Il problema della resistenza antibiotica e dei cosiddetti “superbug” è decisamente un argomento caldo per la microbiologia. L’utilizzo degli antibiotici è necessario per combattere le infezioni batteriche, ma la naturale frequenza di mutanti spontanei e un utilizzo talvolta improprio dei farmaci (oltre alla resistenza intrinseca ad alcune classi di antibiotici) ha creato la situazione spiacevole che conosciamo: ceppi batterici resistenti alla quasi totalità degli agenti antimicrobici a disposizione al momento.
Tra i superbug più temuti ci sono sia batteri Gram-positivi come Staphylococcus aureus meticillino-resistente (methicillin-resistant Staphylococcus aureus, MRSA), che batteri Gram-negativi appartenenti alle Enterobacteriaceae, come Klebsiella, o appartenenti al genere Acinetobacter. Per alcuni ceppi è quasi impossibile trovare una cura efficace, a causa del grado di resistenza antibiotica raggiunta grazie a vari meccanismi come pompe di efflusso e mutazioni a livello del sito di azione dell’antibiotico che ne rendono inutile l’azione o, ancora, produzione di enzimi che rendono inefficaci i farmaci. Il quadro diventa sempre più simile all’urlo di Munch se si pensa che la ricerca di nuove molecole negli ultimi anni non ha dato i frutti sperati… Una strategia che è stata recentemente presa in considerazione è quella dell’utilizzo di sostanze che potenziano l’azione degli antibiotici favorendone l’ingresso e/o la permanenza nella cellula batterica, per cui il farmaco può agire con maggior efficacia. Tra i sistemi presi in considerazione finora c’è l’uso combinato di inibitori delle pompe di efflusso e antibiotici bersaglio delle pompe di efflusso stesse, in modo da testare sia l’eventuale incremento di efficacia da parte del farmaco che la presenza di questo meccanismo di resistenza in isolati clinici. Per questo negli anni sono stati presi in considerazione diversi composti con azione inibitoria nei confronti delle pompe di efflusso: con questa strategia in pratica si compete con l’antibiotico per occuparne i siti attivi.
Un’altra strategia passata al vaglio dalla comunità scientifica è quella di minare l’integrità della membrana esterna della cellula batterica. In particolare i batteri Gram-negativi presentano una struttura chiamata lipopolisaccaride (LPS), importante fattore patogeno, che si presta particolarmente bene come bersaglio.
Sono stati presi in considerazione numerosi fattori nella ricerca di potenziatori di antibiotici, dai pathway enzimatici a molecole di vario tipo. Molecole appartenenti alle categorie chimiche più disparate possono rappresentare un valido bersaglio nell’ottica di trovare potenziatori efficaci: il pathway enzimatico di assimilazione dello zolfo in alcune specie batteriche, alcuni composti di origine vegetale o di sintesi per Staphylococcus aureus sia meticillino-resistente che meticillino-sensibile. L’attenzione della comunità scientifica e di quella industriale si è quindi rivolta in questa direzione, passando al vaglio molecole di origine naturale o sintetica per testarne l’efficacia su varie specie batteriche.
Tra i composti di origine naturale passati al vaglio dagli scienziati c’è lo sciroppo d’acero, il cui utilizzo è strettamente legato alla cultura alimentare canadese, nell’ambito della quale lo sciroppo d’acero veniva usato anche per curare alcune infezioni. Per questo un team di ricercatori ha deciso di approfondire questo aspetto legato all’utilizzo in medicina popolare di questo prodotto tipico. Il tipico colore ambrato dello sciroppo d’acero è dovuto alla presenza di polifenoli, molecole antiossidanti di cui sono ricchi anche altri alimenti e di cui è possibile ottenere un estratto il cui potere antibatterico è tutto da testare. In realtà il dato interessante è stato l’effetto sinergico, cioè in questo caso la capacità di potenziare l’efficacia di un antibiotico grazie all’utilizzo combinato con alcuni antibiotici. Questi risultavano penetrare più facilmente nella cellula batterica grazie alla presenza dei polifenoli contenuti nello sciroppo d’acero, che oltretutto rendevano meno efficienti le pompe di efflusso agendo come potenziatori anche da questo punto di vista.
Quindi la risposta al problema della resistenza batterica è nello sciroppo d’acero? Sicuramente queste ricerche rappresentano un inizio promettente, e lo studio di molecole naturali con efficacia antibatterica potrebbe essere un’alternativa interessante e dinamica al languore della ricerca, che in questo momento investe in modo poco convincente su potenziali nuove molecole antibiotiche.
Priscilla Cocchi
Sitografia:
https://phys.org/news/2017-04-superbugs-maple-syrup-antibiotic-action.html
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Crediti immagini:
Butternut Mountain Farm Pure & Natural Vermont Maple Syrup | Image Credit: Lauren/Flick
Microrao, User:OgreBot/Uploads by new users/2015 August 02 18:00
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