Microbiota e Parkinson: studi scientifici dimostrano la relazione

La malattia di Parkinson (PD) è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa. E’ caratterizzata sia da sintomi motori che non motori. Tra i primi, bradicinesia, rigidità e tremore a riposo sono i più caratteristici, mentre disfunzioni gastrointestinali, disturbi del sonno e problemi cognitivi fanno parte dei secondi. Entrambe le categorie hanno un impatto significativo sulla qualità e sull’aspettativa di vita dei pazienti. I ricercatori hanno evidenziato il ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi del Parkinson, attraverso nuove scoperte che rivelano come intestino e cervello interagiscono.

Batteri intestinali
Figura 1 – Il microbiota intestinale è coinvolto nella malattia di Parkinson. [Fonte: Pixabay.com]

Il Microbiota intestinale

Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi, inclusi batteri, virus e funghi, che vivono nel tratto gastrointestinale. Il nostro intestino ne ospita 100 trilioni, 10 volte di più rispetto al numero di cellule dell’intero organismo. Inoltre, la composizione del microbiota è altamente individuale. A ogni individuo è associata una composizione di microrganismi, diversa in tipologia di specie e quantità. Essa è modulata da fattori come la dieta, l’uso di farmaci e lo stile di vita. Il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nella digestione, nella sintesi di vitamine e nella modulazione del sistema immunitario. Di conseguenza, uno squilibrio in questa comunità microbica, noto come disbiosi, è stato associato a diverse condizioni patologiche, tra cui obesità, diabete, malattie infiammatorie intestinali e malattie neurodegenerative, tra cui il Parkinson.

Il Parkinson

Il morbo di Parkinson è una grave malattia neurodegenerativa che si sviluppa quando i livelli di dopamina nel cervello diminuiscono. La dopamina è un neurotrasmettitore coinvolto nelle sensazioni di piacere, ricompensa, ma anche nel movimento. La causa di questa sua riduzione è la degenerazione progressiva dei neuroni a livello della substantia nigra. Oltre alla dopamina, anche l’alfa-sinucleina è responsabile dell’insorgenza del Parkinson. L’alfa-sinucleina è una proteina che, quando si accumula a livello dei neuroni, forma i così detti Corpi di Lewy. Questi interferiscono con il rilascio dei neurotrasmettitori, tra cui proprio la dopamina, impedendo la corretta comunicazione tra neuroni. La conseguenza è la perdita di funzione di questi ultimi e, quindi, la loro morte.

L’asse intestino-cervello collega microbiota e Parkinson

L’asse intestino-cervello è un complesso sistema di comunicazione bidirezionale che collega il sistema nervoso centrale con il sistema gastrointestinale. Questo collegamento è costituito principalmente dal nervo vago, dal sistema endocrino e dal microbiota intestinale. Il loro dialogo regola molteplici meccanismi fisiologici, ma studi recenti hanno dimostrato come sia coinvolto anche in meccanismi patologici. Infatti, il microbiota intestinale modula la produzione di neurotrasmettitori e mediatori infiammatori, con possibili implicazioni su ansia, depressione e malattie neurodegenerative. Inoltre, diversi gruppi di ricerca hanno dimostrato che la disfunzione intestinale non solo è un sintomo del Parkinson, ma potrebbe anche avere un ruolo chiave nella sua insorgenza.

Dal microbiota al Parkinson: l’ipotesi del gut-first

Gli studi scientifici concentrati in questo ambito suggeriscono che gli aggregati di alfa-sinucleina coinvolti nel Parkinson possano avere due origini differenti. Infatti, in alcuni pazienti i primi aggregati sono stati osservati a livello del sistema nervoso centrale, mentre in altri soggetti a livello del sistema nervoso enterico e periferico. In seguito a queste ultime evidenze è nata l’ipotesi del gut-first. Essa suggerisce che, in determinate circostanze, la malattia di Parkinson possa originare nell’intestino prima di coinvolgere il cervello. Secondo questa ipotesi, l’accumulo anomalo della proteina alfa-sinucleina inizierebbe nel sistema nervoso presente a livello intestinale, e potrebbe essere causato anche da un’alterazione del microbiota. Da qui, la proteina patologica potrebbe raggiungere il sistema nervoso centrale attraverso il nervo vago. Se confermata, questa ipotesi potrebbe aprire nuove strade per lo studio e la gestione della malattia di Parkinson.

