Una meta-analisi dell’Università di Berlino mette in luce i benefici ottenuti tramite l’integrazione con ceppi probiotici per la cura di gengiviti e parodontiti. Per iI titolo di batteri “tuttofare”, i probiotici ormai hanno la strada spianata.
Terribile ed esteticamente non invidiabile avere problemi ai nostri preziosi denti, soprattutto in un mondo dove l’aspetto esteriore ricopre un’importanza primaria. E cosa attira di più che avere una cura semplice ed efficace da seguire, magari utilizzando anche qualcosa di molto naturale e sicuro per il nostro organismo? Deborah Gruner ed i suoi colleghi dell’Università di Berlino devono aver pensato proprio a questo, quando hanno iniziato a ricercare qualche riscontro in letteratura su una possibile cura di carie, gengiviti e parodontiti attraverso l’utilizzo di ceppi probiotici.
Infatti, il gruppo di ricerca tedesco ha realizzato una meta-analisi per quanto concerne questa possibilità, attraverso un minuzioso screening di tre database diversi (Medline, Embase, Central), raccogliendo così i dati di 50 studi distinti sull’argomento, per un campione statistico totale di 3247 pazienti partecipanti a tali studi.
Tra i ceppi probiotici più utilizzati nei vari trial clinici sono stati i Lattobacilli, che storicamente sono anche i più studiati nella stragrande maggioranza delle ricerche cliniche. I risultati hanno valutato lo status di vari indici prognostici tipici della salute dentale, quali la valutazione dell’indice gengivale, indice di placca, indice di sanguinamento, incidenza della carie, la presenza di batteri tipici delle parodontiti, valutazione della profondità della tasca gengivale ed, infine, la carica batterica di Streptococcus mutans (principale agente eziologico dei disturbi dentali) e dei vari Lattobacilli studiati.
I risultati sono stati soddisfacenti. Infatti, se da una parte non è risultata alcuna miglioria per quanto riguarda la presenza dei ceppi patogeni tipici della parodontiti, l’incidenza della carie e dell’indice di placca, l’utilizzo dei probiotici ha evidenziato: evidente riduzione della carica batterica orale di Streptococcus mutans, senza un corrispettivo decremento della conta dei Lattobacilli; un significativo miglioramento dell’indice di sanguinamento e dell’indice gengivale; una sensibile riduzione delle tasche gengivali, confermando così un evidente arresto della progressione della parodontite.
Insomma, pur non evincendo un’azione diretta verso la formazione della carie, questa review conferma l’importante e fondamentale azione dei microrganismi probiotici sulla salute del cavo orale, divenendo così particolarmente indicati nella cura di gengiviti e parodontiti.
Ancora una volta (come se non fosse bastato nei nostri precedenti articoli) possiamo affermare che i probiotici hanno una grande versatilità d’utilizzo e si attestano come batteri “tuttofare” applicabili per un’enorme varietà di patologie. In conclusione, non ci resta che dire: “Care malattie, con i probiotici avete trovato pane per i vostri denti”.
Giovanni Di Maio (alias Santi Rocca)
Fonti: www.jodjournal.com, www.odontoiatria33.it.
Articolo molto interessante. Mi stavo chiedendo… Ma facendo una cura a base di probiotici, per circa 3 mesi, ed ottenendo risultati… Una volta interrotta l’assunzione dei probiotici tutto può tornare allo stadio iniziale o addirittura peggiorare? O i risultati sono permanenti? Grazie.
Articolo interessante. Mi chiedevo quale probiotico (nome della confezione ) consigliate in caso di parodontite cronica con infiammazione.
Grazie