K. pneumoniae: eziologia, infezione, diagnosi e trattamenti

Eziologia

K. pneumoniae è un batterio Gram negativo, a forma di bastoncino, provvisto di una capsula polisaccaridica e non dotato di mobilità (privo di flagello). Da un punto di vista clinico, si tratta del membro più famoso del genere Klebsiella, appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, di cui fanno parte anche il genere Salmonella ed Escherichia.

K. pneumoniae è un batterio opportunista che fisiologicamente vive nella mucosa respiratoria e nell’intestino. Sebbene sia presente nel nostro microbiota, può causa gravi danni prevalentemente in individui con un sistema immunitario compromesso. Infatti, è molto diffuso negli ambienti ospedalieri e, data la sua rapida trasmissione tramite contatto diretto con superfici contaminate, ma anche vie aeree e feci, è considerato il più comune e dannoso tra i batteri nosocomiali.

Immagine al microscopio elettronico di K.pneumoniae
Figura 1 – Immagine al microscopio elettronico di K. pneumoniae [Fonte: wikipedia]

Sintomatologia

K. pneumoniae può disseminare in varie parti del corpo, causando differenti tipi di infezioni. Le manifestazioni cliniche più diffuse sono:

  1. Polmonite batterica: infiammazione del tessuto polmonare, potenzialmente letale se non trattata adeguatamente. I principali sintomi sono:
    • Febbre
    • Brividi
    • Tosse
    • Muco giallo o sanguinolento
    • Fiato corto
    • Dolore al petto
  2. Infezione urinaria: spesso associata a cateterizzazione vescicolare. La sintomatologia prevede:
    • Frequente bisogno di urinare
    • Dolore e bruciore durante la minzione
    • Urine sanguinolente o torbide
    • Passando piccole quantità di urina
    • Dolore alla schiena o alla zona pelvica
    • Disagio nel basso addome
    • Febbre
  3.  Batteriemia: presenza di batteri nel sangue. La batteriemia può essere primaria se K. pneumoniae si introduce direttamente nel flusso sanguigno, oppure secondaria se parte da un’infezione di un qualsiasi altro sito. I sintomi sono:
    • Febbre
    • Brividi
    • Tremore

La batteriemia deve essere trattata immediatamente, altrimenti può causare sepsi.

Diagnosi

La diagnosi da K. pneumoniae può essere fatta da qualsiasi materiale, purché derivi dal sito d’infezione (ferite aperte, siti di accesso endovenoso periferico o centrale, cateteri urinari e apparecchiature respiratorie). Principalmente avviene tramite esami colturali di campione infetto. Una volta identificato il batterio causante l’infezione, viene effettuato un antibiogramma in modo da valutare quale antibiotico risulta più efficace per il trattamento.

In caso di polmonite, il medico curante può prescrivere una radiografia toracica per esaminare lo stato dei polmoni.

Cure e trattamenti

Una volta che l’infezione da K. pneumoniae è sospettata o confermata, il trattamento prevede somministrazione di antibiotici, tenendo in considerazione il sito d’infezione e valutando la sensibilità antibiotica locale. Le principali strategie (consigliati sia in monoterapia che in combinazioni) sono:

  • Cefalosporine di terza generazione: inibiscono la crescita batterica, bloccando la sintesi della parete batterica.
  • Carbapenemi: anch’essi impediscono la formazione della parete batterica. Tale cura è limitata alle infezioni gravi per evitare insorgenza di resistenze.
  • Aminoglicosidi: interferiscono nella sintesi proteica, limitando la crescita batterica.
  • Chinoloni: inibiscono l’azione di due enzimi, quali DNA girasi e topoisomerasi IV, coinvolti nei processi di avvolgimento, taglio e saldatura dei due filamenti di DNA.

Antibiotico resistenze

Purtroppo, l’utilizzo di antibiotici negli anni ha portato ad un drastico aumento della comparsa di batteri resistenti, limitando le opzioni terapeutiche disponibili.

Oltretutto, K. pneumoniae è intrinsecamente resistente all’ampicillina grazie alla produzione di beta-lattamasi di classe A, aumentando così l’utilizzo di altri farmaci, quali i carbapenemi. Ciò ha portato allo sviluppato di ceppi di K. pneumoniae resistenti a tale antibiotico, grazie alla produzione di enzimi chiamati carbapenemasi, quali KPC (Klebsiella pneumoniae carbapenemasi-produttrice), e/o NDM (Nuova Delhi Metallo-beta-lattamasi).

Fonti

Fonti immagini