L’arrivo dell’estate, del caldo afoso e delle vacanze è il segnale di partenza adun vero e proprio esodo verso lidi e spiagge sabbiose. Le coste italiane che si affacciano sui mari Ligure Tirreno Adriatico si riempiono letteralmente di ombrelloni in un tripudio di colori, famiglie e bambini.
Le famiglie si rilassano mentre i pargoli sfogano tutte le loro energie tra le onde e la sabbia, ma proprio qui si nasconde un nemico subdolo, temuto da molte mamme e da cui molti bambini sono messi in guardia: l’impetigine.
Questo spettro, compagno della mia infanzia e principale responsabile dei miei mancati pomeriggi a giocare nei recinti di sabbia, è un’infezione acuta provocata da germi piogeni (cioè germi che causano la formazione di pus) che colpisce la pelle, generalmente del viso e degli arti.
L’impetigine è una malattia molto comune in età pediatrica, vale a dire in bambini dai 2 ai 5 anni, e si manifesta soprattutto in frangenti di scarsa igiene e su ferite graffi o dermatiti preesistenti.
Il responsabile microbico di questa malattia è, normalmente, Staphylococcus aureus, nonostante ci siano casi in cui entrano in gioco altri batteri come Streptococcus pyogenes (anche chiamato Streptococco beta-emolitico di gruppo A, più raramente).
Lo Staphylococcus aureus è un batterio gram-positivo di forma sferica, asporigeno, che si dispone in colonie dando origine ad ammassi batterici a forma di catenella, talvolta simili ad un grappolo d’uva. Questo batterio colonizza soprattutto le mucose nasofaringee e può essere isolato anche a livello della pelle e delle sue ghiandole, e più raramente nella vagina, nell’intestino e nel perineo.
Per quanto riguarda invece Streptococcus pyogenes beta-emolitico di gruppo A, egli riveste sicuramente un ruolo di prestigio in termini di patogenicità e virulenza. In condizioni normali questo batterio si comporta come un commensale delle vie aeree superiori, in particolare lungo il tessuto adenoideo, tonsillare e naso-faringeo, mentre assume una certa patogenicità quando i normali meccanismi di difesa dell’ospite vengono compromessi, creando un danno di gran lunga maggiore: può scatenare reazioni acute come febbre reumatica acuta e scarlattina.
A prescindere dal colpevole i sintomi sono gli stessi: la malattia parte dall’area intorno al naso, alla bocca ed eventualmente, seppur più raramente, da altre sedi che possono essere coinvolte se interessate da una lesione come una puntura d’insetto o un graffio. L’infezione parte come piccole papule rosse che si trasformano in vescicole contenenti un liquido sieroso, che poi diventa torbido, fino a che le vescicole rompendosi lasciano il posto a piccole ferite che vengono ricoperte da croste giallo-marroni, molli, da cui può uscire pus. In questo stadio la malattia è altamente infettiva e tramite grattamento e contatto le lesioni possono estendersi ad altre zone del corpo o ad altri individui.
I rischi, se l’infezione non viene curata per tempo ed in modo corretto, sono abbastanza seri e variano da segni come cicatrici al posto delle ferite fino ad infezioni più pericolose a carico degli organi interni (soprattutto il rene).
La cura è l’antibiotico, e nello specifico una crema antibiotica per il trattamento topico, da applicare abbondantemente dopo aver rimosso le croste con impacchi di soluzione fisiologica disinfettante, i due antibiotici d’elezione sono la mupirocina e la retapamulina.
Nel caso in cui l’infezione si diffonda è necessario il ricorso ad una terapia sistemica (che interessa non più la singola zona, come il trattamento topico, ma l’intero organismo della persona affetta) attraverso antibiotici per bocca o iniezioni.
Una variante meno frequente è l’impetigine bollosa, caratterizzata dalla comparsa di vescicole e bolle a contenuto sieroso e purulento. Questa seconda tipologia interessa prevalentemente la prima infanzia e rappresenta solamente il 20% dei casi totali d’impetigine. L’impetigine bollosa può anche dare sintomi di malessere generale e febbre.
Come dice il detto però, è meglio prevenire che curare: ci sono infatti poche e semplici misure che potrebbero facilmente evitare il contagio e l’infezione. Innanzitutto, essendo una malattia che si diffonde per contatto è fondamentale 0) evitare, o minimizzare ove possibile, le situazioni di rischio, cioè tutte quelle situazioni caratterizzate da una scarsa igiene, come appunto i giochi estivi nella sabbia (il nesso con l’impetigine è così forte che questa viene anche chiamata malattia della sabbia). In caso di avvenuta infezione invece sarà necessario adottare ulteriori misure come 1) istruire il bambino a non grattarsi nonostante l’eventuale prurito; 2) mantenere un’alta igiene personale e del bambino: tenere unghie corte, cambiare spesso vestiti e biancheria e qualsiasi oggetto venuto in contatto con le ferite, e lavare spesso le mani con sapone.
Fonti: Impetigine, foto, sintomi, trasmissione, cura e prevenzione a cura del dottore Guido Cimurro
Wikipedia, Impetigine e Piodermiti
Laura Tasca