Infezioni cliniche da Clostridium difficile: una vera emergenza sanitaria

Un’emergenza in aumento

E’ allarme per il preoccupante aumento, in tutti gli ospedali italiani e nelle strutture sanitarie, delle infezioni causate da Clostridium difficile nei pazienti già ricoverati in degenza per altre patologie. Si calcola infatti che negli ultimi tre anni il numero di casi abbia avuto una brusca impennata, raggiungendo un’incidenza di circa il 25% a livello nazionale.

Sebbene non sia un’infezione in grado di mettere direttamente a rischio la vita di chi la contrae, può aggravare notevolmente patologie già presenti e può diventare pericolosa se sottostimata o trascurata, oltre a causare un considerevole aumento del periodo di degenza.

Si tratta di una problematica nota già da tempo a chi opera nelle strutture nosocomiali, ma che purtroppo all’inizio è stata negligentemente trascurata, portando cosi’ alle allarmanti statistiche odierne. (Per approfondire al riguardo rimandiamo al nostro articolo: Clostridium difficile: un “killer” spesso sottovalutato in ambiente ospedaliero.)

Per questo motivo, si stanno moltiplicando iniziative volte a sensibilizzare e soprattutto formare il personale sanitario su come affrontare efficacemente l’emergenza. Bastano infatti pochi semplici accorgimenti per evitarla.

Cosa sono le infezioni da Clostridium difficile?

Clostridum difficile è un batterio saprofita che fa naturalmente parte, in misura minoritaria, del nostro microbiota a livello intestinale (Fig.1)

Figura 1 - Clostridium difficile è un batterio gram positivo ed anaerobio, dalla forma a bastoncello. La sua virulenza è dovuta principalmente alla sua capacità di formare spore, che gli permettono di sopravvivere all'esterno del corpo umano ed in condizioni avverse anche per lungo tempo, oltre alla produzione di un'enterotossina responsabile dei sintomi tipici dell'infezione
Figura 1 – Clostridium difficile è un batterio gram positivo ed anaerobio, dalla forma a bastoncello. La sua virulenza è dovuta principalmente alla sua capacità di formare spore, che gli permettono di sopravvivere all’esterno del corpo umano ed in condizioni avverse anche per lungo tempo, oltre alla produzione di un’enterotossina responsabile dei sintomi tipici dell’infezione

E’ inoltre presente, benchè a livelli minimi e del tutto trascurabili, nelle corsie di tutti i nosocomi e negli ambienti di comunità. La sua capacità di formare spore rende infatti spesso complessa una disinfezione realmente efficace.

La terapia antibiotica cui sono sottoposti i pazienti ospedalieri tende ad alterare il microbiota fisiologico, distruggendo i batteri che normalmente competono con C. difficile e ne mantengono la crescita entro limiti accettabili. La diminuzione delle pressione di competizione causa l’aumento della carica batterica di C. difficile, che cresce così nell’intestino senza più controllo.

Il batterio riversa poi nell’ambiente enterico la propria tossina, che provoca violente scariche di diarrea, crampi e disordini intestinali, oltre ad altri sintomi che possono evolversi sino alla colite psudomembranosa, oppure in altre importanti patologie a carico dell’intestino crasso.

Nei casi più gravi, si può persino arrivare alla perforazione dell’ileo ed allo shock settico, con rischio importante per la sopravvivenza del paziente.

I soggetti più a rischio di contrarre l’infezione sono i degenti già immunocompromessi o con un sistema immunitario deficitario, quali gli anziani, i bambini ed i pazienti oncologici.

Un unico problema, diverse cause

Da quanto detto sinora, si potrebbe dedurre che sia unicamente l’uso indiscriminato o comunque poco oculato di antibiotici, il principale responsabile del preoccupante aumento d’ infezioni ospedaliere da C. difficile, ma ciò è solo parzialmente corretto.

L’aumentata pressione selettiva cui sono sottoposti i batteri negli ambienti nosocomiali, accompagnata sempre più dallo sviluppo di forme antibiotico resistenti, gioca indubbiamente il suo ruolo. Tuttavia, numerose indagini tra il personale sanitario mostrano una scarsa conoscenza delle misure minime di sicurezza da adottare da parte dello stesso, che spesso contribuisce involontariamente a diffondere l’infezione.

Lavarsi le mani dopo aver toccato un paziente infetto, cambiare le lenzuola frequentemente, evitare il contatto con le feci (principale veicolo d’infezione) e sanificare tutti le suppellettili e gli strumenti venuti a contatto col degente, sono alcuni degli accorgimenti che il personale sanitario dovrebbe mettere in atto. Si tratta di misure semplici e che dovrebbero costituire semplice routine.

Purtroppo, per ignoranza o per la scarsità degli operatori disponibili, tali misure non sempre vengono effettuate come dovrebbero.

Per questo motivo, molti enti prestigiosi ed ospedali stanno investendo in una massiccia campagna di formazione (attraverso seminari, corsi specialistici ed altre iniziative) per istruire adeguatamente chi lavora negli Ospedali e negli enti sanitari, in modo che sappia come rapportarsi correttamente con un paziente affetto da C. difficile.

Il 18esimo Congresso Fadoi e l’intervista al Professor Pierluigi Viale: video

A fine Maggio 2013, si è svolto a Roma un’importante congresso della Fadoi (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti) che ha avuto, tra i suoi focus, proprio l’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi allarmante delle infezioni da C. difficile.

Proponiamo il video dell’intervista, realizzato dall’autorevole testata online Pharmastar, al Professor Pierluigi Viale, Direttore delle Clinica di Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna.

Nonostante essa sia stata realizzata sei anni fa, è tutt’ora di grande attualità: le infezioni da Clostridum difficile nelle strutture sanitarie sono ancora un problema non risolto e su cui non si sensibilizzerà mai abbastanza chi lavora ogni giorno a stretto contatto con i degenti.

Le statistiche mostrate proprio quest’anno in un altro importante congresso medico internazionale (ECCMID, European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Disease) mettono in luce infatti come ci sia ancora troppa disinformazione sull’argomento e le infezioni cliniche da C. difficile siano tutt’ora un’emergenza.

Per questo motivo, in quanto seriamente impegnati nella divulgazione scientifica, ci sentiamo chiamati in causa e vogliamo dare il nostro piccolo contributo: perchè è solo con la conoscenza che risolveremo realmente questo problema.

Sitografia di riferimento

Nell’ambito dello stesso Congresso della Fadoi, Pharmastar ha realizzato anche un’ interessante intervista sull’argomento al Dottor Nicola Petrosillo, Primario di Malattie Infettive all’Istituto Spallanzani di Roma. Se ne raccomanda la visione a chiunque sia interessato ad approfondire, in particolare, circa le terapie delle infezioni ospedaliere da Clostridium difficile.

Chi desidera invece approfondire sull’eziologia, sulla fisiopatologia e sui sintomi delle infezioni da C. difficile in generale, può trovare informazioni a questo link:

Crediti per le immagini

Immagine in evidenza: http://www.saluteinternazionale.info/2014/05/infezioni-ospedaliere-un-germe-difficile/

Figura 1: https://www.news-medical.net/health/What-is-Clostridium-difficile-(Italian).aspx

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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