Caratteristiche
Batterio gram-negativo e aerobio obbligato, Pseudomonas fluorescens (fig.1) presenta un metabolismo molto versatile, lo possiamo trovare nel suolo e nelle acque superficiali. Il nome “P. fluorescens” deriva dalla capacità di tale microrganismo di rilasciare, in ambienti con carenza di ferro, un pigmento solubile fluorescente chiamato Pioverdina che agisce da sideroforo. Possiede flagelli ed è positivo alla prova dell’ossidasi. Capaci di produrre una vasta quantità di enzimi, proteasi, lipasi e lecitinasi, in grado di alterare le caratteristiche organolettiche degli alimenti, tali batteri rappresentano una causa importante delle alterazioni alimentari.
Filogenesi
Figura 2 – La filogenesi di Pseudomonas fluorescens
Morfologia delle colonie
Nel 1956 lo studioso M. Dransfiel del dipartimento di Botanica dell’Università di Nottingham (Inghilterra), piastrando del percolato di suolo sul terreno di coltura Potato Dextrose Agar (PDA), per verificare gli effetti di trattamenti chimici sulle popolazioni fungine del suolo, scoprì alcune colonie batteriche che avevano prodotto un pigmento inaspettato, di colore verde-blu. Le colonie si presentavano lisce, traslucide e biancastre; sul terreno PDA si poteva riconoscere 2 colorazioni differenti: un pigmento blu intenso e fluorescente legato alla cellula e un pigmento idrosolubile verdastro diffuso nel terreno.
Sul terreno selettivo e differenziale Pseudomonas Agar Base (PAB) addizionato con CFC Pseudomonas Supplement, l’idrolisi di caseina e peptone di gelatina come fonti carboniose e sali come cloruro di magnesio e solfato di potassio, crea una colorazione verde-blu attorno alle colonie.
Il riconoscimento delle colonie di P. fluorescens è possibile attraverso l’aiuto di una lampada UV, poichè produce siderofori che emettono fluorescenza giallo-verde.
Patogenesi
P. fluorescens conosciuto principalmente per aver creato problemi nell’industria alimentare, presenta diversi fattori di virulenza che rendono i ceppi anche patogeni per l’uomo. La produzione di lipasi, proteasi e fosolipasi C da parte del batterio, interferisce con le cascate di segnali che partono dalla cellula, inducendo l’emolisi o una cattiva risposta immunitaria dell’ospite. Nei soggetti immunodepressi, P. fluorescens può annidarsi nel tratto orofaringeo e dare infezioni post-trasfusionali e respiratorie.
Metodi di identificazione
Per l’isolamento di P.fluorescens da campioni alimentari contaminati si utilizza il terreno selettivo Pseudomonas Agar Base (PAB) addizionato con cetramide, fucidina e cefaloridina (CFC supplement). Dopo aver piastrato la sospensione batterica, la piastra viene incubata a 25°C per 48 ore. Dalla crescita batterica, 5 colonie vengono prelevate e purificate (fig. 3) per essere sottoposte alle prove biochimiche quali il test dell’ossidasi, il test di fermentazione/ossidazione degli zuccheri. Verificare anche l’eventuale produzione di pigmenti con una lampada UV (fig.4). Il kit miniaturizzato più utilizzato è API 20NE (No-Enterobatteriaceae) della Biomerièux (fig.5), formato da “gallerie” di 20 microtubi contenenti diversi substrati disidratati ai quali verrà aggiunta la sospensione batterica. Dalla positività o negatività di ogni test nei vari microtubi, data dal viraggio di colore, si può identificare microrganismo in esame attraverso un numero identificativo.
Terapia
Nei casi rari in cui infetti l’uomo, la maggior parte dei ceppi di P.fluorescens sono sensibili alla tetraciclina, agli aminoglucosidi e alle nuove beta-lattamine, ureidopenicilline, carbapenemici, monobattami.
Veronica Nerino
Un articolo molto interessante; mi ha incuriosito una cosa: come mai si aggiunge del CFC al terreno di base?
Grazie per l’interesse! Si aggiunge cfc supplement per rendere il terreno maggiormente selettivo.L’Acido Fusidico inibisce i Gram-positivi e la Cefaloridina è un antibiotico a largo spettro.
Buongiorno,
qual è la metodica analitica di riferimento? grazie mille.