari allo sviluppo, i microrganismi forniscono ad essa protezione dalla colonizzazione di patogeni. Ovviamente, ogni persona ha una composizione della pelle caratteristica ed unica, ma non solo, tale composizione varia anche in base alla parte del corpo considerata.

microbioma cutaneo
Figura 2: Composizione del microbioma della pelle. Fonte:[Frontiers]

Grazie all’avanzamento delle tecnologie di sequenziamento è stato possibile, negli ultimi anni, studiare con accuratezza il microbiota umano. Gli studi riguardanti quello cutaneo hanno rivelato che esso può variare in base all’ambiente, al sesso, all’etnia e all’età. Inoltre, è stato visto come la stabilità di quest’ultimo dipenda dallo stile di vita dell’individuo ospite. Da queste osservazioni è emersa l’ipotesi di una possibile influenza dei prodotti cosmetici utilizzati, sulle colonie di microrganismi che popolano la nostra pelle.

acne facciale
Figura 3 – Acne facciale. Fonte: [Acne vulgaris physical examination – wikidoc]

Lo studio, di cui sopra accennato, si è proposto proprio di analizzare l’intera comunità microbica che popola la pelle del viso, con lo scopo di verificare come essa può variare in seguito allo svolgimento delle comuni pratiche di skincare.

I soggetti dello studio

A tale sperimentazione hanno partecipato 25 donne coreane, tra i 30 ed i 58 anni d’età, tutte provenienti dalla città di Deaejon. Ovviamente, sono stati esclusi soggetti potenzialmente sensibili a cosmetici e/o prodotti farmaceutici, e soggetti che presentavano lesioni o malattie infettive della pelle (es: acne, eritema, dermatite atopica). Ai soggetti reclutati è stato fornito un prodotto idratante i cui ingredienti sono riportati in fig. 4 e 5.

Il prodotto fornito doveva essere applicato due volte al giorno (mattina e sera), in seguito al lavaggio del viso con un comune detergente, per quattro settimane. Specifichiamo che ad ogni partecipante è stato permesso di continuare, seppur in contemporanea allo studio, con la loro skincare routine.

Campionamento e misurazione dei dati biofisici cutanei

Sia il campionamento che la misurazione dei dati biofisici sono avvenuti, per tutti i partecipanti, a livello della guancia. Ciò si è ripetuto per tre volte:

  • Prima dell’uso del prodotto fornito (T0);
  • Due settimane dopo l’uso (T2);
  • Quattro settimane dopo l’uso (T4).

I parametri biofisici analizzati sono:

  • idratazione;
  • consistenza;
  • contenuto di sebo;
  • pH.

I primi risultati

È emerso fin da subito che il numero di unità tassonomiche operative (OTUs) osservate nei campioni prelevati prima dell’inizio del trattamento (T0), è molto più elevato rispetto ai campioni T2 e T4. I phyla maggiormente rilevati erano Proteobacteria e Firmicutes, seguiti da Actinobacteria. In aggiunta, è stato osservata una variazione della composizione del microbioma nei vari campionamenti: nel campione T0, ovvero quello prelevato prima del trattamento, l’ordine più abbondante era Rickettsiales, ritrovato raramente nei campioni T2 e T4. In quest’ultimi, che ricordiamo essere stati prelevati in seguito al trattamento, erano molto più abbondanti i batteri commensali (Propionibacterium) e batteri dell’ordine Bacillales. Ciò ha confermato che la composizione del microbioma è variata in seguito al trattamento.

Nei campioni T2 e T4, le comunità batteriche predominanti riscontrate sono state Cutibacterium acnesStaphylococcus epidermidisStaphylococcus aureus.

Il cambiamento dei parametri biofisici

Per tutta la durata dello studio, di fondamentale importanza è stato il monitoraggio dei parametri biofisici. In seguito all’applicazione del prodotto di skincare fornito, l’idratazione è aumentata notevolmente. Allo stesso modo, nei campioni T2 e T4 è migliorata la struttura della pelle, mentre i valori di sebo e pH sono rimasti, più o meno, invariati per tutto il periodo di osservazione e valutazione.

confronto dei parametri biofisici prima e dopo la pratica della skincare
Figura 7: Confronto dei parametri biofisici. a) idratazione b) struttura della pelle c) sebo d) pH. Fonte: [Wiley Online Library]

Più precisamente la presenza di batteri appartenenti agli ordini Propionibatteri, Corynebacteriales e Bacillaceae è stata associata ad un miglioramento della texture della pelle. Al contrario, la presenza di Pseudomonadales e Actinomyces si suppone, in base ai risultati ottenuti, essere correlata ad un incremento dell’idratazione.

Discussione

Grazie allo studio appena descritto, è stata confermata l’influenza positiva dell’utilizzo quotidiano di prodotti cosmetici sul microbioma cutaneo, in particolare sulla pelle del viso. Più precisamente, in accordo con i risultati ottenuti, possiamo affermare che l’utilizzo costante di prodotti cosmetici sulla pelle, provoca un aumento della diversità delle popolazioni microbiche presenti. Un’elevata diversità microbica indica che la nostra pelle è sana. In particolare, nel caso specifico preso in esame, il prodotto di skincare utilizzato pare essere in grado di equilibrare la composizione del microbioma, provocando un aumento delle popolazioni batteriche che proteggono la palle dalla colonizzazione di organismi patogeni. Infine, l’utilizzo di cosmetici specifici migliora la qualità della pelle stessa, rendendo quest’ultima un ambiente ottimale per lo sviluppo di microrganismi “amici”.

Conclusioni

Capiamo, dunque, che prendersi cura della propria pelle rappresenta un vero e proprio atto d’amore. Piccoli accorgimenti quotidiani non solo ci consentono di avere un bell’aspetto ma potrebbero migliorare la nostra salute. E’ opportuno specificare che bisogna scegliere i prodotti da utilizzare con cura e attenzione, in base a quelle che sono le esigenze di ognuno.

Greta Guida

Fonti

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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