Le alterazioni del microbiota nel Parkinson

Gli studi che hanno analizzato il microbiota di pazienti affetti da Parkinson confrontandolo con quello di soggetti sani, hanno evidenziato le seguenti differenze nella sua composizione:

  • Aumento di Akkermansia e Bifidobacterium: questi generi di batteri, pur essendo considerati benefici per la salute intestinale, potrebbero avere un ruolo pro-infiammatorio o alterare la permeabilità della barriera intestinale nei pazienti con Parkinson.
  • Riduzione di Roseburia, Faecalibacterium e Blautia: questi batteri sono produttori di acidi grassi a catena corta (SCFA), che hanno effetti neuroprotettivi. La loro riduzione potrebbe contribuire alla neurodegenerazione.
  • Diminuzione della diversità microbica: la varietà del microbiota intestinale è spesso minore nei pazienti con Parkinson.

I fattori principali che influenzano il microbiota intestinale

  • DIETA: una dieta equilibrata svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento di un microbiota intestinale sano, influenzando non solo la digestione ma anche la salute generale, compreso il funzionamento del sistema immunitario e del cervello. In particolare, probiotici e prebiotici promuovono la salute intestinale. I probiotici, ovvero batteri che arrivano vivi nell’intestino e riescono a colonizzarlo, contribuiscono all’equilibrio della flora intestinale. Invece, i prebiotici forniscono il nutrimento necessario ai batteri per sopravvivere e proliferare nell’intestino. Al contrario, un consumo eccessivo di zuccheri raffinati, grassi saturi e alimenti ultra-processati può alterare negativamente il microbiota, favorendo infiammazione e squilibri metabolici.
  • ANTIBIOTICI: gli antibiotici, pur essendo fondamentali per combattere le infezioni, possono alterare significativamente la flora intestinale. L’uso eccessivo o inappropriato di antibiotici può ridurre la diversità batterica, favorendo la proliferazione di microrganismi patogeni e compromettendo l’equilibrio del microbiota. Questo squilibrio può portare a disturbi gastrointestinali, a un aumentato rischio di infezioni opportunistiche e a una ridotta risposta immunitaria. Per questo motivo è fondamentale utilizzare gli antibiotici con consapevolezza, in modo appropriato e senza abusarne.
  • STRESS: lo stress cronico può alterare la flora intestinale, influenzando la sua composizione e il suo equilibrio. Le conseguenze potrebbero essere disturbi gastrointestinali e infiammazione.

Conclusioni

Il microbiota intestinale ha un ruolo fondamentale nella regolazione dei processi fisiologici, ma è implicato anche in quelli patologici. Infatti, sono sempre di più gli studi scientifici che dimostrano il suo coinvolgimento nell’insorgenza della malattia di Parkinson. Comprendere meglio come la comunicazione tra intestino e cervello regola questa malattia apre la porta a nuove prospettive per la prevenzione, la diagnosi precoce e lo sviluppo di terapie innovative. Mantenere o ripristinare l’equilibrio del microbiota potrebbe essere una possibile strategia per migliorare la gestione di questa malattia.

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Marta Gambirasi

Mi chiamo Marta Gambirasi, sono laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche, e attualmente dottoranda in Nanotecnologie. Sono appassionata di Scienza sin da bambina e crescendo mi sono sempre più innamorata della biologia e dei suoi diversi ambiti, tra cui la microbiologia. Osservare i dettagli della vita al microscopio suscita in me fascino e stupore. Da qui nasce il desiderio di raccontarli.

2 commenti su “Microbiota e Parkinson: studi scientifici dimostrano la relazione”

  1. Complimenti Marta! Sei chiara ed esplicita, facendo apparire semplici e affascinanti le complesse interazioni esistenti nel nostro corpo. Interessante!! Ciaooooo e continua così! Antonella Gardellini

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