Le infezioni delle vie urinarie (note anche con la sigla IVU) sono disturbi assai frequenti che possono colpire tutti i soggetti, senza distinzione particolare di età o sesso, ma che sono più frequenti nelle donne (25-35% delle donne tra i 20 e 40 anni) per questioni prettamente anatomiche. Questo tipo di infezioni sono per lo più attribuibili a batteri che colonizzano il tratto intestinale che, penetrando attraverso l’uretra, proliferano nelle vie urinarie. Nella maggior parte dei casi, il responsabile è il batterio Escherichia coli: questo, normalmente presente nella popolazione microbica intestinale, è in grado di penetrare nell’uretra attraverso la cute dei genitali o dell’ano. Negli ultimi anni, sono stati riportati numerosi casi di infezioni delle vie urinarie causate da ceppi di E. coli resistenti agli antibiotici e, pertanto, di difficile trattamento. In aggiunta a ciò, altri batteri possono causare questa tipologia di disturbi quali Klebsiella, Proteus, Pseudomonas ovvero batteri che normalmente sono autoctoni nel nostro intestino. Per prevenire e combattere le IVU, che possono sia colpire le basse vie urinarie ma anche l’apparato urinario superiore fino ad arrivare ai reni, ad oggi è certo che eseguire una corretta igiene intima, bere molta acqua (e quindi urinare spesso), urinare dopo i rapporti sessuali, cambiare spesso i pannolini a neonati sono comportamenti che riducono il rischio di incorrere in un’infezione. Tuttavia, l’intestino, definito da molti “il secondo cervello”, gioca un ruolo importante anche per queste infezioni e una corretta, mirata alimentazione può aiutare a prevenire e combattere i fastidiosi sintomi di una IVU. Un approccio alimentare strategico può essere rappresentato dall’acidificare, sempre in modo corretto e bilanciato, la dieta per un periodo mirato; molti batteri, infatti, non riescono a sopravvivere a pH troppo acidi, pertanto cercare di abbassare il pH delle urine fino a 5 può rivelarsi utile poiché ostacolerebbe l’adesione batterica alle pareti delle vie escretrici. Tra gli alimenti con questo effetto ricordiamo il pane di segale, corn flakes, pasta all’uovo, fiocchi di avena, riso, spaghetti, lenticchie secche e fagioli, alcune carni (preferibilmente magre come il pollo). Di riflesso, bisognerebbe limitare il consumo dei cibi alcalinizzanti come carote, cavolfiore, sedano, melanzane, lattuga, spinaci, pomodori e peperoni. Accanto a questo approccio dietetico, si affacciano, però, interessanti alimenti che sembrano davvero essere strategici per la prevenzione. In primis, va ricordato il mirtillo; un recente lavoro pubblicato su “European review for medical and pharmacological sciences” ha dimostrato che l’integrazione del mirtillo nella dieta di pazienti affetti da IVU ricorrenti riduce la frequenza delle infezioni recidive del 73%. Molto efficace sembra essere anche la propoli che in soluzione alcoolica alla concentrazione dal 10 al 20% inibisce lo sviluppo di vari ceppi batterici, tra cui E. coli. Anche il melograno, con il suo succo, avendo un forte potere anti-ossidante, sembra essere un buon rimedio sia per contrastare i sintomi delle IVU ma anche, e soprattutto, per rafforzare il sistema immunitario. Un ultimo, ma interessante ed efficace, protocollo nutrizionale applicabile ai pazienti affetti da IVU ricorrenti è, invece, rappresentato da una dieta ipocalorica (ma comunque sempre bilanciata in termini di nutrienti quali carboidrati, proteine e lipidi) che consentirebbe di “mettere a riposo” l’intestino e non sovraccaricare le sue attività: un’adeguata dieta mediterranea, magari supportata da integrazioni di probiotici – ovvero i fermenti lattici – aiuterebbe il normale ripristino della flora intestinale (evitando il proliferarsi di “batteri cattivi”). In conclusione, anche per questo tipo di infezioni resta sempre verde quanto detto dal saggio Ippocrate: FA CHE IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA.
Fabrizio Visino
fonti: pubmed, Humanitas Ospedale Milano