Rickettsia – Scheda batteriologica ed approfondimenti

Caratteristiche

Rickettsia costituisce un genere di microorganismi gram-negativi, asporigeni, immobili, patogeni per l’uomo ed altri animali; vengono trasmessi generalmente da artropodi quali la zecca, ma anche, più raramente, pulci o pidocchi.

Nonostante questo gruppo di microrganismi necessiti di cellule vive per crescere, essi presentano caratteristiche comuni ai batteri (enzimi, parete cellulare, membrana cellulare, citoplasma e materiale nucleare filamentoso) e ai virus, con i quali condividono il parassitismo endocellulare obbligato e la labilità fuori dalle cellule.

Se ne distinguono molteplici specie, ma 4 causano la maggior parte delle infezioni umane:

Filogenesi

DominioProkaryota
RegnoBacteria
PhylumProteobacteria
ClasseAlpha Proteobacteria
OrdineRickettsiales
FamigliaRickettsiaceae
GenereRickettsia

Morfologia delle colonie

Le Rickettsie sono piccoli batteri a forma coccoide o bacillare, le cui dimensioni partono da un minimo di circa 100 nm.

Rickettsia al microscopio ottico (Rickettsia)
Figura 1 – Rickettsia al microscopio ottico

Si fa riferimento a microrganismi in grado di fare autonomamente biosintesi dei propri componenti, mentre per l’energia si approvvigionano di ATP dalla cellula parassitata, inoltre, questi batteri sono coltivabili su terreni come il sacco vitellino delle uova embrionate o su colture cellulari.

Coltura di Rickettsia conorii
Figura 2 – coltura di Rickettsia conorii

Patogenesi

Nell’uomo questi microrganismi causano affezioni dette genericamente rickettsiosi, ovvero, malattie acute con esordio brusco, caratterizzate da febbre, cefalea, mialgie, brividi ed altra sintomatologia variabile.

Nello specifico, le rickettsiosi umane sono generalmente accompagnate da eruzione esantematica e da vasculite periferica focale disseminata, in quanto gli agenti eziologici mostrano uno spiccato tropismo per le cellule degli endoteli vasali in cui penetrano attivamente e si riproducono, oltre che per gli eritrociti. In particolare, una volta raggiunto un certo numero, le cellule endoteliali vengono distrutte, probabilmente per effetto di una tossina rickettsiale, quindi si verifica un accumulo di cellule infiammatorie, si hanno emorragie e trombosi disseminata, particolarmente nei vasi sanguigni dell’encefalo, del miocardio e della cute; quest’ultima localizzazione spiega l’eruzione esantematica che compare nella maggior parte delle rickettsiosi.

Metodi di identificazione

Per essere coltivate in laboratorio, le rickettsie necessitano di substrati cellulari in vitro quali cellule di embrione di pollo, linfoblasti di topo, cellule renali di scimmia, ecc.; oppure si riproducono bene nelle cellule della membrana che delimita il sacco del tuorlo dell’uovo embrionato di gallina. Inoltre, possono essere utilizzati animali da laboratorio ricettivi (cavie, topi) inoculati per via endoperitoneale.

Coltura di Rickettsia conorii (Rickettsia)
Figura 3 – coltura di Rickettsia conorii

In fase riproduttiva il tempo di generazione (o di divisione) delle rickettsie è relativamente lungo: da 8 a 16 ore. In seguito alla moltiplicazione intracellulare, tali microrganismi vengono eliminati dalle cellule ospiti mediante un processo di estensione e retrazione di microfibrille alla superficie delle cellule stesse oppure vengono rilasciate all’esterno per degenerazione e dissoluzione (lisi) della cellula ospite.

Terapia

La terapia prevede la somministrazione immediata di antibiotici. Di fatti, Il trattamento tempestivo di tali infezioni può prevenire lo sviluppo di complicanze, ridurre il rischio di morte e accorciare i tempi di guarigione.

Nello specifico, le infezioni da rickettsia rispondono prontamente alla doxiciclina (di preferenza) o al cloramfenicolo, che vengono somministrati per via orale, a meno che i pazienti non siano gravi. In tal caso, la somministrazione avviene per via endovenosa. In particolare, per trattare la febbre bottonosa del Mediterraneo, viene utilizzata la ciprofloxacina.

Dopo la terapia, la maggior parte dei soggetti con infezione lieve, migliora sensibilmente in 1 o 2 giorni e la febbre di solito scompare in 2-3 giorni. Se tale sintomo persiste, i pazienti devono continuare la cura antibiotica per almeno un’altra settimana.

Fonti

Giovanna Spinosa

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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