L’intestino e la pelle, organi densi di vasi sanguigni, svolgono una importante funzione immunitaria e sono strettamente collegati tra di loro. Diversi studi collegano la salute gastrointestinale e quella cutanea. Difatti, i disturbi gastrointestinali sono spesso accompagnati da manifestazioni cutanee ed il principale indagato sembra essere il microbiota intestinale.
Il microbiota intestinale: il nostro “alter genoma”
L’uomo è considerato un super-organismo il cui assetto genetico comprende sia il proprio genoma sia il genoma di tutti i microrganismi in esso residenti.
Nel corso dei millenni la simbiosi tra il “macro” e “micro” cosmo si è rafforzata diventando indispensabile l’uno per l’altro. Lo stato di equilibrio del microbiota intestinale è chiamato eubiosi, ma diversi fattori – alimentazione scorretta o cure farmacologiche prolungate – possono portarlo ad uno stato di squilibrio, chiamato disbiosi.
La condizione di disbiosi genera diversi disturbi come cattiva digestione, intolleranze alimentari o sviluppo di infezioni fungine, i quali possono evolvere in altri tipi di patologie che coinvolgono altri distretti o apparati lontani dal colon.
Acne vulgaris
E’ raro che un soggetto con disturbi intestinali abbia una pelle bella e luminosa, a sua volta è frequente che pazienti dermatologici soffrano di disturbi intestinali. E’ inevitabile quindi associare i due disturbi. L’acne vulgaris è un disturbo cronico della pelle che colpisce la maggior parte degli individui. Questa patologia è caratterizzata dalla formazione di comedoni, papule, pustole, noduli e\o cisti in seguito all’ostruzione e all’infiammazione dell’ unità pilo-sebacea (formata da stelo del pelo, follicolo pilifero, ghiandola sebacea e muscolo erettore del pelo).
![Figura 2 : soggetto con Acne vulgaris [Fonte dermatologyadvisor]](https://www.microbiologiaitalia.it/wp-content/uploads/2021/05/acne-vulgaris-G-694068898.jpg)
Eziologia
L’acne è una malattia scatenata dall’interazione di diversi agenti che agiscono attraverso diversi meccanismi.
I principali sono 4:
- Disturbo della produzione di cheratina dell’epitelio follicolare;
- Aumento della produzione di sebo dovuta ad un’aumentata attività delle ghiandole sebacee;
- Colonizzazione e attività del Cutibacterium acnes, batterio gram-positivo il quale risiede sulla microflora cutanea;
- Infiammazione e conseguenti reazioni immunologiche che riguardano i follicoli
Relazione microbiota intestinale-pelle
La condizione di disbiosi può avere un impatto negativo sulla funzione della pelle. Ad esempio, elevati livelli di fenolo libero e p-cresolo, prodotti di amminoacidi di origine animale, sono considerati biomarcatori di un ambiente intestinale disturbato. Questi prodotti possono accedere alla circolazione, accumularsi nella pelle, compromettendo la differenziazione epidermica e l’integrità della barriera cutanea. In effetti, livelli di p-cresolo elevati nel siero, sono associati ad una ridotta idratazione della pelle e una ridotta produzione di cheratina.
La disbiosi intestinale può causare, inoltre, una maggiore permeabilità epiteliale, la quale interrompe l’equilibrio tra cellule T effettrici e cellule T regolatorie. Le citochine prodotte in seguito a questo squilibrio, aumentano ulteriormente la permeabilità epiteliale creando un circolo vizioso di infiammazione sistemica cronica.
La nuova terapia dell’acne: i probiotici
Considerata la correlazione tra disbiosi e stato della pelle, l’integrazione di probiotici rappresenta un promettente trattamento dell’acne. I probiotici sono microrganismi viventi che, ingeriti in quantità adeguate, sono in grado di apportare un beneficio all’organismo.
Questi possono essere utilizzati sia a scopo preventivo, sia terapeutico per riportare il corpo in uno stato di equilibrio. Tra i microrganismi più frequentemente impiegati ricordiamo il Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium bifidum, L. bulgaricus e lieviti.
Studi effettuati sull’uso di probiotici in soggetti con acne
L. acidophilus è uno tra i più importanti probiotici, stimola la digestione e l’assimilazione del cibo. L. acidophilus e L. bulgaicus sono stati valutati in uno studio sulla supplementazione di probiotici. Lo studio è stato effettuato su 300 pazienti con acne, determinando un miglioramento di quest’ultima nell’80% dei soggetti, in particolare nei soggetti con lesioni infiammatorie. E’ stato valutato che il meccanismo d’azione di tali probiotici è quello di sopprimere C. acne attraverso la secrezione di proteine antibatteriche.
Anche il L. rhamnosus è stato valutato in uno studio pilota, dove il consumo di quest’ultimo per 12 settimane ha determinato una ridotta espressione del fattore di crescita IGF-1 e dei marcatori dello stress ossidativo. Di conseguenza, si è ipotizzato che i probiotici possano abbassare la glicemia e diminuire la proliferazione dei cheratinociti e delle ghiandole sebo.
Conclusione
Grazie alle ultime ricerche scientifiche e studi clinici è stata dimostrata l’importanza del microbiota intestinale nell’omeostasi cutanea e nella patogenesi dell’acne. Infatti, il microbiota svolge un ruolo importante in dermatologia e funge da potenziale bersaglio per il trattamento per la cura della patologia in questione.
In particolare sotto forma di probiotici, i quali possono contribuire positivamente riducendo l’infiammazione, creando cosí un equilibrio ottimale di attivazione immunitaria e prevenendo la colonizzazione da parte di batteri patogeni. Difatti negli ultimi decenni, sugli scaffali delle farmacie e tra scrivanie mediche iniziano a farsi largo nuove terapie a base di probiotici per la cura dell’acne, migliorando così la “compliance” del paziente e il pensiero “skin positive“.
Fonti
- https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-dermatologici/acne-e-disturbi-correlati/acne-vulgaris
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10848729/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7738222/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18837699/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11525176/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16702271/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20057148/