Settimana mondiale della sensibilizzazione per l’antibiotico-resistenza
Dal 18 al 24 novembre 2020 si terrà la World Antibiotic Awareness Week, la settimana mondiale per l’antibiotico-resistenza promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (fig. 1). L’evento ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione e i professionisti sanitari all’uso corretto degli antibiotici.
Antibiotico-resistenza: cos’è e perché preoccuparsene
L’utilizzo degli antibiotici ha permesso la cura di numerose patologie a origine batterica ma il suo abuso ha permesso lo svilupparsi del fenomeno conosciuto come “antibiotico-resistenza”. Il fenomeno vede il suo incremento in diverse cause:
- l’uso inappropriato di antibiotici;
- il loro utilizzo in zootecnia e in agricoltura;
- la diffusione delle infezioni nosocomiali poco controllate;
- la diffusione di ceppi resistenti (fig. 2).
L’Antimicrobico-Resistenza (AMR) è, ad oggi, uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale con rilevanti implicazioni sia dal punto di vista clinico, sia in termini economici. A tal proposito, in Europa si verificano annualmente 4 milioni di infezioni da germi resistenti che causano oltre 37 mila decessi. In Italia le infezioni correlate all’antibiotico-resistenza colpiscono ogni anno circa 284.100 pazienti causando circa 4.500-7.000 decessi. L’Italia, dunque, si posiziona così tra i primi paesi europei per numero di casi. La spesa economica ammonta invece a circa 1,5 miliardi di euro l’anno.
Le iniziative per combattere l’antibiotico-resistenza
Vista l’entità del problema, i maggiori organismi internazionali hanno dato il via a numerosi piani e campagne per la sensibilizzazione e per il controllo effettivo dell’antibiotico-resistenza.
L’OMS, nel 2015, ha adottato il Piano d’Azione Globale (GAP) per contrastare la resistenza antimicrobica. Nello stesso anno ha lanciato il progetto GLASS (Global Antimicrobial Resistance Surveillance System) per rafforzare le evidenze disponibili sull’antimicrobico resistenza a livello globale.
L’Unione Europea, nel 2017, ha adottato un approccio onnicomprensivo “One Health” a favore della salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.
In Italia, dal 2001, l’Istituto Superiore di Sanità coordina la sorveglianza a livello nazionale dell’antibiotico-resistenza. In seguito, nel 2017, è stato approvato inoltre il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) che impone strategie per un contrasto del fenomeno a livello locale, regionale e nazionale.
Dunque, è molta l’attenzione che si rivolge alla problematica ed è quindi necessaria una continua sensibilizzazione da parte delle organizzazioni sanitarie. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, circa la metà degli italiani sa cosa sono gli antibiotici e a cosa servono, il 40% li assume senza prescrizione medica e il 43% ignora il fenomeno della resistenza agli antibiotici.
Impatto della pandemia da coronavirus sulla resistenza antibiotica
Il momento storico in cui ci troviamo a causa della diffusione di SARS-CoV-2 rappresenta ulteriore motivo di preoccupazione in tal senso.
L’Eurosurveillance, rivista medica con particolare interesse verso l’epidemiologia, la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie trasmissibili, proprio in occasione della settimana di sensibilizzazione dell’antibiotico-resistenza, ha voluto accentuare l’attenzione sul probabile impatto che la pandemia da SARS-CoV-2 avrà sul già presente fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, infatti, gli antibiotici vengono utilizzati per la terapia per la COVID_19 per contrastare le infezioni batteriche secondarie. Esempio lampante in tal senso è l’uso dell’Azitromicina, antibiotico della famiglia dei macrolidi utilizzato per il trattamento di infezioni delle alte e basse vie respiratorie, infezioni della cute e dei tessuti molli.
Gli studi condotti sull’associazione tra COVID_19 e antibiotico-resistenza sono molteplici e tra loro talvolta discordanti. Diversi studi hanno segnalato un aumento di infezioni provocate da batteri multiresistenti durante la pandemia. Ulteriori studi hanno riportato casi di infezioni fungine invasive resistenti agli antimicrobici in pazienti COVID_19. Tuttavia, altri studi non hanno mostrato un aumento delle infezioni da batteri multiresistenti, e uno studio italiano ha persino visto una riduzione delle infezioni da Clostridium difficile nei pazienti ospedalizzati a causa delle maggiori strategie adottate per limitare la diffusione dei microrganismi.
Fattori legati alla pandemia da SARS-CoV-2 che potrebbero aumentare o diminuire il fenomeno dell’antibiotico-resistenza
La rivista sopra menzionata nella sua lineare quanto interessante analisi mostra fattori che potrebbero aumentare la diffusione dell’antibiotico-resistenza post-COVID e fattori che invece potrebbero diminuire o lasciare invariata la problematica.
Tra i fattori che potrebbero potenzialmente provocare un aumento dell’antibiotico-resistenza causata dalla pandemia di SARS-CoV-2 troviamo:
- Circa il 70% dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19 ricevono antibiotici;
- Il 16% dei pazienti ospedalizzati per COVID-19 sviluppano un’infezione batterica secondaria che richiederà una terapia antibiotica;
- Possibile aumento dell’uso di azitromicina e teicoplanina;
- Difficoltà nell’accedere ai consigli degli esperti in tempi brevi;
- Strutture sovraffollate e possibile carenza di personale con ridotto rapporto tra operatori sanitari e pazienti;
- Soggiorni ospedalieri più lunghi per pazienti affetti da COVID-19;
- Probabile aumento dell’uso di antibiotici nelle case di cura e altre strutture di assistenza.
Tra i fattori che invece potrebbero potenzialmente provocare un decremento o invariabilità dell’antibiotico-resistenza troviamo:
- Solo l’1,3% dei pazienti affetti da COVID-19 in terapia intensiva, e apparentemente nessun paziente in altre unità, ha sviluppato una superinfezione associata all’assistenza sanitaria;
- Minor numero di ricoveri ospedalieri per pazienti non affetti da COVID_19;
- Isolamento dei pazienti COVID_19 con precauzioni avanzate;
- Maggiore igiene delle mani e uso di DPI (fig. 3);
- Maggiore disinfezione dell’ambiente;
- Ridotta interazione tra persone e minor incidenza di infezioni delle vie respiratorie;
- Possibile maggiore consapevolezza della differenza tra virus e batteri e tra antivirali e antibiotici.
Conclusioni
La raccolta di dati così come l’analisi del reale impatto che la pandemia avrà sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza sono processi che richiedono tempo; bisognerà quindi aspettare per poter ricevere maggiori informazioni circa la correlazione tra le due problematiche. A tal proposito appare necessario implementare i sistemi di sorveglianza per la resistenza antibiotica in Europa e nel mondo.
Risulta inoltre indispensabile possedere una corretta consapevolezza sull’uso e abuso degli antibiotici in epoca COVID così come in epoca non-COVID per combattere una piaga tanto seria quanto persistente.
Per approfondimenti vi consigliamo il testo “ANTIBIOTICO RESISTENZA Problema emergente“.
Elena Panariello
Fonti
- https://www.who.int/health-topics/antimicrobial-resistance
- https://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/2019/landing#:~:text=World%20Antibiotic%20Awareness%20Week%20%28WAAW%29%20takes%20place%20every,awareness%20of%20all%20these%20issues%20remains%20relatively%20low
- http://www.salute.gov.it/portale/antibioticoresistenza/homeAntibioticoResistenza.jsp
- https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/resistenza
- https://www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmaci-utilizzabili-per-il-trattamento-della-malattia-covid19