Noi siamo ciò che mangiamo. Fino ad oggi. Ora noi siamo il nostro microbiota, ovvero i 100 trilioni di batteri che vivono nel nostro intestino, non a caso, ma per farci stare in salute se collaboriamo con loro. Viceversa, se portiamo il nostro corpo ad un limite di digeribilità per un alimento, incorriamo facilmente in sovrappeso, obesità, l’anticamera iniziale del diabete.
Ma perchè tutto ciò accade in una macchina perfetta quale è il corpo umano? E che ruolo gioca il microbiota intestinale assieme a ciò che mangiamo? Che il diabete sia una sindrome metabolica senza pari nel XXI secolo è risaputo, ma non tutti sanno che il microbiota può modulare ed addirittura frenare questa patologia. Di fatto, l’azione sul microbiota intestinale è possibile intervenire sul diabete di tipo 2 (T2DM) e l’insulino-resistenza, assieme ad innovazioni in campo biomedico e associata alla prevenzione nel campo della nutrizione. In primis la chirurgia bariatrica (Fig.2), cambiando la proporzione delle specie microbiche intestinali, permette di abbassare i livelli di glucosio ematico circolante e i depositi lipidici e viceversa.
Ancora, il trapianto fecale da un intestino di un donatore ad un ricevente con sindrome metabolica, quale diabete mellito, permette un netto miglioramento della sensibilità insulinica ed una maggiore produzione di acido butirrico (acido grasso a catena corta) nella sua forma di sale coniugato, il butirrato, svolge un’azione antitumorale come protettore delle cellule intestinali del colon (colonociti).
Un posto di rilievo spetta poi alla dieta mediterranea che, prevedendo un elevato quantitativo di fibre insolubili e fermentabili, rappresenta un nutrimento per il microbiota intestinale, sopratutto per il genere Prevotella e Firmicutes (Lattobacilli), permettendo la produzione di composti chimici funzionali, come i citati acidi grassi a corta catena (acetico, propionico , butirrico) ed un miglioramento della sensibilità insulinica periferica, oltre che ad un significativo abbassamento del colesterolo ematico per azione delle fibre insolubili, come quelle contenute nell’avena (beta glucani), riducendo il rischio di diabete di tipo 2).
Il fattore chiave, in conclusione, è la dieta abbinata allo stile di vita: la variabilità dell’alimentazione, onnivora o dei vari tipi di vegetariana (latto-ovo, pesce, vegana) e l’assunzione di probiotici e prebiotici, permette il mantenimento di un microbiota intestinale sano ed attivo nei confronti di fattori di stress esterni quali batteri, virus e funghi patogeni, modulando positivamente la risposta metabolica per l’utilizzo di carboidrati e lipidi, impedendone l’accumulo e le relative patologie ad esse correlate (sindrome metabolica, iperinsulinemia, obesità, retinopatia, nefropatia, malattie cardiovascolari, stipsi).
Roberto Bescapè